LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità Covid-19: iscrizione retroattiva non basta

Una lavoratrice autonoma si è vista negare l’indennità Covid-19 perché la sua iscrizione alla gestione previdenziale, sebbene retroattiva, è stata presentata dopo l’entrata in vigore del decreto. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego, stabilendo che la legge richiede un’iscrizione effettiva e attuale al momento dell’introduzione del beneficio, e non una successiva regolarizzazione. La decisione si fonda su un’interpretazione letterale e sistematica della norma, finalizzata a garantire certezza e a gestire le risorse pubbliche durante l’emergenza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Covid-19 e Iscrizione Retroattiva: La Cassazione Fa Chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27237 del 2024, ha affrontato una questione cruciale relativa ai requisiti per l’accesso all’indennità Covid-19, stabilendo un principio rigoroso: l’iscrizione a una gestione previdenziale speciale deve essere attuale ed effettiva alla data di entrata in vigore del decreto-legge istitutivo del sussidio. Una successiva iscrizione, anche se con efficacia retroattiva, non è sufficiente per maturare il diritto al beneficio. Questa pronuncia chiarisce l’interpretazione della normativa emergenziale e le sue finalità.

Il Caso: Domanda di Indennità e Iscrizione Tardiva

Una lavoratrice autonoma presentava domanda all’ente previdenziale per ottenere l’indennità prevista per i mesi di marzo e aprile 2020, introdotta per sostenere i lavoratori durante la pandemia. L’ente respingeva la richiesta poiché, alla data del 17 marzo 2020 (entrata in vigore del d.l. n. 18/2020), la richiedente non risultava iscritta ad alcuna Gestione speciale, requisito esplicitamente previsto dalla legge.

La lavoratrice aveva presentato domanda di iscrizione alla Gestione commercianti solo in data 22 aprile 2020, chiedendo però che avesse effetto retroattivo a partire dal 1° marzo 2020. Nonostante la retroattività concessa ai fini previdenziali, la questione centrale è diventata se tale fictio iuris potesse sanare la mancanza del requisito al momento cruciale stabilito dalla norma emergenziale.

L’Iter Giudiziario: Dal Tribunale alla Cassazione

In primo grado, il Tribunale dava ragione alla lavoratrice, ritenendo che l’iscrizione retroattiva la rendesse a tutti gli effetti iscritta alla data rilevante. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione, accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale. Secondo i giudici di secondo grado, la norma richiedeva una condizione di fatto – l’essere ‘già iscritti’ – al momento dell’entrata in vigore della legge, anche per esigenze di prevedibilità della spesa pubblica. La controversia è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché l’indennità Covid-19 non spetta?

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della lavoratrice, confermando la decisione della Corte d’Appello con un’articolata motivazione basata su criteri interpretativi letterali, sistematici e teleologici.

Interpretazione Letterale e Sistematica della Norma

Il punto di partenza dell’analisi della Corte è il testo dell’art. 28 del d.l. n. 18/2020, che riconosce l’indennità ai ‘lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali’. L’uso del participio passato ‘iscritti’ evoca, secondo i giudici, un requisito che deve preesistere all’entrata in vigore della disciplina. Non è sufficiente diventare iscritti in un momento successivo, anche se con effetto retroattivo.

La Corte sottolinea come questa scelta legislativa sia coerente con l’intera struttura delle indennità emergenziali, che ‘cristallizzano’ la situazione di fatto esistente al momento dell’insorgere della crisi per individuare i destinatari delle misure di sostegno.

La Ratio della Legge: Certezza e Gestione dell’Emergenza

La decisione della Cassazione valorizza la ratio della normativa. In un contesto di emergenza drammatica, il legislatore aveva la necessità di:
1. Delimitare una platea certa di beneficiari: L’iscrizione attuale era un criterio oggettivo, di immediato riscontro, che permetteva una rapida erogazione delle risorse.
2. Garantire la prevedibilità della spesa: Ammettere iscrizioni retroattive avrebbe creato un’incertezza sul numero di aventi diritto e sull’impegno finanziario dello Stato, rendendo difficile la gestione delle limitate risorse disponibili.
3. Evitare condotte elusive o abusive: Sebbene non contestato nel caso specifico, consentire iscrizioni postume avrebbe potuto incentivare comportamenti opportunistici, snaturando la finalità solidaristica della misura.

La scelta di un criterio temporale rigoroso non è stata ritenuta irragionevole, ma una decisione discrezionale del legislatore finalizzata a fronteggiare una situazione eccezionale con strumenti certi ed efficaci.

L’Irrilevanza della Retrodatazione e della Sospensione dei Termini

La Corte ha specificato che la fictio iuris della retrodatazione, valida per il rapporto previdenziale, non può superare il requisito temporale imposto da una norma speciale e imperativa come quella sull’indennità Covid-19. Allo stesso modo, è stato escluso che la sospensione dei termini dei procedimenti amministrativi, prevista sempre dalla normativa emergenziale, potesse sanare la situazione, in quanto tale sospensione si applica ai procedimenti in corso e non può creare ex novo un presupposto fondamentale per il diritto.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un’interpretazione restrittiva dei requisiti per l’accesso alle misure di sostegno emergenziali. Il principio affermato è chiaro: per avere diritto all’indennità Covid-19, il lavoratore doveva essere effettivamente e attualmente iscritto a una gestione speciale alla data di entrata in vigore del decreto istitutivo. La decisione sottolinea la prevalenza del dato letterale e della finalità della norma, che in contesti di crisi privilegiano la certezza, l’oggettività dei requisiti e la prevedibilità della spesa pubblica rispetto a meccanismi di regolarizzazione successiva.

È possibile ottenere l’indennità Covid-19 se l’iscrizione alla gestione speciale è stata richiesta dopo l’entrata in vigore del decreto, ma con effetto retroattivo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il requisito dell’iscrizione deve essere effettivo e attuale al momento dell’entrata in vigore della norma (17 marzo 2020). Un’iscrizione postuma, anche se retrodatata, non soddisfa questo requisito.

Perché la Corte ha interpretato la legge in modo così restrittivo?
La Corte ha ritenuto che il legislatore abbia scelto un criterio selettivo oggettivo e di immediata verifica (l’iscrizione già esistente) per delimitare la platea dei beneficiari in un contesto di emergenza. Questo serve a garantire prevedibilità, certezza del diritto e a gestire le limitate risorse pubbliche, evitando abusi e un aumento incontrollato della spesa.

La sospensione dei termini amministrativi per l’emergenza Covid-19 influisce su questo requisito?
No. Secondo la sentenza, la sospensione dei termini per i procedimenti amministrativi non può creare ex novo un requisito fondamentale per l’accesso al beneficio, quale l’iscrizione effettiva alla data stabilita dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati