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Indennità aggiuntiva: spetta al dipendente ex AAMS

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’ex dipendente di un’amministrazione autonoma statale, assegnata temporaneamente a un nuovo ente senza mai essere trasferita in via definitiva, ha diritto a percepire l’indennità aggiuntiva di fine servizio anche per il periodo lavorato presso il nuovo ente. La Corte ha chiarito che, non essendoci stato un trasferimento definitivo, il rapporto di lavoro originario con l’amministrazione di appartenenza e il relativo fondo di previdenza non si è mai interrotto, rendendo valido quel periodo ai fini del calcolo dell’indennità.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Aggiuntiva: la Cassazione fa chiarezza per i dipendenti in transizione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 14296/2024, ha affrontato una questione cruciale per molti lavoratori del pubblico impiego coinvolti in processi di riorganizzazione aziendale. La Corte ha stabilito che l’indennità aggiuntiva di fine servizio spetta anche per i periodi di lavoro svolti in assegnazione provvisoria presso un altro ente, a condizione che non sia mai avvenuto un trasferimento definitivo. Questa decisione consolida un importante principio di tutela per i lavoratori in situazioni di transizione giuridica.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguarda una ex dipendente di un’amministrazione autonoma statale, iscritta a un fondo di previdenza specifico del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In seguito alla creazione di un nuovo ente per i tabacchi (ETI), la lavoratrice era stata inserita in un ruolo provvisorio ad esaurimento del Ministero e assegnata a prestare servizio presso il nuovo ente.

Crucialmente, la lavoratrice non è mai transitata in via definitiva nei ruoli del nuovo ente. Anni dopo, è stata inquadrata nei ruoli del Ministero dell’Istruzione. Al momento della cessazione del rapporto, il fondo di previdenza le ha negato il computo del periodo di servizio svolto presso l’ente per i tabacchi ai fini del calcolo dell’indennità aggiuntiva.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al fondo, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni della lavoratrice. Il fondo ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

Il Principio di Diritto e l’Indennità Aggiuntiva

Il nodo della questione era stabilire se il servizio prestato presso l’ente per i tabacchi potesse essere considerato valido ai fini del calcolo dell’indennità aggiuntiva, un trattamento di fine servizio previsto dal regolamento del fondo di previdenza.

La Cassazione distingue nettamente due categorie di dipendenti ex amministrazione autonoma:

1. Personale transitato definitivamente: Coloro che sono stati trasferiti in modo stabile nei ruoli del nuovo ente (ETI). Per questi lavoratori, il rapporto con l’amministrazione di provenienza cessa e, di conseguenza, perdono il diritto all’indennità per il periodo successivo al trasferimento.
2. Personale assegnato temporaneamente: Coloro che, come la ricorrente, sono stati inseriti in un ruolo provvisorio del Ministero e assegnati a lavorare presso il nuovo ente senza mai un trasferimento formale. Per questi ultimi, il rapporto di lavoro con l’amministrazione di appartenenza non si interrompe.

La lavoratrice in questione rientrava palesemente in questa seconda categoria.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del fondo di previdenza, basando la sua decisione su argomentazioni solide e chiare. Il punto centrale è che la lavoratrice non è mai stata trasferita definitivamente, ma è rimasta incardinata in un ruolo provvisorio del Ministero delle Finanze. La sua successiva assunzione presso il Ministero dell’Istruzione conferma che il legame con l’amministrazione pubblica originaria non si era mai spezzato.

La Corte ha valorizzato l’articolo 70, comma 12, del D.Lgs. 165/2001, il quale stabilisce che per il personale inserito in ruoli provvisori ad esaurimento, gli oneri economici delle prestazioni lavorative, anche se rese presso altre amministrazioni, restano a carico dell’amministrazione di appartenenza. Questo significa che, dal punto di vista giuridico ed economico, il rapporto di lavoro principale è continuato con il Ministero e, di riflesso, con il suo fondo di previdenza.

Di conseguenza, il servizio prestato presso l’ente per i tabacchi deve essere considerato a tutti gli effetti valido ai fini dell’applicazione dell’articolo 6 del D.P.R. n. 1034/1984, che disciplina il calcolo dell’indennità. Il periodo di assegnazione temporanea non interrompe l’anzianità di servizio utile per la prestazione previdenziale.

Conclusioni

L’ordinanza n. 14296/2024 della Corte di Cassazione rappresenta un punto fermo nella tutela dei diritti dei lavoratori pubblici coinvolti in complessi processi di riorganizzazione. Si afferma il principio che l’assegnazione temporanea a un altro ente, senza un trasferimento definitivo, non può pregiudicare i diritti previdenziali maturati. Il servizio prestato in tale condizione deve essere pienamente computato ai fini dell’indennità aggiuntiva, poiché il rapporto di lavoro con l’amministrazione di origine rimane giuridicamente ed economicamente attivo. Questa sentenza offre quindi una garanzia importante per tutti i dipendenti che si trovano in situazioni analoghe, assicurando che la continuità del rapporto di lavoro prevalga sulle formalità dell’assegnazione.

A un dipendente pubblico temporaneamente assegnato a un altro ente, senza un trasferimento definitivo, spetta l’indennità aggiuntiva per il periodo di servizio svolto presso il nuovo ente?
Sì, secondo la Corte di Cassazione spetta. Il servizio reso presso il nuovo ente è da considerarsi valido ai fini del calcolo dell’indennità aggiuntiva, poiché il rapporto di lavoro con l’amministrazione di appartenenza non si è mai interrotto.

Qual è la differenza fondamentale tra un dipendente trasferito in via definitiva e uno assegnato in via provvisoria ai fini del diritto all’indennità?
Il dipendente trasferito in via definitiva interrompe il suo rapporto di lavoro con l’ente di origine e ne instaura uno nuovo con l’ente di destinazione, perdendo il diritto a percepire l’indennità dal fondo originario per il periodo successivo. Il dipendente assegnato in via provvisoria, invece, mantiene il rapporto giuridico con l’ente di appartenenza, e quindi il servizio prestato altrove conta per l’indennità.

Su quale amministrazione gravano gli oneri economici del personale inserito in un ruolo provvisorio ad esaurimento?
Gli oneri economici per le prestazioni rese dal personale in ruolo provvisorio, anche se svolte presso altre amministrazioni, gravano sull’amministrazione di appartenenza, che resta il soggetto di riferimento per la gestione del rapporto di lavoro e le sue conseguenze economiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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