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Inadempimento contratto fotovoltaico: la risoluzione

Una cliente cita in giudizio un’azienda per l’inadempimento del contratto di fornitura di un impianto fotovoltaico, poiché, sebbene installato, non è mai stato reso funzionante. Il Tribunale, accertato il grave inadempimento e l’inutile decorso del termine fissato con diffida ad adempiere, dichiara la risoluzione di diritto del contratto, condannando l’azienda alla restituzione del prezzo pagato e al risarcimento dei danni per i maggiori costi energetici sostenuti dalla cliente.

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Pubblicato il 27 gennaio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Impianto Fotovoltaico non Funzionante: Quando Scatta la Risoluzione del Contratto per Inadempimento

L’installazione di un impianto fotovoltaico rappresenta un investimento importante per molte famiglie, volto al risparmio energetico e alla sostenibilità. Ma cosa succede se, dopo aver pagato, l’azienda installatrice non rende l’impianto funzionante? Un recente caso esaminato dal Tribunale di Pescara fa luce sulle tutele a disposizione del consumatore, chiarendo le conseguenze di un grave inadempimento contratto fotovoltaico e i meccanismi per ottenere la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni.

I Fatti del Caso: Un Impianto Pagato ma Mai Attivato

Nel luglio 2022, una consumatrice stipulava un contratto con un’azienda specializzata per la fornitura e posa in opera di un impianto fotovoltaico completo ‘chiavi in mano’ presso la propria abitazione. Il prezzo pattuito, pari a oltre 22.000 euro, veniva regolarmente saldato, in parte tramite cessione del credito e in parte con un bonifico di circa 11.250 euro.

Il contratto prevedeva un termine di 60/90 giorni per l’installazione e la realizzazione dell’impianto. Tuttavia, nonostante l’installazione fisica dei componenti, l’impianto non veniva mai messo in funzione. Dopo numerosi solleciti rimasti inascoltati, a quasi un anno dalla firma del contratto, la cliente inviava una diffida ad adempiere tramite PEC, concedendo all’azienda un termine di venti giorni per rendere l’impianto operativo. Anche questa comunicazione formale non sortiva alcun effetto.

Di fronte al persistente silenzio e all’inadempimento, la cliente si vedeva costretta a rivolgersi al Tribunale per chiedere la risoluzione del contratto, la restituzione delle somme versate e il risarcimento dei danni subiti, quantificati nei maggiori costi sostenuti per l’energia elettrica nel periodo in cui avrebbe dovuto beneficiare dell’autoconsumo.

L’Inadempimento Contratto Fotovoltaico e la Decisione del Tribunale

L’azienda convenuta, nonostante la regolare notifica dell’atto di citazione, sceglieva di non costituirsi in giudizio, rimanendo contumace. Il Tribunale, sulla base della documentazione prodotta dall’attrice (contratto, fattura, prova del pagamento, diffida ad adempiere) e delle testimonianze raccolte, ha ritenuto la domanda pienamente fondata.

Il giudice ha dichiarato la risoluzione di diritto del contratto ai sensi dell’art. 1454 c.c. Questo istituto giuridico prevede che, quando una parte intima per iscritto all’altra di adempiere entro un congruo termine, con la dichiarazione che, decorso inutilmente detto termine, il contratto s’intenderà senz’altro risolto, il contratto si risolve automaticamente allo scadere del termine senza bisogno di una pronuncia del giudice. L’inadempimento dell’azienda è stato qualificato come grave, poiché ha privato la cliente della funzione essenziale del contratto: la produzione di energia per uso domestico.

Di conseguenza, il Tribunale ha condannato l’azienda a:
1. Restituire la somma di 11.250,00 euro, ovvero l’importo effettivamente versato dalla cliente tramite bonifico.
2. Risarcire il danno, quantificato in 1.942,85 euro, per i maggiori costi di energia elettrica sostenuti dalla cliente nel periodo di mancato funzionamento dell’impianto.
3. Pagare le spese legali del giudizio.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della decisione si fondano su principi cardine del diritto dei contratti. Il Tribunale ha accertato che la mancata messa in funzione dell’impianto, a fronte del completo pagamento del prezzo, costituisce un inadempimento grave e definitivo. L’azienda, non presentandosi in giudizio, non ha fornito alcuna prova contraria né giustificazione per il proprio comportamento.

Un punto chiave della motivazione riguarda l’effetto della diffida ad adempiere. Essendo rimasta senza riscontro, ha prodotto l’effetto risolutivo automatico del contratto, legittimando pienamente la richiesta dell’attrice. Per quanto riguarda la restituzione, il giudice ha correttamente limitato la condanna alla sola somma effettivamente pagata dalla consumatrice, escludendo la parte del prezzo coperta dalla cessione del credito (‘sconto in fattura’), in quanto non ha costituito un esborso monetario diretto per l’attrice.

Infine, il risarcimento del danno è stato riconosciuto come conseguenza diretta e immediata dell’inadempimento, secondo l’art. 1223 c.c. I danni sono stati provati documentalmente attraverso le bollette energetiche, che dimostravano i costi che la cliente avrebbe evitato se l’impianto fosse stato funzionante.

Le Conclusioni: Cosa Imparare da Questa Sentenza

Questa sentenza offre importanti spunti pratici per i consumatori che si trovano in situazioni simili. In primo luogo, evidenzia la potenza dello strumento della ‘diffida ad adempiere’ (art. 1454 c.c.) come mezzo per porre il fornitore di fronte alle sue responsabilità e, in caso di inerzia, per giungere alla risoluzione del contratto senza dover attendere i tempi di una causa ordinaria per la risoluzione giudiziale.

In secondo luogo, sottolinea l’importanza di conservare tutta la documentazione: il contratto, le prove di pagamento, la corrispondenza e, soprattutto, le prove del danno subito (come le bollette). Senza queste prove, sarebbe stato impossibile per il giudice quantificare il risarcimento. La decisione conferma che il consumatore ha diritto non solo a riavere indietro quanto pagato, ma anche a essere compensato per le perdite economiche subite a causa della mancata prestazione della controparte, ripristinando così la sua situazione economica come se il contratto fosse stato correttamente eseguito.

Quando un contratto per un impianto fotovoltaico si può considerare risolto per inadempimento?
Secondo la sentenza, il contratto si considera risolto di diritto quando, a fronte di un inadempimento grave (come la mancata messa in funzione dell’impianto), la parte adempiente invia una diffida ad adempiere scritta e il fornitore non esegue la prestazione entro il termine concesso.

Se l’azienda non completa il lavoro, ho diritto alla restituzione di tutto il prezzo pagato?
La sentenza chiarisce che si ha diritto alla restituzione delle somme effettivamente versate. Nel caso specifico, il Tribunale ha ordinato la restituzione della sola parte di prezzo pagata tramite bonifico, escludendo la quota coperta da ‘sconto in fattura’ in quanto non costituiva un esborso diretto da parte della cliente.

Quali danni posso chiedere se l’impianto fotovoltaico non funziona?
È possibile chiedere il risarcimento dei danni che sono conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento. Nel caso analizzato, il danno è stato identificato nei maggiori costi per i consumi di energia elettrica che la cliente ha dovuto sostenere nel periodo in cui l’impianto avrebbe dovuto essere in funzione, dimostrati tramite la produzione delle relative fatture.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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