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Indennità di amministrazione: sì alla parità post-mobilità

Due dipendenti, trasferite da un’università a un ministero, hanno rivendicato il diritto a una maggiore indennità di amministrazione, pari a quella dei colleghi provenienti da un altro ente accorpato. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che in caso di mobilità tra enti pubblici, si applica il trattamento economico dell’amministrazione di destinazione. Se questo è più favorevole, spetta di diritto al lavoratore trasferito, in base al principio di parità di trattamento, a prescindere dall’ente di provenienza.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità di Amministrazione Post-Mobilità: la Cassazione fa Chiarezza

Il passaggio di un dipendente pubblico da un’amministrazione all’altra solleva spesso questioni complesse riguardo al trattamento economico da applicare, in particolare per voci retributive come l’indennità di amministrazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, rafforzando il principio di parità di trattamento e il diritto del lavoratore a percepire il compenso più favorevole previsto dall’ente di destinazione.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda due lavoratrici, in origine dipendenti di un’importante università statale, trasferite per mobilità presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Una volta in servizio presso il Ministero, le dipendenti si sono viste corrispondere un’indennità di amministrazione inferiore a quella percepita da altri colleghi. Questi ultimi, pur svolgendo mansioni analoghe, provenivano dall’ex Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica (MURST), confluito nel nuovo MIUR insieme all’ex Ministero della Pubblica Istruzione (MPI). Le lavoratrici hanno quindi agito in giudizio per ottenere il riconoscimento del trattamento economico più favorevole.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’indennità di amministrazione

La Corte di Cassazione, riformando la decisione della Corte d’Appello, ha dato piena ragione alle lavoratrici. I giudici hanno stabilito che, in caso di trasferimento ai sensi dell’art. 30 del D.Lgs. 165/2001, il dipendente ha diritto all’applicazione integrale del trattamento giuridico ed economico previsto dai contratti collettivi dell’amministrazione di destinazione. Questo principio vale anche quando tale trattamento risulta più vantaggioso di quello di provenienza.

Il Principio di Parità di Trattamento

Il fulcro della decisione risiede nel principio di parità di trattamento sancito dall’art. 45 del D.Lgs. 165/2001. La Corte ha chiarito che non è giustificabile una diversità di trattamento tra dipendenti dello stesso ente, che svolgono mansioni simili, basata unicamente sulla loro amministrazione di provenienza. Le lavoratrici, essendo state assegnate a una Direzione Generale con funzioni storicamente riconducibili a quelle del disciolto MURST, avevano diritto a percepire la stessa, e più elevata, indennità di amministrazione dei colleghi ex MURST.

L’Errore della Corte d’Appello

La Corte d’Appello aveva erroneamente interpretato le norme contrattuali (in particolare l’art. 22 del CCNL 2002-2005), ritenendo che la provenienza dal comparto Università giustificasse un trattamento diverso. La Cassazione ha invece sottolineato che la contrattazione collettiva mirava a perequare e riavvicinare i trattamenti tra i dipendenti dei diversi ministeri confluiti nel MIUR, non a creare o mantenere disparità. Il parallelismo tracciato dalla Corte territoriale è stato definito “improprio”, poiché non teneva conto della ratio della norma e del principio generale di applicazione del contratto dell’ente di destinazione.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione richiamando la regola generale che disciplina il passaggio diretto di personale tra amministrazioni, assimilabile a una cessione del contratto. Tale regola impone l’applicazione del trattamento economico e giuridico previsto nel comparto dell’amministrazione cessionaria.
Il legislatore ha previsto due scenari principali:
1. Trattamento di provenienza superiore: Per evitare un peggioramento retributivo (la cosiddetta reformatio in peius), al lavoratore viene corrisposto un assegno ad personam riassorbibile, a tutela del trattamento economico già acquisito.
2. Trattamento di destinazione superiore: Il dipendente ha pieno diritto a beneficiare del trattamento più favorevole, in ossequio al principio di parità.
Nel caso specifico, le lavoratrici non lamentavano una diminuzione, ma rivendicavano il diritto a un istituto (l’indennità di amministrazione) nella misura più elevata prevista presso l’ente di destinazione per i colleghi con funzioni analoghe. La Corte ha ritenuto che negare tale diritto costituisse una violazione dei principi di parità di trattamento e di corretta applicazione delle norme sulla mobilità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio a tutela dei lavoratori pubblici in mobilità. Il trasferimento non può diventare un fattore di discriminazione retributiva all’interno della nuova amministrazione. Il dipendente trasferito entra a far parte a tutti gli effetti del nuovo contesto lavorativo e ha diritto al trattamento economico complessivo previsto per il personale già in servizio, senza che l’ente di provenienza possa costituire un elemento di differenziazione. La decisione chiarisce che il criterio per determinare la corretta retribuzione è quello delle funzioni effettivamente svolte e del relativo inquadramento contrattuale presso l’ente di arrivo, garantendo equità e coerenza nel sistema del pubblico impiego.

In caso di trasferimento tra pubbliche amministrazioni, quale trattamento economico si applica al dipendente?
Si applica esclusivamente il trattamento giuridico ed economico, compreso quello accessorio, previsto dai contratti collettivi vigenti nel comparto dell’amministrazione di destinazione.

Se il trattamento economico dell’ente di destinazione è superiore a quello di provenienza, il dipendente ne ha diritto?
Sì, il dipendente ha diritto a percepire il trattamento economico più favorevole previsto presso l’ente di destinazione, in applicazione del principio di parità di trattamento tra lavoratori che svolgono mansioni simili.

Cosa succede se il trattamento economico di provenienza era più alto di quello di destinazione?
Per rispettare il divieto di reformatio in peius (peggioramento della condizione economica), al dipendente viene attribuito un assegno ad personam riassorbibile, destinato a compensare la differenza e a salvaguardare il trattamento economico acquisito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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