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Indennità aggiuntiva: diritto anche senza trasferimento

La Corte di Cassazione ha stabilito che un dipendente pubblico, provvisoriamente assegnato a un altro ente senza un trasferimento definitivo, mantiene il diritto a percepire l’indennità aggiuntiva dal fondo di previdenza dell’amministrazione di origine. Il servizio prestato in ‘comando’ è valido ai fini del calcolo del TFR e dei benefici accessori, poiché il rapporto di lavoro con l’ente di appartenenza non si interrompe. La Corte ha rigettato il ricorso del fondo di previdenza, che sosteneva il contrario, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Indennità aggiuntiva: spetta anche al dipendente in comando?

Il diritto all’indennità aggiuntiva per i dipendenti pubblici è un tema che genera spesso contenziosi, specialmente in casi di mobilità tra diverse amministrazioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: il lavoratore assegnato temporaneamente a un altro ente (‘in comando’) non perde il diritto a tale beneficio dal proprio fondo di previdenza, a meno che non avvenga un trasferimento definitivo. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Un dipendente pubblico si vedeva ingiungere il pagamento di una somma a titolo di TFR, calcolata su un lungo periodo di servizio (1994-2010). Il fondo di previdenza dell’amministrazione di appartenenza si opponeva, sostenendo che una parte di tale importo non fosse dovuta. Secondo il fondo, per un certo periodo (2002-2007), il lavoratore era di fatto transitato presso un altro ente pubblico e, pertanto, il rapporto con l’amministrazione originaria si era interrotto.

Il Tribunale di primo grado accoglieva l’opposizione del fondo. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado, basandosi su accertamenti documentali, concludevano che il lavoratore non era mai stato trasferito definitivamente, ma era rimasto ininterrottamente nei ruoli del ministero di appartenenza per tutto il periodo in questione. La differenza di TFR richiesta era, quindi, fondata.

Contro questa sentenza, il fondo di previdenza proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del fondo, confermando pienamente la sentenza della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che il servizio prestato dal dipendente presso l’ente terzo, in assenza di un definitivo passaggio nei ruoli di quest’ultimo, deve essere considerato valido ai fini del calcolo dell’indennità aggiuntiva e del TFR a carico dell’amministrazione di origine.

Le Motivazioni: il Diritto all’Indennità Aggiuntiva in caso di Comando

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra ‘comando’ e ‘trasferimento’. La Corte ha chiarito che la controversia non verteva sull’interpretazione di norme, ma su un accertamento di fatto: il lavoratore era stato trasferito o era solo in comando? La Corte d’Appello aveva già accertato, in modo non censurabile in sede di legittimità, che non vi era mai stato un transito definitivo.

A sostegno di questa conclusione, la Cassazione ha valorizzato l’articolo 70, comma 12, del D.Lgs. 165/2001. Questa norma stabilisce che per il personale in ‘comando’ o in altre posizioni analoghe, il trattamento economico complessivo rimane a carico dell’amministrazione di appartenenza. Questo principio palesa come il rapporto di lavoro, con tutti i suoi oneri e conseguenze economiche, resti incardinato presso l’ente originario.

Di conseguenza, il servizio svolto in via provvisoria presso l’altro ente non interrompe il legame con il ministero di appartenenza. Tale periodo è pienamente valido per l’applicazione dell’articolo 6 del d.P.R. n. 1034 del 1984, che disciplina proprio l’indennità aggiuntiva. La continuità del rapporto di lavoro con l’amministrazione originaria garantisce al dipendente la continuità dei diritti previdenziali e di fine rapporto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre una tutela importante per i dipendenti pubblici che operano in regime di comando. Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Continuità dei Diritti: Il comando non pregiudica i diritti maturati presso l’amministrazione di origine, inclusa l’indennità aggiuntiva.
2. Onere della Prova: Spetta all’amministrazione che nega il beneficio dimostrare l’avvenuto trasferimento definitivo del dipendente, non essendo sufficiente la mera prestazione di servizio presso un altro ente.
3. Chiarezza Normativa: La decisione rafforza il principio secondo cui gli oneri economici e giuridici del rapporto di lavoro del personale in comando restano in capo all’ente di appartenenza, come previsto dal Testo Unico sul Pubblico Impiego.

In sintesi, la Corte ha ribadito che la mobilità temporanea non deve tradursi in una penalizzazione per il lavoratore, salvaguardando i suoi diritti previdenziali consolidati.

Un dipendente pubblico in ‘comando’ presso un’altra amministrazione ha diritto all’indennità aggiuntiva dal fondo di previdenza originario?
Sì, secondo la Corte il servizio reso in ‘comando’ è valido ai fini del calcolo dell’indennità aggiuntiva, a condizione che non sia mai avvenuto un trasferimento definitivo nei ruoli del nuovo ente. Il rapporto di lavoro con l’amministrazione di appartenenza si considera ininterrotto.

Cosa distingue il ‘comando’ dal ‘trasferimento’ ai fini del TFR e dell’indennità aggiuntiva?
Il ‘comando’ è un’assegnazione temporanea in cui il dipendente rimane formalmente incardinato nell’organico dell’amministrazione di origine. Il ‘trasferimento’, invece, comporta un passaggio definitivo e la costituzione di un nuovo rapporto di lavoro con l’ente di destinazione. Solo quest’ultimo può interrompere il diritto a determinate prestazioni legate al rapporto originario.

Su quale amministrazione ricade l’onere economico del dipendente in comando?
La Corte, richiamando l’art. 70, comma 12, del D.Lgs. 165/2001, afferma che il trattamento economico complessivo del personale in comando rimane a carico dell’amministrazione di appartenenza. Questa è responsabile della gestione del rapporto di lavoro e delle sue conseguenze economiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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