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Indebito arricchimento sanità: il ticket non si detrae

Una struttura sanitaria privata ha richiesto il pagamento per prestazioni erogate per conto del servizio sanitario pubblico. La Corte di Cassazione, riformando la decisione di secondo grado, ha stabilito un principio fondamentale sull’indebito arricchimento sanità: l’ente pubblico non può ridurre il rimborso sottraendo l’importo dei ticket che avrebbe ipoteticamente incassato. L’arricchimento dell’ente pubblico consiste nel costo risparmiato per non aver erogato direttamente le prestazioni, e il ticket spetta a chi effettivamente le fornisce.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Indebito Arricchimento Sanità: il Ticket non si Sottrae dal Rimborso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su una questione cruciale nei rapporti tra strutture sanitarie private accreditate e Servizio Sanitario Nazionale. Il caso analizzato chiarisce come calcolare il risarcimento in un’azione di indebito arricchimento sanità, specificando che l’importo dei ticket non può essere detratto dal dovuto. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per la stabilità finanziaria delle strutture che operano per conto del pubblico.

I Fatti di Causa

Una provincia religiosa, gestore di una struttura sanitaria, ha citato in giudizio un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per ottenere il pagamento di prestazioni sanitarie erogate nell’anno 2008 e non saldate. La richiesta si fondava sull’azione di indebito arricchimento, poiché l’ASL si era avvantaggiata delle prestazioni fornite dalla struttura privata ai cittadini, risparmiando i costi corrispondenti.
Il Tribunale di primo grado aveva accolto pienamente le richieste della struttura sanitaria. Tuttavia, la Corte d’Appello, in parziale riforma della sentenza, aveva ridotto l’importo dovuto. Secondo i giudici d’appello, per calcolare l’arricchimento dell’ASL, bisognava sottrarre dal costo totale delle prestazioni l’importo dei ticket che l’ASL stessa avrebbe incassato se avesse erogato direttamente i servizi. Questo calcolo aveva portato a una significativa riduzione del rimborso.

La Questione del Calcolo nell’Indebito Arricchimento Sanità

Il cuore della controversia risiede nella metodologia di calcolo dell’indennizzo dovuto alla struttura privata. La ricorrente ha contestato la decisione della Corte d’Appello, sostenendo che la detrazione dei ticket fosse errata per tre motivi principali:
1. Violazione dell’art. 2041 c.c. sull’indebito arricchimento.
2. Errata applicazione delle norme sull’accreditamento e sui tetti di spesa (D.Lgs. 502/1992).
3. Omesso esame di prove documentali (fatture) che dimostravano come i rimborsi fossero già stati decurtati a priori dei ticket versati dai pazienti.

La tesi della Corte d’Appello si basava su un’ipotesi astratta: l’arricchimento dell’ASL non sarebbe solo il costo risparmiato, ma tale costo diminuito del mancato introito (i ticket). La Corte di Cassazione ha ritenuto questo ragionamento fallace, poiché del tutto slegato dalla realtà dei fatti.

La Decisione della Cassazione: il Ticket spetta a chi Eroga la Prestazione

La Suprema Corte ha accolto tutti i motivi del ricorso, affermando che il ragionamento della Corte d’Appello era errato. L’ASL, non avendo erogato alcuna prestazione sanitaria, non avrebbe mai potuto incassare alcun ticket. Il diritto a riscuotere il ticket sorge in capo al soggetto che materialmente esegue la prestazione.
Pertanto, l’arricchimento dell’ASL consiste unicamente nel risparmio di spesa ottenuto grazie all’attività della struttura privata. Decurtare da questo risparmio un introito (il ticket) che l’ASL non ha mai avuto il diritto di percepire in concreto è giuridicamente infondato.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando principi consolidati. L’arricchimento dell’ASL, pari al risparmio di spesa, non può essere decurtato dell’importo dei ticket che solo la struttura privata, in quanto erogatrice materiale delle prestazioni, ha il diritto di conseguire. Qualsiasi altra interpretazione inciderebbe implicitamente sul limite di spesa assegnato alla struttura, riducendolo in modo surrettizio. La Cassazione ha inoltre richiamato un suo recente orientamento secondo cui, in assenza di una previsione espressa nella convenzione, la somma a carico del privato (il ticket) non può essere computata ai fini del tetto massimo rimborsabile, poiché tale tetto riguarda esclusivamente la spesa pubblica.
Di conseguenza, la Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: “In tema di indebito arricchimento derivante dall’erogazione delle prestazioni sanitarie da parte di struttura privata accreditata, in assenza di contratto scritto stipulato con la Pubblica Amministrazione, l’arricchimento dell’ASL è determinato dal costo che la stessa avrebbe dovuto sostenere per procurarsi le medesime prestazioni, al netto dei ticket sanitari pagati dai pazienti”.

Le Conclusioni

La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio. La decisione rappresenta un punto fermo nella tutela delle strutture sanitarie private accreditate, garantendo che il loro diritto al compenso per le prestazioni erogate non venga ingiustamente ridotto sulla base di calcoli ipotetici e astratti. Viene così riaffermato che l’indennizzo per indebito arricchimento sanità deve basarsi sui costi reali risparmiati dall’ente pubblico, senza detrazioni illegittime.

Quando una struttura sanitaria privata agisce per indebito arricchimento, l’ASL può sottrarre l’importo dei ticket dal rimborso dovuto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’arricchimento dell’ASL è determinato dal costo che avrebbe dovuto sostenere per erogare le stesse prestazioni, e da questo importo non può essere detratto un ipotetico mancato incasso dei ticket.

A chi spetta l’incasso del ticket sanitario?
Secondo la Corte, il ticket sanitario spetta al soggetto che materialmente eroga la prestazione. Pertanto, se il servizio è fornito da una struttura privata accreditata, è questa ad avere il diritto di incassare il ticket dai pazienti.

Come si calcola l’arricchimento dell’ASL in caso di prestazioni sanitarie erogate da una struttura privata accreditata senza un contratto scritto?
L’arricchimento dell’ASL corrisponde al costo che essa ha risparmiato non avendo erogato direttamente le prestazioni. Questo calcolo deve essere fatto al netto dei ticket sanitari che i pazienti hanno già pagato alla struttura privata erogatrice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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