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Incarico provvisorio: quando la revoca è legittima?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un incarico provvisorio, conferito in attesa dell’esito di una selezione, cessa automaticamente con la conclusione della stessa. La successiva gestione del posto, resosi nuovamente vacante, rientra nella discrezionalità organizzativa del datore di lavoro, che non è obbligato a scorrere la graduatoria per un nuovo incarico ad interim. La Corte ha rigettato il ricorso di una dipendente che contestava la legittimità della cessazione del suo incarico e la successiva nomina di un altro collega.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Incarico Provvisorio: Quando Cessa e Come si Gestisce la Vacanza del Posto

Un incarico provvisorio conferito a un dipendente in attesa della conclusione di una selezione pubblica cessa automaticamente con la nomina del vincitore, senza che si possa parlare di revoca illegittima. La successiva gestione del posto, qualora torni vacante, rientra nella discrezionalità organizzativa del datore di lavoro. Questo è il principio chiave affermato dalla Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con l’ordinanza n. 49/2024, che chiarisce i limiti e la natura degli incarichi temporanei nel pubblico impiego.

I fatti del caso

Una dipendente di un importante istituto nazionale di previdenza sociale, inquadrata nel ruolo legale, impugnava la decisione dell’ente di porre fine al suo incarico di coordinatrice provvisoria di un ufficio legale provinciale. L’incarico le era stato conferito in attesa della definizione di una selezione per la copertura di 81 posti di coordinatore a livello nazionale.

Una volta approvate le graduatorie, un collega meglio posizionato veniva nominato titolare dell’ufficio. Tuttavia, poco dopo, quest’ultimo veniva trasferito ad altra sede, lasciando il posto nuovamente vacante. A questo punto, l’istituto, invece di richiamare la ricorrente o scorrere la graduatoria, assegnava un nuovo incarico provvisorio a un altro collega, anch’egli con un punteggio superiore a quello della dipendente.

La lavoratrice, ritenendo illegittima la revoca del suo incarico e la successiva nomina, adiva le vie legali per ottenere un risarcimento. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano le sue domande, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione e la natura dell’incarico provvisorio

La Suprema Corte ha respinto il ricorso della dipendente, confermando le sentenze dei gradi precedenti e fornendo importanti chiarimenti sulla gestione di un incarico provvisorio.

I giudici hanno innanzitutto sottolineato la natura intrinsecamente temporanea dell’incarico. Essendo stato conferito “in via provvisoria e solo in attesa dell’espletamento delle selezioni”, esso era destinato a cessare automaticamente una volta venuto meno il suo presupposto, ovvero con la conclusione della procedura selettiva e la nomina del vincitore.

Di conseguenza, non si è trattato di una “revoca” nel senso tecnico del termine, ma di una naturale cessazione degli effetti dell’incarico. Le norme invocate dalla ricorrente, che prevedono la revoca solo per “risultati negativi nell’espletamento della funzione”, si applicano agli incarichi conferiti “a regime” e non a quelli meramente temporanei e sostitutivi.

La gestione del posto nuovamente vacante e la discrezionalità datoriale

Un punto cruciale della controversia riguardava la gestione del posto di coordinatore dopo che il vincitore della selezione era stato trasferito. La ricorrente sosteneva che l’istituto avrebbe dovuto procedere allo scorrimento della graduatoria.

La Corte ha respinto questa tesi, affermando che la scelta di come coprire nuovamente il posto in via temporanea rientrava nella piena discrezionalità organizzativa dell’ente. L’istituto non era obbligato a utilizzare la graduatoria per un’altra assegnazione provvisoria e poteva legittimamente optare per una scelta discrezionale, come quella di nominare un altro avvocato che, peraltro, si trovava in posizione migliore in graduatoria rispetto alla ricorrente.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su una chiara distinzione tra incarichi a tempo indeterminato (o “a regime”) e incarichi temporanei. Per questi ultimi, la cessazione non è legata a una valutazione negativa del lavoro svolto, ma al semplice avverarsi della condizione risolutiva prevista al momento del conferimento (la conclusione della selezione).

La Corte ha inoltre ritenuto infondata la censura relativa alla violazione dei principi di correttezza e buona fede. L’accertamento di fatto condotto dai giudici di merito non ha evidenziato alcuna violazione, ma ha confermato che la scelta dell’istituto di nominare un altro collega ad interim era una decisione di natura prettamente organizzativa, esente da censure di legittimità. Il fatto che il collega scelto avesse un punteggio migliore in graduatoria (99° posto contro il 156° della ricorrente) ha ulteriormente rafforzato la legittimità della decisione.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione stabilisce che un incarico provvisorio, legato a una procedura di selezione, cessa automaticamente con la nomina del vincitore. Non si configura come una revoca e non richiede le garanzie procedurali previste per gli incarichi stabili. La successiva decisione del datore di lavoro di coprire di nuovo temporaneamente il posto, resosi vacante per altre ragioni, è espressione del suo potere discrezionale e organizzativo, sindacabile solo in caso di violazione dei principi di buona fede e correttezza, che nel caso di specie non è stata ravvisata.

Un incarico conferito in via provvisoria in attesa di una selezione può essere revocato liberamente?
Secondo la Corte, non si tratta di una revoca, ma di una cessazione automatica. L’incarico termina naturalmente quando si conclude la selezione per la quale era stato previsto, poiché viene meno il presupposto stesso della sua esistenza.

Se il vincitore di una selezione rinuncia al posto, l’incarico deve essere assegnato scorrendo la graduatoria?
No. La Corte ha chiarito che, una volta esaurita la procedura di selezione con la nomina del vincitore, la gestione di una nuova vacanza del posto rientra nella discrezionalità organizzativa del datore di lavoro. Questi non è obbligato a utilizzare la graduatoria per un nuovo incarico ad interim.

Quali limiti incontra il datore di lavoro nell’assegnare un nuovo incarico provvisorio?
Il datore di lavoro deve sempre agire nel rispetto dei principi di buona fede e correttezza contrattuale. Tuttavia, la scelta di assegnare un nuovo incarico ad interim è considerata una decisione di natura prettamente organizzativa e discrezionale, non sindacabile se non viene provata una violazione di tali principi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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