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Inattività lavorativa: la Cassazione valuta la retroattività

L’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione affronta il tema del requisito di inattività lavorativa per l’ottenimento dell’assegno di invalidità. Una cittadina si è vista negare il beneficio in primo grado poiché una nuova norma, più favorevole, non è stata ritenuta retroattiva dal giudice. La Corte Suprema, riconoscendo l’importanza della questione per l’uniformità del diritto, non decide il caso ma lo rinvia a una pubblica udienza per una pronuncia nomofilattica che stabilisca in via definitiva se la nuova disciplina sull’inattività lavorativa si applichi anche al passato.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Inattività Lavorativa e Assegno di Invalidità: la Cassazione Fa il Punto sulla Retroattività

Il concetto di inattività lavorativa per gli invalidi parziali torna al centro del dibattito giurisprudenziale. Con una recente ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione ha sospeso la decisione su un caso specifico per rimettere la questione a una pubblica udienza. L’obiettivo è fare chiarezza definitiva sulla possibile applicazione retroattiva delle nuove, e più favorevoli, norme che definiscono quando un’attività lavorativa di lieve entità sia compatibile con l’assegno mensile di assistenza. Vediamo nel dettaglio i contorni di questa importante vicenda.

I Fatti di Causa

Una cittadina, riconosciuta invalida parziale, aveva richiesto all’ente previdenziale l’assegno mensile di assistenza previsto dalla legge. La sua domanda era stata respinta perché svolgeva un’attività lavorativa, sebbene con un reddito molto basso. La lavoratrice ha quindi adito il Tribunale, sostenendo la sua tesi sulla base di una nuova norma, l’art. 12-ter del D.L. n. 146/2021, che considera soddisfatto il requisito dell’inattività lavorativa anche se l’invalido percepisce un reddito inferiore a una determinata soglia.

Il Tribunale di Foggia, tuttavia, ha respinto la sua richiesta. Il giudice di primo grado ha ritenuto che la nuova disposizione non fosse una norma di ‘interpretazione autentica’ (cioè una legge che chiarisce una precedente), ma una norma innovativa. Di conseguenza, non poteva essere applicata retroattivamente a una situazione sorta prima della sua entrata in vigore.

Contro questa decisione, la cittadina ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione della nuova legge.

La Decisione sulla questione della inattività lavorativa

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, non ha deciso se la lavoratrice avesse torto o ragione. Ha invece emesso un’ordinanza interlocutoria, con la quale ha preso atto della rilevanza della questione. I giudici hanno evidenziato che il quesito sull’efficacia retroattiva o meno della nuova definizione di inattività lavorativa era già stato sollevato in un altro procedimento e rinviato alla pubblica udienza.

Riconoscendo la necessità di un intervento ‘nomofilattico’ – ossia volto a garantire un’interpretazione della legge uguale per tutti – la Corte ha deciso di rinviare anche questa causa a una nuova udienza pubblica. Questa scelta impedisce una decisione in camera di consiglio e prepara il terreno per una pronuncia che avrà valore di principio e guiderà le decisioni future dei tribunali su casi analoghi.

Le Motivazioni

La motivazione principale dietro il rinvio risiede nella natura stessa della questione giuridica. Il punto cruciale è stabilire se l’art. 12-ter sia una semplice novità legislativa, valida solo per il futuro, o se rappresenti un chiarimento di un principio preesistente, e quindi applicabile anche al passato. La decisione del Tribunale di Foggia si è basata sulla prima interpretazione, negando l’applicazione della norma al caso specifico.

La Cassazione, tuttavia, ritiene che la questione abbia una portata generale e meriti un approfondimento in una sede più solenne come la pubblica udienza. La Corte vuole evitare il formarsi di orientamenti giurisprudenziali contrastanti tra i vari tribunali d’Italia, che creerebbero incertezza e disparità di trattamento tra i cittadini. Il rinvio è quindi uno strumento per assicurare la certezza e l’uniformità del diritto in una materia così delicata come quella delle prestazioni assistenziali.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza non risolve la controversia, ma la ‘congela’ in attesa di una decisione di principio. L’implicazione pratica per la ricorrente e per tutti coloro che si trovano in situazioni simili è che bisognerà attendere la pronuncia della Corte a sezioni riunite o in pubblica udienza. Tale futura sentenza stabilirà in modo definitivo se il nuovo e più flessibile concetto di inattività lavorativa possa essere usato per valutare le domande di assegno di invalidità presentate prima dell’entrata in vigore del D.L. 146/2021. Questa decisione avrà un impatto significativo su un gran numero di invalidi parziali che svolgono piccole attività lavorative.

Qual è la questione legale principale affrontata dall’ordinanza?
La questione centrale è se la nuova definizione di ‘inattività lavorativa’ introdotta dall’art. 12-ter del D.L. n. 146/2021, più favorevole per gli invalidi parziali, possa essere applicata retroattivamente a situazioni sorte prima della sua entrata in vigore.

La Corte di Cassazione ha dato ragione a una delle parti?
No, la Corte non ha deciso nel merito. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a una pubblica udienza, ritenendo la questione di particolare importanza e meritevole di una pronuncia che uniformi l’interpretazione della legge (intervento nomofilattico).

Per quale motivo il Tribunale di Foggia aveva inizialmente respinto la richiesta della cittadina?
Il Tribunale ha respinto la richiesta perché ha considerato la nuova norma non come una legge di interpretazione autentica (con effetto retroattivo), ma come una norma innovativa, e quindi non applicabile a una fattispecie verificatasi prima della sua approvazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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