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Indennità aggiuntiva: spetta per servizio in ETI

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un ex dipendente pubblico a ricevere l’indennità aggiuntiva di fine servizio anche per il periodo in cui ha lavorato presso un altro ente, l’Ente Tabacchi Italiani (ETI). La Corte ha stabilito che, non essendoci stato un trasferimento definitivo ma solo un’assegnazione temporanea, il rapporto di lavoro con l’amministrazione originaria e l’iscrizione al relativo fondo di previdenza non si sono mai interrotti. Di conseguenza, quel periodo di servizio deve essere computato ai fini del calcolo dell’indennità.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Aggiuntiva: Vale il Periodo di Servizio in Assegnazione Temporanea?

L’ordinanza della Corte di Cassazione analizzata oggi affronta un’importante questione relativa al diritto all’indennità aggiuntiva per i dipendenti pubblici. Il caso specifico riguarda un ex dipendente dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) che aveva prestato servizio per un certo periodo presso l’Ente Tabacchi Italiani (ETI). La domanda centrale era se questo periodo dovesse essere considerato valido ai fini del calcolo dell’indennità. La Suprema Corte ha fornito una risposta affermativa, stabilendo un principio chiaro sulla continuità del rapporto di lavoro in caso di assegnazione temporanea.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dalla richiesta di un ex dipendente AAMS di vedersi riconosciuta l’indennità aggiuntiva di fine servizio, comprensiva del periodo in cui aveva lavorato per ETI. Il Fondo di Previdenza del Ministero dell’Economia si era opposto, sostenendo che il rapporto di lavoro con l’amministrazione originaria si fosse interrotto, facendo venir meno il diritto al calcolo di quel periodo. Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al Fondo, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del lavoratore. Il caso è quindi giunto dinanzi alla Corte di Cassazione su ricorso del Fondo di Previdenza.

La Questione Giuridica sull’Indennità Aggiuntiva: Distacco o Trasferimento?

Il nodo cruciale della questione era interpretare la natura del rapporto del dipendente con ETI. Si trattava di un trasferimento definitivo, che avrebbe comportato la cessazione del rapporto con l’amministrazione di provenienza e l’interruzione dell’iscrizione al Fondo, o di una semplice assegnazione temporanea (o distacco), che avrebbe invece garantito la continuità del rapporto previdenziale?

Il Fondo ricorrente sosteneva che si fosse verificato un trasferimento a tutti gli effetti, il che avrebbe escluso il periodo di servizio presso ETI dal computo dell’indennità. Il lavoratore, al contrario, affermava di essere stato solo temporaneamente assegnato, senza mai essere entrato nei ruoli di ETI e rimanendo formalmente incardinato nel ruolo provvisorio del Ministero.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Fondo, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno chiarito che, nel contesto della riorganizzazione che ha coinvolto AAMS ed ETI, si sono create due distinte categorie di personale:

1. Dipendenti definitivamente transitati nei ruoli di ETI: Per questi lavoratori, il rapporto con l’amministrazione originaria è cessato. Di conseguenza, non hanno diritto all’indennità aggiuntiva per il periodo di servizio svolto in ETI.
2. Dipendenti assegnati temporaneamente a ETI: Questi lavoratori, come nel caso di specie, sono rimasti formalmente nel ruolo provvisorio ad esaurimento del Ministero, senza mai essere trasferiti in via definitiva. Per loro, il rapporto di lavoro con l’ente di appartenenza non si è mai interrotto.

La Corte ha stabilito che il dipendente in questione rientrava in questa seconda categoria. Il suo servizio presso ETI, sebbene svolto materialmente per un altro ente, deve essere considerato valido ai fini dell’applicazione dell’art. 6 del d.P.R. n. 1034 del 1984, che disciplina l’indennità. La Suprema Corte ha valorizzato anche il disposto dell’art. 70 del d.lgs. n. 165 del 2001, secondo cui gli oneri economici per il personale in ruolo provvisorio gravano sull’amministrazione di appartenenza, che rimane il soggetto gestore del rapporto di lavoro. Pertanto, l’assegnazione temporanea non interrompe il nesso previdenziale né il diritto a maturare l’indennità aggiuntiva.

Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio fondamentale a tutela dei lavoratori pubblici in situazioni di mobilità o assegnazione temporanea. Viene chiarito che, in assenza di un formale e definitivo trasferimento nei ruoli di un altro ente, il servizio prestato altrove è pienamente valido ai fini delle prestazioni previdenziali e di fine servizio legate all’amministrazione di appartenenza. Questa pronuncia offre quindi una garanzia di continuità dei diritti maturati, impedendo che riorganizzazioni amministrative possano penalizzare i dipendenti sotto il profilo economico e previdenziale.

Un dipendente pubblico, assegnato temporaneamente a un altro ente, ha diritto a includere tale periodo nel calcolo dell’indennità aggiuntiva di fine servizio?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il dipendente ha diritto a percepire l’indennità aggiuntiva anche per il periodo in cui ha prestato servizio presso l’ente terzo, a condizione che non sia stato trasferito in via definitiva nei ruoli di quest’ultimo e che il suo rapporto con l’amministrazione di appartenenza sia rimasto attivo.

Qual è la differenza cruciale tra assegnazione temporanea e trasferimento definitivo ai fini dell’indennità?
La differenza risiede nella continuità del rapporto di lavoro con l’ente originario. Con l’assegnazione temporanea, il dipendente rimane formalmente nei ruoli dell’amministrazione di appartenenza, e il rapporto previdenziale prosegue. Con il trasferimento definitivo, il rapporto originario cessa e ne inizia uno nuovo con l’ente di destinazione, interrompendo la continuità utile per il calcolo dell’indennità legata al fondo previdenziale originario.

Perché il servizio prestato presso l’Ente Tabacchi Italiani (ETI) è stato considerato valido?
È stato considerato valido perché la Corte ha accertato che il lavoratore non era mai stato trasferito definitivamente nei ruoli di ETI, ma era rimasto incardinato in un ruolo provvisorio del Ministero. Di conseguenza, il suo rapporto con l’amministrazione di provenienza e con il relativo Fondo di Previdenza non si è mai interrotto, rendendo quel periodo computabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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