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Indennità di equiparazione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul diritto all’indennità di equiparazione per un dipendente universitario che prestava servizio presso un’azienda ospedaliera. La Corte ha stabilito che l’indennità è dovuta per equiparare il trattamento economico a quello del personale sanitario con pari funzioni, ma ha escluso dal calcolo gli emolumenti specifici legati a incarichi dirigenziali (come l’indennità di posizione o di esclusività), a meno che non sia provato un formale conferimento di tali incarichi. Il ricorso è stato parzialmente accolto, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per una nuova valutazione basata sui principi enunciati.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Equiparazione: La Cassazione Traccia i Confini per il Personale Universitario

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 5142/2024, ha fornito chiarimenti cruciali riguardo all’indennità di equiparazione per il personale universitario che svolge attività assistenziale presso le aziende ospedaliere. La decisione affronta la complessa questione di quali voci retributive del personale sanitario debbano essere incluse nel calcolo, distinguendo tra il trattamento economico base e gli emolumenti legati a specifici incarichi dirigenziali.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un dipendente di un’Università, inquadrato come collaboratore biologo, che prestava servizio presso la relativa Azienda Ospedaliera universitaria. Il lavoratore sosteneva di avere diritto, fin dal 1998, a un’indennità di equiparazione calcolata sulla base della retribuzione di un Dirigente di I livello del Ruolo sanitario, come previsto da un decreto del 1998. Successivamente, un atto aziendale aveva rettificato la sua posizione, equiparandolo a una figura professionale inferiore.

Il lavoratore si era quindi rivolto al Tribunale per ottenere il riconoscimento del suo diritto. La causa ha attraversato i vari gradi di giudizio: il Tribunale aveva accolto parzialmente la domanda, mentre la Corte d’Appello aveva rigettato integralmente le richieste del lavoratore, accogliendo l’appello incidentale dell’Azienda Ospedaliera. Da qui, il ricorso in Cassazione.

L’Indennità di Equiparazione secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. La Suprema Corte ha ribadito alcuni principi fondamentali in materia.

Il diritto all’indennità di equiparazione trova la sua fonte nell’art. 31 del D.P.R. n. 761/1979, che mira a garantire parità di trattamento economico complessivo tra il personale universitario che opera in ambito sanitario e il personale delle unità sanitarie locali con pari funzioni, mansioni e anzianità. La fonte normativa per l’individuazione delle corrispondenze è la tabella allegata al Decreto Interministeriale del 9 novembre 1982.

La Distinzione Cruciale: Retribuzione Base vs. Emolumenti Dirigenziali

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra le componenti della retribuzione. La Cassazione chiarisce che l’equiparazione non è automatica per tutte le voci retributive del personale sanitario. Mentre la retribuzione base legata alla qualifica deve essere equiparata, gli emolumenti che sono strettamente connessi al conferimento effettivo di un incarico dirigenziale non possono essere inclusi automaticamente.

In altre parole, l’indennità di equiparazione copre il trattamento economico fondamentale, ma non si estende a indennità specifiche come:

* Indennità di posizione (fissa e variabile)
* Retribuzione di risultato
* Indennità di esclusività

Questi emolumenti sono corrisposti solo se al dipendente è stato formalmente conferito un incarico dirigenziale e ne ha effettivamente svolto le funzioni. La semplice equiparazione formale a una qualifica dirigenziale non è sufficiente per ottenerli.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione ricostruendo il quadro normativo e giurisprudenziale. Ha sottolineato che il meccanismo di equiparazione ha carattere dinamico: deve tener conto dell’evoluzione dei contratti collettivi sia nel comparto Università che in quello Sanità. Tuttavia, il principio perequativo trova un limite logico e giuridico negli emolumenti che non derivano direttamente dall’inquadramento contrattuale, ma da un incarico specifico.

Nel caso di specie, il giudice di merito non aveva accertato che al ricorrente fosse stato formalmente conferito un incarico dirigenziale. Senza questa prova, la sua richiesta di includere nell’indennità le voci retributive legate alla dirigenza non poteva essere accolta. La Cassazione ha quindi stabilito che il diritto del lavoratore sussiste per la parte di retribuzione legata all’inquadramento, ma non per quella accessoria e specifica degli incarichi dirigenziali, in assenza di prova del loro conferimento.

Conclusioni

L’ordinanza n. 5142/2024 della Corte di Cassazione rappresenta un punto fermo per le controversie relative all’indennità di equiparazione. La decisione chiarisce che il personale universitario ha diritto a un trattamento economico parificato a quello del personale sanitario, ma tale parificazione non include automaticamente tutte le componenti della retribuzione dirigenziale. Per ottenere emolumenti come l’indennità di posizione o di risultato, è necessario dimostrare non solo la parità di funzioni, ma anche l’effettivo e formale conferimento di un incarico di natura dirigenziale. La sentenza impugnata è stata quindi cassata, e la Corte d’Appello dovrà ora riesaminare il caso applicando questi principi di diritto.

A cosa ha diritto il personale universitario che lavora in un’azienda ospedaliera ai fini della parità di trattamento economico?
Ha diritto alla cosiddetta ‘indennità De Maria’ o indennità di equiparazione, che serve a rendere il suo trattamento economico complessivo uguale a quello del personale del servizio sanitario nazionale con pari funzioni, mansioni e anzianità.

L’indennità di equiparazione include automaticamente tutte le voci retributive di un dirigente sanitario, come l’indennità di posizione o di esclusività?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che queste componenti retributive, essendo legate all’effettivo conferimento di un incarico dirigenziale, non sono incluse automaticamente. Vengono riconosciute solo se il dipendente prova di aver ricevuto un formale incarico dirigenziale e di averne svolto le funzioni.

Qual è il criterio per stabilire la corrispondenza tra le qualifiche universitarie e quelle sanitarie?
Il criterio è stabilito dalle tabelle allegate al decreto interministeriale del 9 novembre 1982. Questa corrispondenza è automatica ai soli fini economici e prescinde dal concreto esercizio delle mansioni o dal possesso del titolo di studio richiesto per la posizione sanitaria corrispondente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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