LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità aggiuntiva: spetta al dipendente distaccato?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un ex dipendente di un’amministrazione statale, temporaneamente assegnato a un altro ente senza un trasferimento definitivo, ha diritto a percepire l’indennità aggiuntiva di fine servizio. Il servizio prestato presso l’ente di destinazione deve essere computato, poiché il rapporto di lavoro originario non si è mai interrotto. La Corte ha rigettato il ricorso del Fondo di Previdenza, che sosteneva il contrario, chiarendo la distinzione cruciale tra assegnazione provvisoria e trasferimento definitivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità Aggiuntiva: Spetta Anche al Personale Distaccato?

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 14295/2024 offre un chiarimento fondamentale sul diritto all’indennità aggiuntiva per i dipendenti pubblici che hanno prestato servizio temporaneamente presso un altro ente. La questione centrale è se il periodo di lavoro svolto in ‘distacco’ debba essere conteggiato ai fini di questo specifico trattamento di fine servizio. La Suprema Corte ha fornito una risposta affermativa, tracciando una linea netta tra assegnazione temporanea e trasferimento definitivo.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di un ex dipendente di un’Amministrazione Autonoma Statale di ottenere il pagamento di un’indennità aggiuntiva di fine servizio. Inizialmente, il Tribunale aveva dato ragione al Fondo di Previdenza del Ministero, revocando il decreto ingiuntivo emesso a favore del lavoratore.

Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del dipendente. A seguito di questa sentenza, il Fondo di Previdenza ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il lavoratore non avesse diritto all’indennità per il periodo in cui aveva prestato servizio presso un Ente Tabacchi, poiché a suo dire si trattava di un vero e proprio trasferimento e non di un semplice distacco. Secondo il Fondo, tale periodo non poteva essere considerato valido ai fini dell’iscrizione e del calcolo del beneficio.

Il Diritto all’Indennità Aggiuntiva e la Controversia

L’indennità aggiuntiva in questione è un trattamento economico corrisposto agli iscritti al Fondo di Previdenza del personale di un Ministero al momento della cessazione del rapporto di lavoro. La normativa di riferimento, contenuta nel D.P.R. 1034/1984, lega la corresponsione di tale indennità agli anni di servizio effettivo prestato all’interno dell’amministrazione.

Il nodo della controversia era stabilire la natura giuridica del rapporto tra il lavoratore e l’Ente Tabacchi. Il Fondo sosteneva che il dipendente fosse stato trasferito definitivamente, perdendo così il legame con l’amministrazione di provenienza e, di conseguenza, il diritto a veder computato quel periodo di servizio. Il lavoratore, invece, ha sempre sostenuto di essere stato solo temporaneamente assegnato all’ente, senza mai interrompere il rapporto di lavoro con l’amministrazione originaria.

La Distinzione tra Assegnazione Temporanea e Trasferimento Definitivo

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione sulla cruciale distinzione tra due categorie di dipendenti dell’ex Amministrazione Autonoma Statale che hanno prestato servizio presso l’Ente Tabacchi:

1. Personale trasferito a titolo definitivo: Questi lavoratori sono passati completamente nei ruoli dell’Ente Tabacchi, interrompendo il loro rapporto con l’amministrazione di origine. Per loro, la giurisprudenza ha negato il diritto all’indennità per il periodo successivo al trasferimento.
2. Personale assegnato temporaneamente: Questi dipendenti, come nel caso in esame, sono rimasti formalmente incardinati nel ruolo provvisorio del Ministero, pur prestando servizio presso l’Ente Tabacchi. Il loro rapporto di lavoro con l’amministrazione di appartenenza non è mai cessato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Fondo di Previdenza, confermando la sentenza d’appello. Le motivazioni si fondano su un’attenta analisi normativa e fattuale. La Corte ha accertato che il lavoratore non è mai stato trasferito definitivamente all’Ente Tabacchi. Al contrario, è rimasto inquadrato in un ruolo provvisorio del Ministero fino al suo successivo passaggio al Ministero dell’Istruzione.

Il Collegio ha valorizzato l’art. 70, comma 12, del D.Lgs. 165/2001, il quale chiarisce che per il personale inserito in ruoli provvisori ad esaurimento, come quello del ricorrente, gli oneri economici delle prestazioni rese presso altre amministrazioni restano a carico dell’amministrazione di appartenenza. Questo significa che, nonostante il servizio fosse materialmente svolto altrove, il rapporto giuridico ed economico principale rimaneva con il Ministero e, di riflesso, con il suo Fondo di Previdenza.

Di conseguenza, il servizio reso presso l’Ente Tabacchi da un dipendente mai definitivamente transitato nei ruoli di quest’ultimo deve essere considerato valido ai fini dell’applicazione dell’art. 6 del D.P.R. 1034/1984, e quindi computato per il calcolo dell’indennità aggiuntiva.

Le Conclusioni

La Cassazione ha enunciato due principi di diritto fondamentali:

1. Il dipendente ex AAMS inserito nel ruolo provvisorio ad esaurimento del MEF e applicato temporaneamente presso l’ETI, senza mai transitare definitivamente, ha diritto a percepire l’indennità aggiuntiva anche per il periodo di servizio prestato presso l’ente di destinazione.
2. Al contrario, i dipendenti ex AAMS transitati in via definitiva all’ETI non hanno diritto a tale indennità per il periodo di lavoro svolto dopo il trasferimento, poiché il loro rapporto di impiego è intercorso esclusivamente con il nuovo ente.

Questa ordinanza consolida un importante orientamento a tutela dei lavoratori pubblici in situazioni di mobilità temporanea, assicurando che il loro percorso professionale e i relativi diritti previdenziali non vengano pregiudicati da assegnazioni provvisorie ad altre amministrazioni.

Un dipendente pubblico temporaneamente assegnato a un altro ente ha diritto all’indennità aggiuntiva del suo fondo di previdenza originario?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il dipendente che viene assegnato temporaneamente a un altro ente, senza un trasferimento definitivo, mantiene il diritto a percepire l’indennità aggiuntiva dal fondo di previdenza dell’amministrazione di appartenenza, poiché il rapporto di lavoro originario non si interrompe.

Qual è la differenza tra ‘trasferimento definitivo’ e ‘assegnazione temporanea’ ai fini del diritto all’indennità?
Il ‘trasferimento definitivo’ comporta la cessazione del rapporto di lavoro con l’ente di provenienza e l’instaurazione di un nuovo rapporto con l’ente di destinazione, facendo perdere il diritto all’indennità. L”assegnazione temporanea’ (o distacco), invece, mantiene in vita il rapporto di lavoro originario, e pertanto il servizio prestato altrove è valido per il calcolo del beneficio.

Il servizio prestato presso l’ente di destinazione viene computato per il calcolo dell’indennità aggiuntiva?
Sì, nel caso di assegnazione temporanea, il periodo di servizio reso presso l’ente di destinazione deve essere computato per intero ai fini del calcolo dell’indennità aggiuntiva, come se fosse stato prestato presso l’amministrazione di appartenenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati