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Incarichi extra dipendenti pubblici: l’ok del capo

Una docente accetta un incarico retribuito come presidente di una fondazione senza chiedere l’autorizzazione al proprio dirigente scolastico. La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione disciplinare e l’obbligo di restituire i compensi, stabilendo che per gli incarichi extra dipendenti pubblici è sempre necessaria l’autorizzazione esplicita dell’amministrazione di diretta appartenenza (la scuola), anche se un’altra entità pubblica ha conferito l’incarico.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Incarichi extra dipendenti pubblici: l’autorizzazione è sempre obbligatoria

La gestione degli incarichi extra per i dipendenti pubblici è una questione delicata, regolata da norme precise per garantire l’imparzialità e il buon andamento della Pubblica Amministrazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’autorizzazione per svolgere un’attività esterna retribuita deve essere sempre richiesta e ottenuta dalla propria ‘amministrazione di appartenenza’, anche quando l’incarico viene offerto da un altro ente pubblico. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Una docente impiegata presso un istituto scolastico comprensivo veniva nominata Presidente del Consiglio di Amministrazione di una Fondazione, un ruolo per il quale percepiva un’indennità. L’insegnante, tuttavia, non aveva richiesto la necessaria autorizzazione preventiva al proprio dirigente scolastico per svolgere tale incarico extra-lavorativo.

Venuta a conoscenza della situazione, l’amministrazione scolastica avviava un procedimento disciplinare che si concludeva con una sanzione di sospensione dal servizio e dalla retribuzione per 5 giorni. Inoltre, le veniva richiesto di restituire tutti i compensi percepiti dalla Fondazione, come previsto dall’articolo 53 del D.Lgs. 165/2001.

La docente impugnava questi provvedimenti, sostenendo che l’autorizzazione dovesse considerarsi implicita, dato che la sua nomina proveniva da un’altra articolazione della pubblica amministrazione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano le sue argomentazioni, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione: la gestione degli incarichi extra dipendenti pubblici

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della docente, confermando in toto le decisioni dei giudici di merito. La sentenza chiarisce in modo inequivocabile la portata degli obblighi che gravano sui dipendenti pubblici e la corretta interpretazione delle norme in materia.

Le Motivazioni della Corte

Il ragionamento della Cassazione si fonda su alcuni pilastri giuridici essenziali.

L’identificazione dell’Amministrazione di Appartenenza

Il punto centrale della controversia era definire quale fosse l'”amministrazione di appartenenza” tenuta a rilasciare l’autorizzazione. La docente sosteneva che, essendo la Provincia Autonoma a gestire il rapporto economico, questa fosse l’ente di riferimento. La Corte ha invece chiarito che, in virtù dell’autonomia scolastica, l’amministrazione di appartenenza è l’istituto scolastico specifico presso cui il dipendente presta servizio. Di conseguenza, l’unico soggetto legittimato a concedere l’autorizzazione era il dirigente di tale istituto.

L’insussistenza di un’autorizzazione implicita

La Corte ha smontato la tesi dell’autorizzazione implicita. Il fatto che un’altra entità pubblica abbia designato la docente non esonera quest’ultima dal dovere di informare il proprio datore di lavoro diretto e chiederne il consenso formale. La finalità della norma è proprio quella di permettere al dirigente dell’ufficio di appartenenza di valutare la compatibilità dell’incarico esterno con le mansioni d’istituto, prevenendo potenziali conflitti di interesse o un calo del rendimento.

La tempestività del procedimento disciplinare

Un altro motivo di ricorso riguardava la presunta tardività della contestazione disciplinare. Anche su questo punto, la Corte ha dato torto alla ricorrente. Il termine per avviare il procedimento (dies a quo) non decorre da una generica conoscenza dei fatti, ma dal momento in cui l’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari (UPD) acquisisce una conoscenza completa e certa della violazione. Non basta una vaga notizia informale per far scattare il cronometro.

La legittimità della restituzione dei compensi

Infine, la Corte ha ribadito la piena legittimità costituzionale dell’obbligo di versare all’amministrazione i compensi ricevuti per incarichi non autorizzati. Questa misura non è irragionevole, ma serve a rafforzare il principio di esclusività del rapporto di lavoro pubblico, sancito dagli articoli 97 e 98 della Costituzione. L’obiettivo è scoraggiare comportamenti elusivi e garantire che le energie del dipendente pubblico siano primariamente dedicate al servizio della collettività.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un monito chiaro a tutti i dipendenti pubblici. Prima di accettare qualsiasi incarico retribuito esterno, è imperativo seguire la procedura corretta: presentare una richiesta formale e ottenere un’autorizzazione scritta dal dirigente della propria amministrazione di appartenenza. Non esistono autorizzazioni implicite o presunte. L’inosservanza di questa regola espone a conseguenze severe: non solo una sanzione disciplinare, ma anche la perdita totale dei guadagni derivanti dall’attività non autorizzata.

Chi deve autorizzare un incarico extra per un dipendente pubblico, come un insegnante?
L’autorizzazione deve essere richiesta e rilasciata dall'”amministrazione di appartenenza”, che, nel caso di un insegnante, è l’istituto scolastico specifico presso cui lavora, rappresentato dal suo dirigente. Non è rilevante quale altro ente pubblico abbia conferito l’incarico.

Se un’altra amministrazione pubblica mi designa per un incarico, l’autorizzazione del mio datore di lavoro è implicita?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non esiste un’autorizzazione implicita. Il dipendente ha sempre l’obbligo di richiedere un’autorizzazione formale ed esplicita al proprio dirigente, il quale deve valutare la compatibilità dell’incarico con i doveri d’ufficio.

Cosa succede se un dipendente pubblico svolge un incarico extra senza autorizzazione?
Incorre in una responsabilità disciplinare, che può portare a sanzioni come la sospensione dal servizio. Inoltre, è obbligato per legge a versare all’amministrazione di appartenenza tutti i compensi percepiti per l’attività svolta senza autorizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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