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Improcedibilità ricorso: onere del deposito sentenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità di un ricorso a causa del mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata. Il ricorrente si era opposto a un decreto ingiuntivo, ma la sua opposizione era stata giudicata tardiva in primo e secondo grado. La Corte ha ribadito che il deposito della sentenza notificata è un onere inderogabile, essenziale per verificare la tempestività dell’impugnazione, e la sua omissione non è sanabile, portando alla declaratoria di improcedibilità del ricorso.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Improcedibilità Ricorso Cassazione: la Guida Definitiva

L’improcedibilità del ricorso per cassazione è una sanzione processuale severa che può vanificare il diritto di difesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’omesso deposito della copia notificata della sentenza impugnata entro i termini di legge determina inesorabilmente la declaratoria di improcedibilità. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere le ragioni giuridiche e le conseguenze pratiche.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’opposizione a un decreto ingiuntivo. Un privato cittadino si era opposto al pagamento richiesto da una società, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dichiarato la sua opposizione inammissibile perché presentata fuori termine. Non dandosi per vinto, il cittadino proponeva ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello.

Il Ricorso in Cassazione e l’Improcedibilità

Il Consigliere delegato, in una prima analisi del caso, aveva già rilevato una criticità fatale: l’improcedibilità del ricorso per cassazione ai sensi dell’art. 369, comma 2, n. 2, del codice di procedura civile. La ragione? Il ricorrente non aveva depositato, insieme al ricorso, la copia autentica della sentenza impugnata munita della relazione di notificazione (la cosiddetta “relata di notifica”).

Il ricorrente, nel tentativo di superare questa eccezione, sosteneva la necessità di superare la “indefettibilità della conseguenza sanzionatoria”, argomentando che l’improcedibilità non deriva dalla perentorietà del termine in sé, ma dall’impossibilità per la Corte di effettuare il controllo sulla tempestività dell’impugnazione. A suo dire, sarebbe stato possibile produrre il documento mancante anche in una fase successiva, avvalendosi delle disposizioni dell’art. 372 c.p.c.

Le Motivazioni della Corte sull’Improcedibilità del Ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente le argomentazioni del ricorrente, confermando la proposta del Consigliere delegato. La decisione si fonda su un principio consolidato e irremovibile.

La Corte ha ribadito che l’onere di depositare la copia notificata della sentenza, entro il termine perentorio di venti giorni dalla notifica del ricorso, è funzionale a un’esigenza pubblicistica: permettere alla Corte stessa di verificare il rispetto del termine breve per impugnare. Una volta che la sentenza viene notificata, infatti, il termine per proporre ricorso non è più quello “lungo” (sei mesi dalla pubblicazione), ma quello “breve” di sessanta giorni dalla notifica.

Il mancato deposito di tale documento impedisce alla Corte di compiere questo controllo preliminare e fondamentale. Non si tratta di un mero formalismo, ma di una garanzia del principio della cosa giudicata formale.

La Corte ha inoltre precisato che:

1. L’omissione non è sanabile: Il deposito tardivo del documento non sana l’irregolarità. La possibilità di produrre documenti nuovi ai sensi dell’art. 372 c.p.c. non si applica ai documenti richiesti a pena di procedibilità.
2. Irrilevanza della produzione della controparte: L’improcedibilità non viene meno neanche se la copia notificata viene depositata dalla controparte o reperita nel fascicolo d’ufficio (dove, peraltro, solitamente non si trova, dato che la notifica avviene dopo la definizione del giudizio di merito).
3. La riforma non aiuta: Anche le recenti modifiche all’art. 372 c.p.c. non cambiano la sostanza. Tali modifiche, che introducono un termine per il deposito di documenti relativi all'”ammissibilità”, non incidono sui requisiti di “procedibilità” del ricorso, che restano inderogabili.

Conclusioni: La Severità delle Regole Processuali

L’ordinanza in esame conferma con fermezza che gli adempimenti richiesti a pena di improcedibilità, come il deposito della copia notificata della sentenza, non ammettono deroghe o sanatorie tardive. La Corte ha dichiarato il ricorso improcedibile, condannando il ricorrente non solo al pagamento delle spese legali, ma anche al versamento di una somma ulteriore per lite temeraria e di un importo aggiuntivo a titolo di contributo unificato. Questa decisione serve da monito sull’importanza cruciale della diligenza e della precisione nel rispetto dei termini e delle formalità processuali nel giudizio di cassazione, la cui violazione può precludere definitivamente la tutela dei propri diritti.

È possibile sanare il mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che l’omesso deposito della copia notificata della sentenza entro il termine previsto dall’art. 369 c.p.c. determina l’improcedibilità del ricorso, e tale omissione non può essere sanata con un deposito successivo.

Perché il deposito della sentenza notificata è un requisito inderogabile?
È un onere fondamentale per consentire alla Corte di Cassazione di esercitare il proprio controllo d’ufficio sulla tempestività del ricorso. Senza la copia con la relata di notifica, la Corte non può verificare se sia stato rispettato il termine breve di impugnazione, che decorre proprio dalla data della notifica della sentenza.

Le recenti riforme del processo civile hanno ammorbidito questo requisito?
No. Secondo l’ordinanza, la riforma dell’art. 372 c.p.c., che introduce termini per il deposito di documenti relativi all’ammissibilità, non influisce sui requisiti di procedibilità stabiliti dall’art. 369 c.p.c., i quali restano pienamente validi e non derogabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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