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Gestione Separata: obbligo per professionisti

Un professionista iscritto all’albo ma non alla propria cassa di previdenza ha contestato l’iscrizione d’ufficio alla Gestione Separata INPS, sostenendo che il suo reddito fosse inferiore alla soglia di 5.000 euro. La Corte di Cassazione ha confermato l’obbligo di iscrizione, chiarendo che per un’attività professionale esercitata in modo abituale il limite di reddito non rileva come soglia di esenzione, ma serve a distinguere il lavoro occasionale da quello abituale. Tuttavia, la Corte ha annullato le sanzioni applicate, in virtù di una recente sentenza della Corte Costituzionale.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Gestione Separata: Obbligo per Avvocati Anche con Basso Reddito, ma Senza Sanzioni

L’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata per i professionisti, in particolare per gli avvocati non iscritti alla Cassa Forense, è un tema di grande attualità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, confermando l’obbligo contributivo anche in presenza di redditi bassi ma, al contempo, annullando le sanzioni per la mancata iscrizione grazie a un intervento della Corte Costituzionale. Analizziamo insieme la decisione per capire la portata e le implicazioni pratiche per i professionisti.

I Fatti del Caso

Un avvocato, regolarmente iscritto all’Albo ma non alla Cassa Forense, si era visto recapitare un avviso di addebito da parte dell’INPS per il recupero dei contributi dovuti alla Gestione Separata per l’anno 2009. Inoltre, l’ente previdenziale aveva proceduto alla sua iscrizione d’ufficio per l’anno 2010. Il professionista ha impugnato tali atti, sostenendo di non essere tenuto all’iscrizione e al versamento dei contributi in quanto il suo reddito annuo era inferiore alla soglia di 5.000 euro, che a suo dire costituiva un limite di esenzione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le sue richieste, sebbene con motivazioni parzialmente diverse riguardo al regime sanzionatorio. Il caso è quindi giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato quasi tutti i motivi di ricorso del professionista, ma ha accolto quello relativo alle sanzioni, decidendo la causa nel merito. In sintesi, la Corte ha stabilito che:

1. L’obbligo di iscrizione sussiste: Per un professionista iscritto a un albo, l’attività si presume esercitata in modo abituale, a prescindere dal reddito prodotto. L’obbligatorietà dell’iscrizione alla Gestione Separata è quindi collegata all’esercizio abituale della professione, non al superamento di una soglia di reddito.
2. La soglia di 5.000 euro non è una franchigia: Questo limite serve a distinguere il lavoro autonomo occasionale da quello abituale. Il suo superamento determina un obbligo automatico di contribuzione, ma il non superarlo non esclude l’obbligo se l’abitualità dell’attività è provata da altri elementi (come l’iscrizione all’albo e l’apertura di uno studio legale).
3. Le sanzioni non sono dovute: La Corte ha applicato un principio derivante da una sentenza della Corte Costituzionale (n. 104/2022), che ha dichiarato illegittima l’applicazione delle sanzioni civili per l’omessa iscrizione alla Gestione Separata per gli avvocati in questa specifica condizione, per i periodi precedenti all’entrata in vigore della legge che ha chiarito definitivamente il loro obbligo (d.l. n. 98/2011).
4. La prescrizione non era maturata: I termini di prescrizione per i contributi del 2009 e 2010 non erano decorsi, in quanto i decreti ministeriali avevano posticipato le scadenze di pagamento, spostando in avanti il dies a quo (giorno di inizio) della prescrizione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su una consolidata giurisprudenza. Per quanto riguarda l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata, i giudici hanno ribadito che l’iscrizione a un albo professionale crea una presunzione di esercizio abituale della professione. Il reddito inferiore a 5.000 euro può essere un indizio, da valutare insieme ad altri, per escludere l’abitualità, ma non è di per sé decisivo né costituisce una soglia di esenzione contributiva. Se l’attività è abituale, tutti i redditi da essa derivanti sono soggetti a contribuzione.

Sul punto cruciale delle sanzioni, la Corte ha accolto il ricorso applicando lo ius superveniens derivante dalla pronuncia della Corte Costituzionale. Quest’ultima ha ritenuto che, a causa dell’incertezza normativa preesistente, non fosse corretto sanzionare gli avvocati che, pur essendo obbligati, avevano omesso l’iscrizione prima che la legge facesse definitiva chiarezza. Di conseguenza, pur confermando l’obbligo di versare i contributi pregressi, la Corte ha annullato le sanzioni civili per evasione o omissione.

Infine, la questione della prescrizione è stata risolta in modo tecnico, evidenziando come i differimenti dei termini di pagamento dei contributi avessero spostato in avanti la data di inizio del conteggio dei cinque anni necessari per la prescrizione, rendendo tempestiva l’azione di recupero dell’INPS.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: per i professionisti iscritti ad albi, l’obbligo contributivo verso la Gestione Separata (se non iscritti alla propria cassa) dipende dall’abitualità dell’esercizio e non dal superamento di una soglia di reddito. La soglia di 5.000 euro non è una franchigia, ma un criterio per distinguere il lavoro occasionale. La vera novità, di grande impatto pratico, è l’annullamento delle sanzioni per i periodi pregressi, grazie all’intervento della Consulta. I professionisti che si trovano in situazioni analoghe sono quindi tenuti a versare i contributi omessi, ma possono legittimamente opporsi alla richiesta di pagamento delle sanzioni civili, alleggerendo notevolmente il proprio carico debitorio.

Un avvocato con un reddito inferiore a 5.000 euro deve iscriversi alla Gestione Separata?
Sì, se l’attività professionale è esercitata in modo abituale. L’iscrizione a un albo professionale e l’avere uno studio legale sono considerati forti indizi di abitualità, rendendo l’iscrizione obbligatoria a prescindere dall’ammontare del reddito prodotto.

Le sanzioni per la mancata iscrizione alla Gestione Separata sono sempre dovute dagli avvocati?
No. La Corte di Cassazione, applicando una sentenza della Corte Costituzionale (n. 104/2022), ha stabilito che le sanzioni civili per l’omessa iscrizione non sono dovute per i periodi antecedenti alla legge che ha chiarito l’obbligo (d.l. 98/2011), a causa della pregressa incertezza normativa.

La soglia di reddito di 5.000 euro costituisce una franchigia esente da contributi per i professionisti?
No. Secondo la Corte, questa soglia non è una quota di reddito esente da contribuzione. Serve a distinguere tra lavoro autonomo occasionale e abituale: se il reddito è superiore, l’obbligo di iscrizione è automatico; se è inferiore, l’obbligo sussiste se si dimostra l’abitualità dell’attività. In caso di attività abituale, l’intero reddito è soggetto a contribuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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