LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Incarichi dirigenza medica: non è un diritto automatico

Un dirigente medico, dopo cinque anni di servizio, rivendicava il diritto a un incarico superiore. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l’assegnazione di incarichi dirigenza medica non è automatica. Tale conferimento dipende dalla disponibilità di posti, dalle risorse finanziarie e dal superamento di procedure di selezione, rientrando nella discrezionalità organizzativa dell’Azienda Sanitaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Incarichi dirigenza medica: non un diritto automatico dopo 5 anni

L’anzianità di servizio e una valutazione positiva sono sufficienti per garantire a un dirigente medico un incarico di maggiore responsabilità? Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara, delineando i confini tra le aspettative del singolo professionista e la discrezionalità organizzativa della Pubblica Amministrazione. La questione centrale riguarda la natura, obbligatoria o condizionata, del conferimento di incarichi dirigenza medica di alta professionalità o di direzione di struttura semplice.

I fatti del caso

Un dirigente medico, in servizio presso un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) da oltre cinque anni e con una valutazione positiva del suo operato, aveva richiesto il riconoscimento del suo diritto a ottenere un incarico di livello superiore, come la direzione di una struttura semplice o un ruolo di alta specializzazione. Inizialmente, il Tribunale gli aveva dato ragione, condannando l’ASL al pagamento di differenze retributive e all’adeguamento della posizione. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dell’Azienda Sanitaria. Il medico ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che le norme di legge e contrattuali, a seguito di alcune modifiche legislative, avessero trasformato il conferimento di tali incarichi da una mera possibilità a un vero e proprio obbligo per l’amministrazione.

Incarichi dirigenza medica e discrezionalità della PA

Il ricorrente basava le sue argomentazioni su una presunta evoluzione normativa che, a suo dire, avrebbe reso automatico il passaggio a un ruolo superiore dopo il superamento del quinquennio. Egli sosteneva che la legge non consentisse più all’ASL di scegliere se conferire o meno l’incarico, ma solo di decidere quale, tra quelli di livello superiore, assegnare. Questa interpretazione, però, non ha convinto la Suprema Corte.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando un principio di diritto fondamentale: il conferimento di incarichi dirigenza medica di livello superiore non è un atto dovuto e automatico. La decisione si fonda su tre pilastri inscindibili:

1. Disponibilità di posti: L’incarico deve essere previsto nell’atto aziendale, ovvero il documento che definisce la struttura organizzativa dell’ente. Se non esiste un posto vacante, non può esserci alcuna assegnazione.
2. Copertura finanziaria: L’ente deve disporre delle risorse economiche necessarie per sostenere il costo del nuovo e più oneroso incarico. La gestione della spesa pubblica e il rispetto dei vincoli di bilancio sono prioritari.
3. Procedure di selezione: L’assegnazione deve avvenire attraverso procedure selettive, come previsto dalla contrattazione collettiva. Questo garantisce trasparenza e meritocrazia, escludendo qualsiasi automatismo basato sulla sola anzianità.

La Corte ha chiarito che anche le modifiche legislative invocate dal ricorrente non hanno eliminato la natura discrezionale della scelta dell’amministrazione. L’attribuzione di queste funzioni più qualificate resta una possibilità, non un obbligo, e deve sempre essere compatibile con le esigenze organizzative e le disponibilità finanziarie dell’ente. La Pubblica Amministrazione conserva il potere di definire la propria organizzazione per garantire il buon andamento e l’efficienza del servizio sanitario.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma che le legittime aspirazioni di carriera del singolo dirigente medico devono essere bilanciate con l’interesse pubblico a una gestione efficiente e sostenibile delle risorse sanitarie. Il superamento del quinquennio con valutazione positiva è un presupposto necessario ma non sufficiente per ottenere un incarico superiore. Senza la disponibilità di un posto in organico, la relativa copertura finanziaria e il superamento di una procedura selettiva, non sorge alcun diritto automatico in capo al dirigente. Di conseguenza, è stata esclusa anche qualsiasi pretesa risarcitoria per il mancato conferimento dell’incarico.

Un dirigente medico ha diritto automatico a un incarico superiore dopo cinque anni di servizio con valutazione positiva?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non esiste alcun diritto automatico. Il superamento del quinquennio con valutazione positiva è solo un requisito per poter concorrere all’incarico, ma non ne garantisce l’assegnazione.

Quali sono le condizioni necessarie per il conferimento di un incarico dirigenziale di livello superiore?
Il conferimento è subordinato a tre condizioni: l’esistenza di un posto disponibile secondo l’assetto organizzativo dell’ente (atto aziendale), la disponibilità delle necessarie risorse finanziarie e il superamento delle procedure di selezione previste dalla contrattazione collettiva.

La Pubblica Amministrazione è obbligata a creare nuovi posti dirigenziali per i medici che maturano i requisiti di anzianità?
No. La creazione e il numero degli incarichi dirigenziali rientrano nelle scelte organizzative e di merito dell’Azienda Sanitaria, che deve agire in modo compatibile con le risorse finanziarie disponibili e con le proprie esigenze strutturali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati