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Inammissibilità appello: i termini per il ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una sentenza di primo grado, poiché proposto oltre il termine breve di 60 giorni. Tale termine, in caso di inammissibilità dell’appello, decorre dalla comunicazione dell’ordinanza della Corte d’Appello che ha filtrato il gravame. La decisione ribadisce la natura non impugnabile dell’ordinanza di inammissibilità e la perentorietà dei termini processuali.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Inammissibilità Appello: La Cassazione Sancisce la Tardività del Ricorso

L’istituto della inammissibilità appello, disciplinato dagli articoli 348-bis e 348-ter del codice di procedura civile, rappresenta un filtro volto a velocizzare la giustizia, evitando la prosecuzione di appelli palesemente infondati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 25592/2024, offre un importante chiarimento sui termini perentori per ricorrere contro la sentenza di primo grado quando l’appello viene dichiarato inammissibile. La decisione evidenzia come un errore nella gestione delle tempistiche processuali possa precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni.

I Fatti di Causa: Dall’Appello al Ricorso in Cassazione

Una cittadina proponeva ricorso per cassazione avverso due distinti provvedimenti. In via principale, contestava l’ordinanza con cui la Corte d’Appello di Bari aveva dichiarato inammissibile il suo gravame, sostenendo vizi procedurali. In via subordinata, impugnava la sentenza di primo grado del Tribunale di Bari, lamentando un’errata valutazione delle prove. La controparte, una società per azioni, si opponeva, eccependo l’inammissibilità di entrambe le impugnazioni. Il caso giungeva così all’attenzione della Suprema Corte per la decisione finale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambe le impugnazioni. Per quanto riguarda l’ordinanza della Corte d’Appello, ha stabilito che i vizi procedurali lamentati (pronuncia successiva alla trattazione e motivazione non succinta) non costituivano validi motivi di impugnazione. Per quanto concerne il ricorso contro la sentenza di primo grado, la Corte lo ha ritenuto palesemente tardivo, offrendo una lezione cruciale sulla decorrenza dei termini processuali.

Le Motivazioni: L’Inammissibilità dell’Appello e le sue Conseguenze

Le motivazioni della Corte si sono concentrate su due aspetti fondamentali, entrambi cruciali per comprendere la portata della decisione.

L’impugnazione contro l’ordinanza ex art. 348-bis

La ricorrente sosteneva che l’ordinanza di inammissibilità appello fosse nulla perché pronunciata dopo la trattazione e perché eccessivamente motivata, contravvenendo alla natura sommaria del provvedimento. La Cassazione ha respinto queste argomentazioni, chiarendo che:
1. L’ordinanza era stata adottata a chiusura della prima udienza, prima di qualsiasi altro atto istruttorio, rispettando quindi pienamente la logica dell’art. 348-ter c.p.c.
2. Una motivazione più diffusa del necessario non costituisce un vizio che porta alla nullità. Anzi, non arreca alcun danno alla parte soccombente e non impedisce al provvedimento di raggiungere il suo scopo. Pertanto, l’ordinanza ex art. 348-bis non è, di per sé, impugnabile per questi motivi.

L’impugnazione contro la sentenza di primo grado e la scadenza del termine

Questo è il punto centrale della decisione. L’articolo 348-ter c.p.c. stabilisce che, quando viene pronunciata l’inammissibilità appello, la parte soccombente può ricorrere per cassazione direttamente contro la sentenza di primo grado. Tuttavia, il termine per farlo decorre dalla comunicazione o notificazione dell’ordinanza di inammissibilità.

Nel caso di specie, l’ordinanza della Corte d’Appello era stata comunicata a entrambe le parti il 4 giugno 2021. Da quella data, è iniziato a decorrere il cosiddetto “termine breve” di 60 giorni, previsto dall’articolo 325 c.p.c., per proporre ricorso. Il ricorso della parte soccombente è stato invece depositato il 24 dicembre 2021, ben oltre la scadenza. La Suprema Corte non ha potuto fare altro che dichiararlo inammissibile per tardività, senza entrare nel merito delle questioni sollevate.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per l’Avvocato e il Cittadino

Questa ordinanza riafferma con forza un principio cardine del diritto processuale: la perentorietà dei termini. La dichiarazione di inammissibilità appello ai sensi dell’art. 348-bis c.p.c. non è un evento privo di conseguenze. Essa fa scattare immediatamente un termine perentorio per l’unica via di impugnazione rimasta: il ricorso per cassazione avverso la decisione di primo grado. La mancata osservanza di tale termine comporta la definitiva chiusura del caso. Per avvocati e cittadini, ciò significa che, ricevuta la comunicazione di un’ordinanza di questo tipo, è fondamentale agire con la massima tempestività per non perdere l’ultima opportunità di tutela giurisdizionale.

Quando decorre il termine per ricorrere in Cassazione contro la sentenza di primo grado se l’appello è dichiarato inammissibile?
Il termine per il ricorso per cassazione, in questo specifico caso, decorre dalla data di comunicazione o notificazione dell’ordinanza della Corte d’Appello che dichiara l’inammissibilità.

Un’ordinanza di inammissibilità dell’appello eccessivamente motivata può essere annullata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione più dettagliata del necessario non è causa di nullità del provvedimento, poiché non danneggia la parte soccombente né impedisce all’atto di raggiungere il suo scopo.

Cosa succede se il ricorso per Cassazione viene depositato oltre il ‘termine breve’ di 60 giorni?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile per tardività. Ciò impedisce alla Corte di esaminare il merito della questione e rende definitiva la sentenza di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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