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Gestione Separata INPS: obbligo anche sotto i 5000€

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16925/2024, ha stabilito che l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS per un professionista iscritto a un albo non dipende dal superamento della soglia di reddito di 5.000 euro. Il criterio determinante è l’esercizio abituale della professione. La Corte ha chiarito che un reddito basso può essere un indizio, ma non è di per sé sufficiente a escludere l’abitualità e, di conseguenza, l’obbligo contributivo.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Gestione Separata INPS e Reddito: Quando Scatta l’Obbligo per i Professionisti?

L’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS per i professionisti è uno degli argomenti più dibattuti, soprattutto quando il reddito annuo è esiguo. Molti si chiedono se la soglia dei 5.000 euro, spesso associata al lavoro autonomo occasionale, possa escludere dall’obbligo contributivo anche i professionisti iscritti ad albi. La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 16925 del 19 giugno 2024, ha fornito un chiarimento fondamentale, ribaltando le decisioni dei giudici di merito e delineando un principio guida cruciale.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla decisione di un’avvocatessa di impugnare la sua iscrizione d’ufficio alla Gestione Separata per l’anno 2009. Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello le avevano dato ragione, annullando l’iscrizione. La motivazione dei giudici di merito si basava su un presupposto semplice: la professionista aveva prodotto un reddito annuo inferiore a 5.000 euro e, secondo la loro interpretazione, tale circostanza era sufficiente a escludere l’obbligo di iscrizione. L’ente previdenziale, non condividendo questa lettura, ha proposto ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Decisione della Corte e la Gestione Separata INPS

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. La decisione dei giudici supremi si fonda su una distinzione netta tra lavoro autonomo professionale esercitato in modo abituale e lavoro autonomo occasionale.

Le Motivazioni: Abitualità vs. Reddito

Il cuore della pronuncia risiede nella corretta interpretazione delle norme che regolano l’iscrizione alla Gestione Separata INPS. La Corte ha chiarito che il criterio per determinare l’obbligo contributivo per un professionista iscritto a un albo (o elenco) non è l’ammontare del reddito prodotto, bensì il carattere di abitualità dell’attività svolta.

Il legislatore ha previsto due scenari distinti:
1. Professionisti con Esercizio Abituale: L’obbligatorietà dell’iscrizione è legata all’esercizio abituale, anche se non esclusivo, di una professione che genera un reddito non soggetto a contribuzione presso la cassa di riferimento.
2. Lavoratori Autonomi Occasionali: La produzione di un reddito superiore alla soglia di 5.000 euro costituisce il presupposto per l’iscrizione alla Gestione Separata.

Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello ha commesso un errore nel ritenere che un reddito inferiore a 5.000 euro potesse, di per sé, escludere l’obbligo di iscrizione per un professionista. Questo reddito basso, spiegano i giudici, può al massimo rappresentare un indizio da valutare insieme ad altri elementi per determinare se l’attività sia stata o meno svolta con carattere di abitualità.

L’abitualità, inoltre, deve essere valutata in una prospettiva ex ante, cioè come scelta del professionista di intraprendere l’attività in modo stabile e sistematico, e non ex post, basandosi unicamente sul risultato economico conseguito. Ancorare l’obbligo al solo reddito prodotto significherebbe, infatti, confondere la causa (l’esercizio abituale) con l’effetto (il reddito).

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Professionisti

L’ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce un principio chiaro: per i liberi professionisti iscritti ad albi, l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS sorge con l’esercizio abituale dell’attività, a prescindere dal volume di affari. La soglia dei 5.000 euro non funge da spartiacque per questa categoria di lavoratori, essendo rilevante solo per qualificare l’obbligo contributivo dei lavoratori autonomi occasionali. I professionisti, specialmente a inizio carriera, devono quindi prestare attenzione non solo al reddito, ma alla natura della loro attività. Se questa è impostata per essere svolta in modo stabile e non meramente sporadico, l’obbligo contributivo sussiste fin da subito.

Un professionista iscritto a un albo che guadagna meno di 5.000 euro all’anno è obbligato a iscriversi alla Gestione Separata INPS?
Sì, è obbligato se l’attività professionale è svolta con carattere di abitualità. L’ammontare del reddito, secondo la Corte, non è il criterio decisivo per l’obbligo di iscrizione dei professionisti.

Qual è il significato della soglia di reddito di 5.000 euro ai fini contributivi?
La soglia di 5.000 euro è il presupposto che fa scattare l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata per le attività di lavoro autonomo svolte in forma occasionale, non per le attività professionali abituali.

Come si stabilisce se un’attività professionale è ‘abituale’?
L’abitualità deve essere valutata come una scelta ‘ex ante’ del professionista di esercitare la propria attività in modo sistematico e stabile, e non sulla base del risultato economico ‘ex post’. Un reddito basso può essere considerato un indizio, ma deve essere ponderato insieme ad altri elementi per escludere l’abitualità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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