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Indennità di condotta: quando spetta al macchinista?

Un macchinista ha richiesto che l’indennità di condotta fosse estesa anche alle attività accessorie e complementari svolte prima e dopo la guida effettiva del treno. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che, in base ai contratti collettivi, l’indennità spetta esclusivamente per il tempo trascorso nella guida del treno. Le attività accessorie sono considerate una diversa tipologia di lavoro, con una diversa quantificazione dell’indennità, a meno che non vengano assorbite in un periodo di ‘condotta continuativa’ senza interruzioni significative.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Condotta: La Guida del Treno e le Attività Accessorie

L’indennità di condotta rappresenta un elemento cruciale nella retribuzione del personale di macchina nel settore ferroviario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarificazione su quali attività lavorative diano diritto a questa specifica voce retributiva, tracciando una netta linea di demarcazione tra la guida effettiva del treno e le mansioni preparatorie o complementari. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria nasce dalla domanda di un macchinista che chiedeva al suo datore di lavoro, una nota società di trasporti ferroviari, il riconoscimento dell’indennità di condotta anche per i periodi dedicati ad attività “accessorie e complementari”. Queste attività includono, ad esempio, la preparazione del mezzo di trazione prima della partenza e le operazioni successive all’arrivo.

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello avevano respinto la richiesta del lavoratore. I giudici di merito avevano stabilito che, sulla base della normativa contrattuale vigente (CCNL Attività Ferroviarie), le attività accessorie non potevano essere equiparate alla “condotta” vera e propria. Insoddisfatto della decisione, il macchinista ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo una violazione delle norme dei contratti collettivi.

L’interpretazione della Corte sull’indennità di condotta

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la correttezza delle sentenze precedenti. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione letterale e sistematica degli articoli dei contratti collettivi nazionali e aziendali che disciplinano l’orario di lavoro del personale di macchina.

I giudici hanno evidenziato come le parti sociali abbiano volutamente distinto e regolamentato in modo specifico le diverse attività svolte dai macchinisti. In particolare, il CCNL definisce la “condotta” come esclusivamente il tempo trascorso dal macchinista nell’attività di guida del treno, durante il quale è responsabile della sua conduzione.

Al contrario, le attività come la messa in servizio e fuori servizio del mezzo, o le operazioni di spostamento del convoglio per esigenze aziendali, sono classificate come “accessorie” e “complementari”. Queste attività, pur essendo parte integrante del lavoro, non rientrano nella nozione di “condotta” e, di conseguenza, sono soggette a una diversa quantificazione dell’indennità.

Quando le attività accessorie vengono assorbite nella condotta?

La Suprema Corte ha chiarito che esiste un’eccezione a questa regola generale. La “condotta continuativa” non viene interrotta, e quindi assorbe anche le eventuali operazioni accessorie, solo in presenza di pause molto brevi. Nello specifico, la normativa contrattuale prevede che la condotta si consideri ininterrotta se le pause sono inferiori a 15 minuti netti o se le fermate di servizio durano meno di 30 minuti (senza sostituzione del mezzo di trazione).

In tutti gli altri casi, ovvero quando le interruzioni superano queste soglie, la condotta si considera interrotta. Le attività accessorie e complementari svolte al di fuori di questi periodi rientrano nel generico concetto di “lavoro” e non danno diritto alla più elevata indennità di condotta.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda sul principio dell’interpretazione contrattuale secondo la comune intenzione delle parti, come espressa nel testo degli accordi (art. 1362 c.c.). La normativa contrattuale del settore ferroviario, rinnovata nel 2012 e nel 2016, ha definito in modo analitico le varie tipologie di attività, distinguendo nettamente la “condotta” dalle altre mansioni. La pretesa del ricorrente di considerare tutte le attività come parte di un’unica “condotta” è stata ritenuta in contrasto con il chiaro tenore delle norme pattizie. I giudici hanno sottolineato che la scelta delle parti contrattuali è stata quella di riconoscere una misura più elevata dell’indennità solo per la specifica e delicata attività di guida del treno, differenziandola dalle altre fasi del lavoro.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza della Corte di Cassazione conferma un principio fondamentale: l’indennità di condotta è strettamente legata all’effettivo svolgimento dell’attività di guida. Le attività accessorie e complementari, sebbene necessarie, sono considerate distinte e compensate diversamente, salvo i casi di interruzioni minime in cui vengono assorbite dalla condotta continuativa. Questa decisione fornisce un punto di riferimento chiaro per la corretta applicazione dei contratti collettivi nel settore ferroviario, definendo con precisione il perimetro di una delle più importanti voci retributive per i macchinisti.

Le attività accessorie svolte dal macchinista rientrano nel calcolo dell’indennità di condotta?
No, di regola le attività accessorie e complementari (come la preparazione del treno) non rientrano nel calcolo dell’indennità di condotta. Fanno eccezione i casi in cui tali attività sono svolte durante pause molto brevi (inferiori a 15 minuti netti) o fermate di servizio (inferiori a 30 minuti) che non interrompono la cosiddetta “condotta continuativa”.

Cosa distingue la “condotta” dalle altre attività lavorative del macchinista secondo i contratti collettivi?
La “condotta” è definita come l’attività esclusiva in cui il personale di macchina è responsabile della guida del treno. Altre attività, come la messa in servizio del mezzo di trazione o gli spostamenti del convoglio per esigenze operative, sono classificate separatamente come “accessorie” o “complementari” e non sono equiparate alla condotta ai fini dell’indennità.

Perché la Corte ha rigettato il ricorso del lavoratore?
La Corte ha rigettato il ricorso perché l’interpretazione letterale dei contratti collettivi di settore mostra una chiara volontà delle parti di distinguere e regolamentare in modo diverso l’attività di “condotta” dalle altre mansioni. La pretesa di unificare tutto sotto il concetto di condotta è stata ritenuta contraria al testo e all’intenzione degli accordi sindacali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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