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Gestione Separata INPS: obbligo per professionisti

Un professionista, anche lavoratore dipendente, ha contestato l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS per i redditi da libera professione. La Corte di Cassazione ha confermato l’obbligo, specificando che il versamento del solo contributo integrativo alla cassa professionale non è sufficiente a esonerare. Tuttavia, ha accolto il motivo di ricorso relativo alla prescrizione dei contributi per alcune annualità, rinviando la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione su questo specifico punto.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Professionisti e doppio lavoro: l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS

Un architetto che svolge anche l’attività di docente è tenuto a iscriversi alla Gestione Separata INPS per i redditi derivanti dalla libera professione? Questa è la domanda al centro di una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha ribadito principi fondamentali in materia di previdenza, toccando anche il tema della prescrizione dei contributi. La pronuncia offre chiarimenti cruciali per tutti i professionisti che si trovano in una situazione di doppia attività lavorativa.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un architetto, regolarmente iscritto al proprio Albo professionale, che svolgeva contemporaneamente l’attività di docente di scuola superiore. Per via del suo lavoro dipendente, era già iscritto a una forma di previdenza obbligatoria. Per i redditi derivanti dalla sua attività di libero professionista, versava regolarmente il contributo integrativo alla cassa di previdenza di categoria (Inarcassa), come previsto dalla normativa.

L’INPS, tuttavia, gli contestava l’omessa iscrizione alla Gestione Separata INPS per il periodo dal 2005 al 2013, richiedendo il pagamento dei relativi contributi. Il professionista si opponeva, sostenendo che l’iscrizione all’Albo e il versamento del contributo integrativo fossero sufficienti a escludere tale obbligo. Mentre il tribunale di primo grado gli dava ragione, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, confermando la pretesa dell’ente previdenziale. La questione è quindi approdata in Cassazione.

Obbligo di Iscrizione alla Gestione Separata INPS per i Professionisti

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi sette motivi di ricorso del professionista, confermando un orientamento ormai consolidato. Il principio cardine è quello dell’universalità delle tutele previdenziali: ogni reddito derivante da attività lavorativa deve essere assoggettato a contribuzione per garantire una copertura pensionistica.

I giudici hanno chiarito che il versamento del solo contributo integrativo alla cassa professionale non è idoneo a creare una posizione previdenziale per il lavoratore. Tale contributo ha una natura solidaristica e non soggettiva, ovvero non concorre a formare la pensione futura del singolo professionista. L’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS sorge proprio per coprire questo vuoto, garantendo che anche i redditi da lavoro autonomo, non coperti da un contributo soggettivo a una cassa di categoria, ricevano una tutela previdenziale.

Di conseguenza, i professionisti che, per via di un’altra attività lavorativa, non sono tenuti (o non possono) iscriversi pienamente alla loro cassa di categoria versando i contributi soggettivi, devono obbligatoriamente iscriversi alla Gestione Separata INPS per i redditi professionali percepiti.

La Questione Accolta: la Prescrizione dei Contributi

Se la regola generale sull’obbligo di iscrizione è stata confermata, la Cassazione ha invece accolto l’ottavo motivo di ricorso, concernente la prescrizione dei crediti contributivi. Il professionista aveva eccepito che la richiesta di pagamento per le annualità 2005 e 2006 era tardiva, essendo trascorsi i termini di legge (solitamente quinquennali).

La Corte ha rilevato che la Corte d’Appello aveva omesso di esaminare questa specifica eccezione, un errore procedurale che ha portato all’accoglimento del ricorso su questo punto. La prescrizione, infatti, estingue il diritto dell’ente di riscuotere i contributi dopo un certo lasso di tempo, e il giudice di merito avrebbe dovuto verificare se i termini fossero effettivamente decorsi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le motivazioni della Corte si basano su una chiara distinzione tra i due aspetti della controversia. Da un lato, si riafferma con forza il principio che la Gestione Separata INPS agisce come un sistema di chiusura, volto a garantire che nessuna forma di reddito da lavoro rimanga priva di copertura previdenziale. Il sistema previdenziale categoriale (quello delle casse professionali) e quello della Gestione Separata non sono alternativi, ma complementari. Se il primo non offre una copertura piena (perché non viene versato il contributo soggettivo), interviene il secondo in via residuale.

Dall’altro lato, la Corte sottolinea l’importanza del corretto esame di tutte le eccezioni sollevate dalle parti. L’omessa pronuncia sulla prescrizione costituisce un vizio della sentenza d’appello. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata limitatamente a questo aspetto e ha rinviato il caso a una diversa sezione della Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la questione della prescrizione per le annualità contestate, tenendo conto delle norme che regolano la decorrenza dei termini.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio per i professionisti con più attività: l’iscrizione all’Albo e il pagamento del contributo integrativo non bastano a esonerare dall’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS se non si versa anche il contributo soggettivo alla propria cassa. Al tempo stesso, la decisione evidenzia un aspetto pratico fondamentale: è sempre essenziale verificare la tempestività delle richieste di pagamento da parte degli enti previdenziali. Anche quando il diritto alla contribuzione sussiste nel merito, potrebbe essere estinto per prescrizione se richiesto oltre i termini di legge.

Un professionista iscritto a un albo, che versa il contributo integrativo alla cassa di categoria ma è anche lavoratore dipendente, deve iscriversi alla Gestione Separata INPS per i redditi da libera professione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se il professionista non versa il contributo soggettivo alla propria cassa professionale (spesso a causa dell’iscrizione ad altra forma di previdenza obbligatoria), è tenuto a iscriversi alla Gestione Separata INPS per garantire la copertura previdenziale sui redditi da lavoro autonomo.

Perché il versamento del solo contributo integrativo non è sufficiente a evitare l’iscrizione alla Gestione Separata INPS?
Perché il contributo integrativo ha una funzione solidaristica e non costituisce una contribuzione soggettiva idonea a creare una posizione pensionistica per il singolo professionista. La Gestione Separata interviene per colmare questo vuoto di tutela, in base al principio di universalità della copertura previdenziale.

Qual è stata la decisione della Corte riguardo all’eccezione di prescrizione dei contributi?
La Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla prescrizione. Ha stabilito che la Corte d’Appello aveva errato nel non valutare se la richiesta di pagamento per alcune annualità fosse stata avanzata dall’INPS oltre i termini di legge. Di conseguenza, ha rinviato il caso al giudice d’appello affinché decida su questo specifico punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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