LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità aggiuntiva: sì al servizio presso altro ente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14140/2024, ha stabilito che un dipendente pubblico, inserito in un ruolo provvisorio e assegnato a un altro ente senza un trasferimento definitivo, ha diritto al calcolo dell’indennità aggiuntiva di fine servizio anche per il periodo lavorato presso tale ente. Il rapporto di lavoro con l’amministrazione di origine, infatti, non si interrompe. Il ricorso del Fondo di Previdenza è stato rigettato, confermando il diritto del lavoratore a percepire l’intera indennità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità aggiuntiva: la Cassazione riconosce il servizio presso altro ente

La Corte di Cassazione ha recentemente chiarito un importante aspetto riguardante il diritto all’indennità aggiuntiva di fine servizio per i dipendenti pubblici. Con l’ordinanza n. 14140/2024, i giudici hanno stabilito che il periodo di lavoro svolto temporaneamente presso un ente diverso da quello di appartenenza deve essere computato, a condizione che il lavoratore non sia mai stato trasferito in via definitiva e sia rimasto inquadrato nel ruolo, seppur provvisorio, dell’amministrazione originaria.

I fatti di causa: un dipendente tra due amministrazioni

Il caso esaminato riguarda un ex dipendente dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. A seguito di una riorganizzazione normativa, questo personale è stato inserito in un ‘ruolo provvisorio ad esaurimento’ presso il Ministero delle Finanze e contestualmente assegnato a prestare servizio presso il neocostituito Ente Tabacchi Italiano. Dopo anni di servizio presso quest’ultimo ente, il lavoratore è stato infine inquadrato nei ruoli di un’altra amministrazione, il Ministero dell’Istruzione, cessando così il rapporto con il Ministero delle Finanze.

Al momento della cessazione, il lavoratore ha richiesto al Fondo di Previdenza del personale del Ministero dell’Economia e delle Finanze la liquidazione dell’indennità aggiuntiva, includendo nel calcolo anche gli anni di servizio prestati presso l’Ente Tabacchi. Il Fondo si è opposto, sostenendo che quel periodo non fosse valido ai fini del calcolo, in quanto il lavoratore sarebbe stato ‘trasferito’ e non semplicemente ‘distaccato’.

La questione giuridica e il diritto all’indennità aggiuntiva

La controversia verteva sulla natura del rapporto del lavoratore durante il servizio presso l’Ente Tabacchi. Era un trasferimento definitivo, che avrebbe interrotto il legame con il Ministero delle Finanze e quindi con il relativo Fondo di Previdenza, o una semplice assegnazione temporanea, che avrebbe mantenuto vivo il rapporto originario?

La Corte d’Appello aveva dato ragione al lavoratore, ma il Fondo di Previdenza ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione delle norme che regolano l’iscrizione al Fondo e il calcolo dell’indennità aggiuntiva. Secondo il ricorrente, l’indennità spetterebbe solo per il servizio prestato nei ruoli effettivi del Ministero, escludendo periodi di lavoro presso altri soggetti giuridici come l’Ente Tabacchi.

La distinzione tra assegnazione provvisoria e trasferimento definitivo

La Suprema Corte ha risolto la questione distinguendo due categorie di dipendenti ex Monopoli di Stato:

1. Personale transitato definitivamente: Coloro che sono passati in via definitiva nei ruoli dell’Ente Tabacchi. Per questi, il rapporto con l’amministrazione originaria si è interrotto e, di conseguenza, non hanno diritto all’indennità aggiuntiva per il periodo successivo al trasferimento.
2. Personale assegnato provvisoriamente: Coloro che, come il lavoratore del caso di specie, sono rimasti nel ‘ruolo provvisorio ad esaurimento’ del Ministero, pur prestando servizio presso l’Ente Tabacchi. Per questi, il rapporto di lavoro con l’amministrazione di appartenenza non è mai cessato, ma si è concluso solo con il successivo inquadramento in un’altra amministrazione.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha rigettato il ricorso del Fondo di Previdenza basandosi su una solida interpretazione normativa. I giudici hanno sottolineato che il lavoratore non era mai transitato nei ruoli dell’Ente Tabacchi. La sua permanenza nel ruolo provvisorio del Ministero dimostra che il rapporto di impiego originario è rimasto attivo. Di conseguenza, il servizio prestato, sebbene fisicamente svolto altrove, deve essere considerato valido ai fini dell’applicazione dell’art. 6 del d.P.R. n. 1034 del 1984, che disciplina il calcolo dell’indennità.

Inoltre, la Corte ha richiamato l’art. 70, comma 12, del D.Lgs. 165/2001, il quale stabilisce che gli oneri economici per le prestazioni rese dal personale in distacco gravano sull’amministrazione di appartenenza. Questo conferma che l’amministrazione originaria (in questo caso, il Ministero) resta il soggetto di riferimento per tutti gli aspetti economici e previdenziali del rapporto di lavoro.

Le conclusioni

La Corte ha concluso affermando il seguente principio di diritto: il dipendente ex Monopoli di Stato, inserito nel ruolo provvisorio del Ministero e applicato temporaneamente presso l’Ente Tabacchi senza mai transitare definitivamente nei ruoli di quest’ultimo, ha diritto a percepire l’indennità aggiuntiva anche per il periodo di servizio così prestato. Tale periodo deve essere computato nel calcolo finale. La decisione rappresenta un importante precedente per tutti i lavoratori pubblici che si trovano in situazioni analoghe di riorganizzazione e mobilità tra enti, garantendo la continuità dei loro diritti previdenziali.

Un dipendente pubblico assegnato a un altro ente ha diritto all’indennità aggiuntiva dal fondo di previdenza originario?
Sì, a condizione che non si tratti di un trasferimento definitivo. Se il dipendente rimane inquadrato, anche in un ruolo provvisorio, presso l’amministrazione di origine, il servizio prestato presso l’altro ente è considerato valido ai fini del calcolo dell’indennità.

Qual è la differenza tra ‘trasferimento definitivo’ e ‘assegnazione provvisoria’ ai fini dell’indennità?
Il trasferimento definitivo interrompe il rapporto di lavoro con l’ente di provenienza e ne instaura uno nuovo con l’ente di destinazione; di conseguenza, il diritto all’indennità dal fondo originario cessa dal momento del trasferimento. L’assegnazione provvisoria, invece, mantiene in vita il rapporto di lavoro originario, e il periodo di servizio continua a essere computato per le prestazioni previdenziali.

Il servizio prestato presso l’Ente Tabacchi Italiano (ETI) è valido per l’indennità del Fondo di Previdenza del Ministero delle Finanze?
Sì, è valido per i dipendenti che, pur lavorando presso l’ETI, sono rimasti formalmente inquadrati nel ‘ruolo provvisorio ad esaurimento’ del Ministero delle Finanze e non sono mai transitati in via definitiva nei ruoli dell’ETI.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati