LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Incarichi ex art. 15 octies: no al trattamento ACN

Un veterinario con incarichi ex art. 15 octies D.Lgs. 502/92 chiedeva il trattamento economico previsto dall’ACN. La Corte d’Appello accoglieva la domanda, ma la Cassazione ha riformato la decisione. Ha stabilito che tali contratti, stipulati per esigenze straordinarie, non sono assimilabili a un rapporto convenzionato e non danno diritto all’applicazione automatica dell’ACN, rigettando la richiesta del professionista.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Incarichi ex art. 15 octies: la Cassazione nega il trattamento ACN

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato il tema delicato degli incarichi ex art. 15 octies del D.Lgs. 502/1992, chiarendo i confini tra contratti a tempo determinato per esigenze specifiche della Pubblica Amministrazione e i rapporti convenzionati stabili. La sentenza analizza il caso di un veterinario che, dopo anni di collaborazione con un’Azienda Sanitaria Provinciale, chiedeva l’applicazione del trattamento economico previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) di categoria. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi di diritto affermati.

I fatti di causa: dalla collaborazione a progetto alla richiesta di equiparazione

Un veterinario aveva collaborato per anni con un’Azienda Sanitaria sulla base di contratti stipulati ai sensi dell’art. 15-octies del D.Lgs. 502/1992. Questi contratti erano finalizzati all’esecuzione di specifici progetti di sanità pubblica, come la sorveglianza sulla BSE, la profilassi per la Blue Tongue e il controllo di malattie infettive negli allevamenti.

Ritenendo che il suo rapporto di lavoro, per continuità e modalità di svolgimento, fosse di fatto assimilabile a quello di un veterinario convenzionato, il professionista ha agito in giudizio per ottenere:
1. La declaratoria di illegittimità dei contratti a progetto utilizzati dall’Azienda Sanitaria.
2. Il riconoscimento del suo diritto all’applicazione delle clausole normative ed economiche dell’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) per i veterinari.
3. La condanna dell’Azienda al pagamento delle relative differenze retributive.

Mentre il Tribunale di primo grado aveva rigettato le sue domande, la Corte d’Appello le aveva parzialmente accolte, condannando l’ente pubblico al pagamento di una somma cospicua.

La decisione della Corte d’Appello e il ricorso in Cassazione

La Corte d’Appello aveva ritenuto che i contratti stipulati fossero illegittimi perché, di fatto, miravano a coprire carenze strutturali dell’organico dell’Azienda Sanitaria e a svolgere attività istituzionali ordinarie. Aveva quindi ricondotto il rapporto nell’alveo delle collaborazioni coordinate e continuative, qualificandolo come un rapporto convenzionato non conforme alla legge, e applicando di conseguenza le disposizioni economiche dell’ACN del 2005.

L’Azienda Sanitaria ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel qualificare il rapporto e, soprattutto, nell’estendere al professionista l’applicazione di un Accordo Collettivo previsto per una diversa tipologia di rapporto, quello convenzionato.

Incarichi ex art. 15 octies: la parola alla Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Azienda Sanitaria, cassando la sentenza d’appello e rigettando nel merito la domanda originaria del veterinario. La decisione si fonda su una netta distinzione tra le diverse forme di collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale.

La natura degli incarichi per esigenze straordinarie

I giudici hanno ribadito che gli incarichi ex art. 15 octies sono uno strumento a disposizione della Pubblica Amministrazione per far fronte a esigenze specifiche e temporanee che non possono essere soddisfatte con il personale in servizio. La loro legittimità dipende dalla straordinarietà e contingenza della situazione, che non consente un adeguamento immediato dell’organizzazione stabile. Non sono, quindi, uno strumento per coprire vuoti di organico permanenti.

Inapplicabilità della norma transitoria dell’ACN

Il punto cruciale della decisione riguarda l’applicazione dell’ACN. La Corte d’Appello aveva fatto leva su una norma transitoria dell’ACN del 2005 per giustificare l’estensione del trattamento economico. La Cassazione ha chiarito che tale norma aveva lo scopo di uniformare il trattamento dei medici già convenzionati, ma non poteva essere utilizzata per regolare rapporti nati sotto un diverso regime giuridico, come quello dei contratti a progetto ex art. 15 octies.
In altre parole, anche se il rapporto di fatto presentava delle similitudini con un lavoro convenzionato, la sua fonte giuridica era diversa e non permetteva un’automatica estensione delle tutele economiche previste dall’ACN.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha enunciato un principio di diritto chiaro: i medici e i veterinari che hanno operato sulla base di contratti per l’attuazione di progetti specifici, ai sensi dell’art. 15 octies del D.Lgs. 502/1992, non possono chiedere il pagamento delle differenze retributive calcolate applicando l’Accordo Collettivo Nazionale previsto per i professionisti convenzionati. La qualificazione del rapporto come ‘lavoro autonomo convenzionato’ non è corretta, poiché la base legale e le finalità dei due tipi di contratto sono distinte. L’eventuale richiesta di un professionista in questa situazione potrebbe fondarsi su altri istituti, come il risarcimento del danno o l’azione di indebito arricchimento (art. 2041 c.c.), ma non sulla diretta applicazione di un contratto collettivo non pertinente.

Conclusioni

Questa ordinanza traccia una linea netta tra le diverse forme di collaborazione nel settore sanitario pubblico. Stabilisce che la stipula di incarichi ex art. 15 octies non può essere surrettiziamente trasformata in un rapporto convenzionato ai fini economici. Per i professionisti, ciò significa che la tutela per eventuali abusi nell’utilizzo di tali contratti non risiede nell’equiparazione retributiva ai colleghi convenzionati, ma deve essere cercata attraverso altri strumenti giuridici. Per le Amministrazioni Sanitarie, la sentenza ribadisce l’importanza di utilizzare questi contratti solo per le finalità straordinarie e temporanee per cui sono stati concepiti, evitando di coprire esigenze strutturali e permanenti.

Un professionista sanitario con un contratto a progetto ex art. 15 octies D.Lgs. 502/92 ha diritto allo stesso trattamento economico di un collega con rapporto convenzionato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questi incarichi, pur se formalizzati per l’attuazione di progetti, non sono assimilabili a un rapporto di lavoro autonomo convenzionato e non danno diritto all’applicazione del trattamento economico previsto dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN).

Perché la Corte ha ritenuto illegittima l’applicazione dell’ACN al caso specifico?
Perché la norma transitoria dell’ACN 2005, invocata per estendere il trattamento, è finalizzata a garantire un’applicazione uniforme dell’accordo ai medici già convenzionati, non a regolare i rapporti di chi, come nel caso in esame, era stato assunto con contratti a progetto per esigenze specifiche e temporanee.

Quali sono le condizioni per stipulare legittimamente un contratto ex art. 15 octies del D.Lgs. 502/1992?
Tali contratti devono avere un oggetto specifico e rispondere a esigenze cui la Pubblica Amministrazione non può far fronte con il personale in servizio. La temporaneità dell’incarico deve dipendere dalla straordinarietà e contingenza della situazione, che non permette di adeguare immediatamente l’organizzazione e il personale stabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati