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Incarico dirigenziale sanità: no all’automatismo

Un dirigente medico ha citato in giudizio un’azienda sanitaria per non aver ricevuto un incarico professionale dopo cinque anni di servizio. Sebbene i tribunali di merito gli avessero dato ragione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. La Suprema Corte ha chiarito che l’ottenimento di un incarico dirigenziale sanità non è un diritto automatico, ma è subordinato a tre condizioni essenziali: la reale disponibilità di posti, la copertura finanziaria e il superamento di una procedura di selezione. Poiché il medico non ha dimostrato la sussistenza di tali presupposti, la sua richiesta di risarcimento è stata respinta.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Incarico Dirigenziale Sanità: La Cassazione Nega l’Automatismo Dopo 5 Anni

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale per i medici del Servizio Sanitario Nazionale: l’anzianità di servizio, anche superiore a cinque anni, non conferisce un diritto automatico a un incarico dirigenziale sanità. Questa pronuncia ribalta le decisioni dei gradi inferiori di giudizio e stabilisce criteri precisi per l’attribuzione di tali ruoli, sottolineando la necessità di condizioni oggettive e procedure selettive. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Dirigente Medico

Un dirigente medico si era rivolto al tribunale per ottenere il risarcimento del danno derivante dalla mancata assegnazione di un incarico professionale di maggiore responsabilità, a cui riteneva di aver diritto avendo maturato oltre cinque anni di anzianità di servizio. La sua richiesta includeva anche il risarcimento per la cosiddetta “perdita di chance”, ovvero la perdita della possibilità di crescita professionale.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano accolto le sue ragioni. In particolare, la Corte territoriale aveva sostenuto che, pur non esistendo un diritto automatico, l’Azienda Sanitaria avesse quantomeno un onere di valutazione del dirigente, onere che era stato completamente disatteso. Questa inerzia, secondo i giudici di merito, costituiva una violazione dei principi di correttezza e buona fede, giustificando la condanna al risarcimento.

La Decisione della Corte e l’Incarico Dirigenziale Sanità

L’Azienda Sanitaria ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, contestando la violazione delle norme e della contrattazione collettiva che regolano il conferimento degli incarichi dirigenziali. La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendolo e ribaltando completamente l’esito del giudizio.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione, rifacendosi a un suo consolidato orientamento, ha affermato che il conferimento di un incarico dirigenziale sanità (come la direzione di una struttura semplice, un incarico di alta professionalità, di studio, ricerca, ecc.) non è mai un atto dovuto o automatico basato sulla sola anzianità di servizio. Al contrario, tale conferimento è strettamente condizionato da tre presupposti fondamentali che devono coesistere:

1. Esistenza di Posti Disponibili: L’incarico deve essere previsto nell’assetto organizzativo dell’ente, formalizzato nel cosiddetto “atto aziendale”. Non si può pretendere un incarico che, di fatto, non esiste nella pianta organica.
2. Copertura Finanziaria: Devono essere disponibili le risorse economiche necessarie per sostenere il costo dell’incarico e della relativa retribuzione.
3. Superamento di Forme di Selezione: Il dirigente deve partecipare e superare le procedure selettive previste dalla contrattazione collettiva, che garantiscono una valutazione comparativa e meritocratica.

Nel caso di specie, il dirigente medico non aveva mai allegato né provato l’effettiva disponibilità di posti per i quali fosse stato illegittimamente pretermesso. La sua domanda si basava sull’idea di un diritto astratto, che la Corte ha ritenuto insussistente. Di conseguenza, il disconoscimento di tale diritto ha fatto venir meno ogni fondamento per la pretesa risarcitoria, sia per il mancato conferimento in sé, sia per la presunta perdita di chance.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La decisione della Cassazione traccia una linea netta: l’aspirazione a un incarico superiore è legittima, ma non si traduce in un diritto soggettivo automatico. Per poter rivendicare un incarico o un risarcimento, il dirigente medico deve dimostrare l’esistenza di un posto vacante e di aver subito un pregiudizio concreto a causa di una procedura selettiva irregolare o della sua mancata attivazione in presenza delle condizioni necessarie. L’obbligo di buona fede dell’azienda non può spingersi fino a creare posizioni non previste o a bypassare le regole di selezione pubblica. Questa sentenza rafforza quindi i principi di organizzazione aziendale e di selezione meritocratica nel settore pubblico, anche in ambito sanitario.

Un dirigente medico ha diritto automaticamente a un incarico di livello superiore dopo cinque anni di servizio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il solo superamento del quinquennio di anzianità non conferisce alcun diritto automatico a un incarico dirigenziale, il quale non è un atto dovuto da parte dell’azienda sanitaria.

Quali sono le condizioni necessarie per ottenere un incarico dirigenziale nel settore sanitario?
Le condizioni necessarie sono tre e devono coesistere: l’effettiva disponibilità di posti previsti nell’atto aziendale, l’esistenza di una adeguata copertura finanziaria e il superamento delle procedure di selezione regolate dalla contrattazione collettiva.

È possibile chiedere un risarcimento per perdita di chance se l’azienda sanitaria non conferisce un incarico dirigenziale?
È possibile solo se si dimostra l’esistenza di un diritto al conferimento o, quantomeno, la concreta possibilità di ottenerlo. Se, come nel caso deciso, manca un presupposto fondamentale come la disponibilità di posti, la pretesa risarcitoria, anche per perdita di chance, è infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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