LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità aggiuntiva: spetta al dipendente distaccato

Un ex dipendente statale, assegnato temporaneamente a un ente poi privatizzato senza un trasferimento definitivo, ha diritto a vedersi riconosciuta l’indennità aggiuntiva di fine servizio per quel periodo. La Cassazione ha rigettato il ricorso del Fondo di Previdenza, confermando che il rapporto di lavoro resta in capo all’amministrazione di origine, rendendo computabile ai fini del beneficio anche il servizio prestato presso l’altro ente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Aggiuntiva: Sì al Dipendente Assegnato ma non Trasferito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14298/2024, ha stabilito un importante principio in materia di pubblico impiego e previdenza. La sentenza chiarisce che un dipendente pubblico, assegnato temporaneamente a un altro ente senza mai essere trasferito in via definitiva, conserva il diritto a percepire l’indennità aggiuntiva di fine servizio anche per il periodo di lavoro svolto presso l’ente di destinazione. Questa decisione pone fine a un contenzioso tra un ente previdenziale e un ex lavoratore, confermando la decisione della Corte d’Appello.

I Fatti di Causa: Dal Distacco al Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un ex dipendente dell’Amministrazione Autonoma statale, che per un certo periodo aveva prestato servizio presso l’Ente per la manifattura dei tabacchi, un ente pubblico poi trasformato in società per azioni e privatizzato. Il lavoratore, al termine del suo rapporto di lavoro, aveva richiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo per il pagamento di un’indennità aggiuntiva per l’intero periodo di servizio, compreso quello svolto presso l’Ente Tabacchi.

L’ente previdenziale si era opposto, sostenendo che il periodo di servizio presso l’Ente Tabacchi non dovesse essere computato. Mentre il Tribunale di primo grado aveva dato ragione all’ente, la Corte d’Appello territoriale aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del lavoratore. L’ente previdenziale ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su un unico motivo: la presunta violazione delle norme che regolano il Fondo e la distinzione tra distacco e trasferimento.

La Distinzione Chiave: Dipendenti Trasferiti vs. Dipendenti Assegnati

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su una distinzione fondamentale tra due categorie di dipendenti dell’ex Amministrazione Autonoma statale che hanno lavorato presso l’Ente Tabacchi:

1. Dipendenti transitati a titolo definitivo: Questi lavoratori sono stati trasferiti in modo permanente nei ruoli dell’Ente Tabacchi. Per loro, il rapporto di lavoro con l’amministrazione di origine è cessato e ne è sorto uno nuovo. Di conseguenza, non hanno diritto all’indennità aggiuntiva dal fondo previdenziale originario per il periodo successivo al trasferimento.

2. Dipendenti assegnati temporaneamente: Questi lavoratori, come nel caso di specie, non sono mai transitati definitivamente nei ruoli dell’Ente Tabacchi. Sono invece rimasti inquadrati in un ruolo provvisorio ad esaurimento del Ministero delle Finanze. Il loro rapporto di lavoro, dal punto di vista giuridico ed economico, è sempre rimasto in capo all’amministrazione di provenienza.

La Corte ha accertato che il lavoratore in questione rientrava in questa seconda categoria, in quanto non era mai stato trasferito in via definitiva e la sua cancellazione dal ruolo ministeriale era avvenuta solo in seguito a un successivo inquadramento presso un altro Ministero.

Le Motivazioni della Suprema Corte sull’Indennità Aggiuntiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, fornendo una chiara motivazione giuridica. Il punto centrale del ragionamento è che, per i dipendenti assegnati solo temporaneamente, il rapporto di impiego con l’amministrazione di appartenenza non si è mai interrotto. A supporto di questa tesi, viene citato l’art. 70, comma 12, del D.Lgs. n. 165 del 2001. Questa norma stabilisce che gli oneri economici per il personale inserito nel ruolo provvisorio ad esaurimento, anche se impiegato presso altre amministrazioni, restano a carico dell’amministrazione di appartenenza.

Di conseguenza, se l’amministrazione di origine rimane il soggetto responsabile della gestione del rapporto di lavoro e dei relativi costi, il servizio prestato presso l’ente terzo deve essere considerato valido a tutti gli effetti, compreso il calcolo dell’indennità aggiuntiva prevista dal fondo previdenziale. Il servizio presso l’Ente Tabacchi, quindi, non interrompe la continuità del rapporto con l’amministrazione originaria ai fini previdenziali.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha enunciato due principi di diritto:

* Il dipendente ex Amministrazione Autonoma statale, inserito nel ruolo provvisorio ad esaurimento e assegnato temporaneamente all’Ente Tabacchi senza un transito definitivo, ha diritto a percepire l’indennità aggiuntiva anche per il periodo di servizio prestato presso tale ente.
* Al contrario, i dipendenti transitati in via definitiva all’Ente Tabacchi non hanno diritto a tale indennità per il periodo di lavoro svolto dopo il trasferimento, poiché il loro rapporto di impiego è intercorso esclusivamente con il nuovo ente.

La Corte ha quindi rigettato il ricorso e condannato l’ente previdenziale al pagamento delle spese processuali. Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori in situazioni di mobilità tra enti pubblici, garantendo che le assegnazioni temporanee non pregiudichino i loro diritti previdenziali maturati presso l’amministrazione di origine.

Un dipendente pubblico, assegnato temporaneamente a un altro ente senza un trasferimento definitivo, ha diritto all’indennità aggiuntiva per quel periodo?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il servizio reso presso l’ente di destinazione è valido ai fini del calcolo dell’indennità aggiuntiva, poiché il rapporto di lavoro, anche per gli oneri economici, rimane incardinato nell’amministrazione di provenienza.

Qual è la differenza tra un dipendente “assegnato” e uno “trasferito” ai fini del diritto all’indennità aggiuntiva?
Il dipendente “assegnato” temporaneamente mantiene il rapporto con l’amministrazione originaria e quindi conserva il diritto. Il dipendente “trasferito” in via definitiva interrompe il rapporto con l’ente di provenienza e ne instaura uno nuovo con l’ente di destinazione, perdendo il diritto all’indennità per il periodo successivo al trasferimento.

Perché il servizio prestato presso l’Ente Tabacchi è stato considerato valido per l’indennità del Fondo di Previdenza ministeriale?
Perché il lavoratore non era mai stato trasferito definitivamente all’Ente Tabacchi, ma era rimasto inquadrato in un ruolo provvisorio ad esaurimento del Ministero. La normativa (art. 70, c. 12, d.lgs. 165/2001) prevede che gli oneri economici per tale personale restino a carico dell’amministrazione di appartenenza, rendendo il servizio prestato altrove computabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati