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Improcedibilità ricorso cassazione: onere deposito

Una società propone ricorso in Cassazione ma omette di depositare la prova della notifica della sentenza impugnata, un adempimento cruciale. La Corte Suprema dichiara l’improcedibilità del ricorso in cassazione, sottolineando la natura non sanabile di tale omissione e la responsabilità della parte nel rispettare i termini processuali. La decisione conferma la rigidità dei requisiti formali per l’accesso al giudizio di legittimità, con condanna della ricorrente a sanzioni per lite temeraria.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Improcedibilità Ricorso Cassazione: L’Importanza del Deposito della Relata di Notifica

Nel complesso mondo del diritto processuale, anche un singolo dettaglio formale può determinare l’esito di una causa. Un esempio lampante è l’improcedibilità del ricorso in Cassazione, una sanzione severa che impedisce alla Suprema Corte di esaminare il merito della questione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda quanto sia cruciale l’onere del deposito della sentenza impugnata munita di relata di notifica, un adempimento che, se omesso, vanifica l’intero percorso giudiziario.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un’opposizione a un decreto ingiuntivo. Una società a responsabilità limitata semplificata si opponeva alla richiesta di pagamento avanzata da un’azienda produttrice di gas tecnici. In primo grado, il Tribunale di Milano respingeva l’opposizione, confermando il decreto ingiuntivo. La società soccombente decideva quindi di appellare la decisione, ma anche la Corte di Appello di Milano rigettava l’impugnazione.

Non arrendendosi, la società proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una presunta violazione delle norme sulla competenza territoriale. Tuttavia, il suo percorso si è interrotto bruscamente non per una valutazione nel merito, ma per una questione puramente procedurale.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso improcedibile. Questa decisione non entra nel vivo della controversia (la competenza territoriale), ma si ferma a un gradino prima, rilevando un vizio formale insuperabile che ha impedito la prosecuzione del giudizio.

Le motivazioni sulla improcedibilità del ricorso in Cassazione

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione rigorosa dell’articolo 369 del Codice di procedura civile. La Corte ha evidenziato un punto cruciale: nel proprio ricorso, la società ricorrente aveva dichiarato che la sentenza della Corte di Appello le era stata notificata. Questa affermazione non è una mera formalità, ma un “fatto processuale” che produce conseguenze giuridiche precise.

In primo luogo, la notifica della sentenza fa scattare il cosiddetto “termine breve” di 60 giorni per impugnare. In secondo luogo, e questo è l’aspetto decisivo nel caso di specie, essa fa sorgere in capo al ricorrente un onere specifico: depositare, insieme al ricorso, una copia autentica della sentenza impugnata completa della relata di notifica (cioè la prova dell’avvenuta notificazione).

La ricorrente ha omesso di adempiere a questo onere. Secondo la Corte, questa omissione non è sanabile. Non è possibile rimediare depositando il documento in un momento successivo, né la mancata contestazione da parte della controparte può “salvare” il ricorso. La ragione di tale rigore, spiegano i giudici, risiede nell’interesse pubblico a verificare la tempestività dell’impugnazione e, di conseguenza, l’eventuale passaggio in giudicato della sentenza. Si tratta di un principio di autoresponsabilità: la parte che dichiara un fatto processuale (l’avvenuta notifica) deve assumersene le conseguenze e compiere gli atti che ne derivano.

In aggiunta, la Corte ha notato che, a ben vedere, il ricorso era stato notificato anche oltre il termine breve di 60 giorni, rendendo la sua tardività ancora più evidente.

Le conclusioni: le implicazioni pratiche della pronuncia

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque affronti un giudizio di legittimità: la massima diligenza negli adempimenti procedurali è essenziale. La sanzione dell’improcedibilità del ricorso in Cassazione è un monito severo. Un errore, come il mancato deposito della relata di notifica, non viene considerato una mera irregolarità, ma un vizio che preclude l’accesso alla giustizia nel suo grado più alto. La decisione sottolinea che le norme processuali non sono vuoti formalismi, ma strumenti posti a presidio della certezza del diritto e del corretto svolgimento del processo. Per le parti e i loro difensori, ciò significa che ogni dichiarazione e ogni deposito devono essere curati con la massima attenzione, poiché le conseguenze di una svista possono essere definitive e costose, come dimostrano le ulteriori condanne per lite temeraria inflitte alla ricorrente.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato improcedibile?
Il ricorso è stato dichiarato improcedibile perché la parte ricorrente, pur avendo dichiarato nell’atto di ricorso che la sentenza d’appello le era stata notificata, non ha depositato la copia della sentenza con la relativa prova di notifica (relata di notifica) entro il termine previsto dall’art. 369 del codice di procedura civile.

Cosa succede se una parte dichiara nel ricorso che la sentenza è stata notificata?
La dichiarazione di avvenuta notifica fa scattare il termine ‘breve’ di 60 giorni per impugnare e, soprattutto, impegna la parte a subire le conseguenze di tale dichiarazione. Tra queste, sorge l’onere inderogabile di depositare la prova della notifica, a pena di improcedibilità del ricorso.

La mancata contestazione da parte del controricorrente può sanare il difetto di deposito della relata di notifica?
No. Secondo la Corte, la mancata contestazione da parte del controricorrente non può sanare l’omissione. L’improcedibilità deriva da un comportamento omissivo della ricorrente che ostacola la corretta sequenza processuale e la verifica del passaggio in giudicato della sentenza, un interesse che trascende quello delle singole parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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