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Indennità di buonuscita: il riscatto è necessario

Una lavoratrice ha richiesto l’inclusione di un periodo di lavoro non di ruolo nel calcolo della sua indennità di buonuscita. La Corte d’Appello ha respinto la domanda, stabilendo che, poiché quel periodo non era legalmente soggetto a contribuzione obbligatoria, la lavoratrice avrebbe dovuto presentare una specifica domanda di riscatto. Il principio dell’automatismo delle prestazioni, in questo caso, non è applicabile.

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Pubblicato il 20 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Buonuscita: Quando il Servizio Pre-Ruolo Richiede il Riscatto

Il calcolo dell’indennità di buonuscita per i dipendenti pubblici può nascondere insidie, specialmente quando la carriera lavorativa include periodi con inquadramenti contrattuali diversi. Una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze ha chiarito un punto fondamentale: i periodi di servizio non di ruolo, svolti con contratti speciali che non prevedevano l’iscrizione a gestioni previdenziali specifiche, non possono essere automaticamente inclusi nel calcolo della buonuscita. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Corte.

La Vicenda: Un Periodo di Lavoro ‘Dimenticato’

Una dipendente di un’amministrazione pubblica, al termine della sua lunga carriera, ha ricevuto l’indennità di buonuscita. Tuttavia, si è accorta che dal calcolo era stato escluso un periodo di oltre due anni (dal febbraio 1983 al maggio 1985) in cui aveva lavorato per lo stesso ente, ma con un contratto speciale non di ruolo basato sulla legge per l’occupazione giovanile (L. 285/1977).

Per quel periodo, la lavoratrice non era stata iscritta alla cassa previdenziale dei dipendenti statali (ENPAS), e di conseguenza non erano stati versati i relativi contributi utili ai fini della buonuscita. Forte di una comunicazione ricevuta in passato dall’ente, la quale indicava quel servizio come ‘utile di per sé’ senza necessità di riscatto, la lavoratrice ha citato in giudizio l’amministrazione per ottenere le differenze sull’importo percepito.

In primo grado, il Tribunale le aveva dato ragione, applicando il cosiddetto ‘principio di automatismo delle prestazioni’, secondo cui il lavoratore ha diritto alle prestazioni anche se il datore di lavoro non ha versato i contributi. L’amministrazione ha però impugnato la decisione.

La Decisione della Corte d’Appello sull’indennità di buonuscita

La Corte di Appello di Firenze ha ribaltato completamente la sentenza di primo grado, accogliendo il ricorso dell’ente pubblico e respingendo la domanda della lavoratrice. La Corte ha stabilito che il periodo di lavoro in questione non poteva essere conteggiato, poiché mancava un presupposto fondamentale: la richiesta di riscatto da parte della dipendente.

L’Inapplicabilità del Principio di Automatismo

Il punto centrale della decisione riguarda la corretta interpretazione del principio di automatismo (art. 2116 c.c.). I giudici hanno chiarito che tale principio si applica solo quando il datore di lavoro omette di versare contributi che erano legalmente obbligatori. Nel caso specifico, il contratto basato sulla legge 285/1977 aveva una qualificazione giuridica diversa e non prevedeva, per legge, l’obbligo di iscrizione alla cassa ENPAS e il versamento dei relativi contributi per la buonuscita.

Non si trattava, quindi, di un inadempimento del datore di lavoro, ma di una diversa e specifica disciplina normativa del rapporto di lavoro.

La Necessità del Riscatto per l’indennità di buonuscita

Di conseguenza, per rendere quel periodo ‘utile’ ai fini del calcolo dell’indennità di buonuscita, la legge prevedeva un’unica strada: la domanda di riscatto oneroso. La lavoratrice avrebbe dovuto attivarsi per ‘comprare’ i contributi relativi a quegli anni, versando la somma corrispondente. Poiché è pacifico che la lavoratrice non ha mai presentato tale domanda per il periodo controverso (pur avendolo fatto per altri periodi), quel servizio non può essere legalmente riconosciuto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione distinguendo nettamente tra la mancanza di contributi per inadempimento datoriale e la loro assenza a causa di una specifica previsione di legge. Nel primo caso, il lavoratore è tutelato dal principio di automatismo; nel secondo, la tutela è subordinata a un atto volontario del lavoratore stesso, ovvero il riscatto. Richiamando anche la giurisprudenza della Corte di Cassazione (sentenza n. 9956/2018), i giudici hanno ribadito che il servizio pre-ruolo prestato ai sensi della L. 285/1977 può essere computato ai fini della buonuscita solo previo riscatto a carico del dipendente. L’esistenza di un obbligo datoriale di versamento è il presupposto imprescindibile perché possa operare il principio di automatismo, e in questo caso tale obbligo mancava.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: non tutti i periodi di lavoro pre-ruolo sono uguali ai fini previdenziali. I lavoratori che hanno avuto esperienze con contratti speciali devono verificare attentamente se tali periodi sono coperti da contribuzione obbligatoria utile per la pensione o la buonuscita. In caso contrario, è fondamentale informarsi sulla possibilità di presentare una domanda di riscatto per non perdere anni preziosi. Non è possibile fare affidamento sul principio di automatismo per ‘sanare’ periodi per i quali la legge, ab origine, non prevedeva alcun obbligo contributivo a carico del datore di lavoro.

Un periodo di lavoro non di ruolo viene sempre conteggiato ai fini dell’indennità di buonuscita?
No. Secondo la sentenza, se per un determinato periodo di servizio non di ruolo la legge non prevedeva l’iscrizione a una gestione previdenziale specifica (come l’ENPAS), tale periodo non viene automaticamente conteggiato.

Il principio di automatismo delle prestazioni si applica se per un periodo di lavoro non erano previsti i contributi?
No. La Corte ha chiarito che il principio di automatismo (art. 2116 c.c.) si applica solo in caso di omissione del versamento di contributi legalmente obbligatori. Non può essere invocato per ‘creare’ una copertura contributiva in periodi in cui la legge non la prevedeva.

Cosa deve fare un lavoratore per rendere utile ai fini della buonuscita un periodo di servizio non coperto da contribuzione obbligatoria?
Il lavoratore deve presentare un’apposita domanda di riscatto. Si tratta di una procedura che consente di versare volontariamente i contributi per quel periodo, rendendolo così valido per il calcolo delle prestazioni previdenziali, inclusa l’indennità di buonuscita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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