LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Gestione separata INPS: obblighi per avvocati

Una professionista legale ha contestato la richiesta di pagamento di contributi alla Gestione separata INPS. La Corte di Cassazione, pur confermando l’obbligo contributivo per gli avvocati che non raggiungono i requisiti reddituali per l’iscrizione alla cassa di categoria, ha annullato le sanzioni civili relative all’anno 2010. La Corte ha inoltre precisato che la prescrizione dei contributi decorre dalla scadenza del termine per il pagamento, non dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Gestione separata INPS: obblighi e sanzioni per gli avvocati

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un tema cruciale per molti professionisti: l’obbligo di iscrizione alla Gestione separata INPS. La decisione analizza in dettaglio la posizione degli avvocati che, pur svolgendo attività professionale, non raggiungono i requisiti reddituali per l’iscrizione alla loro cassa di categoria. La Corte conferma l’obbligo contributivo verso l’ente previdenziale nazionale ma, al contempo, annulla le sanzioni per il passato, alla luce di un importante intervento della Corte Costituzionale.

I fatti del caso

Una professionista legale si è opposta a una richiesta di pagamento da parte dell’ente previdenziale per contributi dovuti alla Gestione Separata per l’anno 2010, per un importo di circa 1.700 euro. La sua tesi si basava sull’errata applicazione delle norme che, a suo dire, non la obbligavano a tale iscrizione. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le sue ragioni, confermando la pretesa dell’ente. La professionista ha quindi deciso di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la violazione delle norme sull’obbligo contributivo e l’errata individuazione del termine di decorrenza della prescrizione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i diversi motivi del ricorso, giungendo a una decisione articolata che accoglie in parte le ragioni della professionista. I giudici hanno respinto i motivi relativi all’obbligo di iscrizione e alla prescrizione, ma hanno accolto quello concernente le sanzioni civili.

L’obbligo di iscrizione alla Gestione separata INPS

Il primo punto affrontato riguarda l’obbligo per un avvocato, regolarmente iscritto all’albo ma non alla Cassa Forense per mancanza dei requisiti di reddito, di versare i contributi alla Gestione separata INPS. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: l’obbligo sussiste. Questo si fonda sul principio di universalizzazione della copertura assicurativa. Se un professionista esercita l’attività e produce un reddito, ma non versa contributi a una cassa di categoria che gli garantiscano una futura prestazione previdenziale, scatta l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata. L’unico versamento che esclude tale obbligo è quello che effettivamente costituisce una posizione previdenziale per il lavoratore, non un mero contributo solidaristico.

La decorrenza della prescrizione

Un altro aspetto fondamentale della decisione riguarda la prescrizione del credito contributivo. La Corte d’Appello aveva ritenuto che il termine di prescrizione quinquennale iniziasse a decorrere dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi da parte della professionista. La Cassazione ha corretto questa impostazione, affermando un principio di diritto costante: la prescrizione dei contributi dovuti alla Gestione Separata decorre dal momento in cui scadono i termini per il pagamento, e non dalla successiva dichiarazione dei redditi. Quest’ultima, infatti, è una mera dichiarazione di scienza e non il presupposto del credito. Tuttavia, nel caso specifico, grazie a un differimento dei termini di pagamento disposto da un D.P.C.M., la richiesta dell’ente era comunque intervenuta prima della scadenza della prescrizione, rendendo il credito esigibile.

L’annullamento delle sanzioni civili

Il punto di svolta del ricorso è stato l’accoglimento del motivo relativo alle sanzioni. La professionista lamentava l’eccessività delle sanzioni applicate dall’ente previdenziale. La Corte di Cassazione, richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n. 104 del 2022, ha stabilito che le sanzioni civili per l’omessa iscrizione alla Gestione Separata non sono dovute per i periodi precedenti all’entrata in vigore della norma (D.L. 98/2011) che ha chiarito l’obbligo per gli avvocati. Poiché la controversia riguardava l’anno 2010, la Corte ha dichiarato che nulla era dovuto a titolo di sanzioni, decidendo direttamente nel merito e annullando su questo punto la sentenza impugnata.

Le motivazioni in diritto

La decisione si fonda su principi giuridici consolidati e sull’impatto di una pronuncia di incostituzionalità. L’obbligo di iscrizione alla Gestione separata INPS per i professionisti “senza cassa” è una diretta applicazione dell’art. 2, comma 26, della L. 335/1995, interpretato alla luce del principio costituzionale di universalità delle tutele previdenziali. Per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha applicato l’art. 3, comma 9, della stessa legge, chiarendo che il dies a quo è la scadenza legale per il versamento, momento in cui il diritto dell’ente può essere fatto valere. La vera novità applicativa in questo caso deriva dall’intervento della Corte Costituzionale (sentenza n. 104/2022), che ha dichiarato l’illegittimità dell’art. 18, comma 12, del D.L. 98/2011 nella parte in cui non esonerava dal pagamento delle sanzioni gli avvocati per i periodi antecedenti alla sua entrata in vigore. La Cassazione ha applicato questo principio retroattivamente, cancellando le sanzioni per il 2010 in quanto il rapporto non era ancora “esaurito”.

Conclusioni e implicazioni pratiche

L’ordinanza offre importanti spunti per tutti i professionisti, in particolare gli avvocati. In primo luogo, conferma in modo inequivocabile che l’esercizio di un’attività professionale che genera reddito, anche se al di sotto delle soglie previste dalla cassa di categoria, comporta l’obbligo di garantirsi una copertura previdenziale attraverso la Gestione separata INPS. In secondo luogo, chiarisce che la prescrizione dei contributi decorre dalla scadenza per il versamento, un dato che i professionisti devono monitorare attentamente. Infine, e soprattutto, la decisione stabilisce che, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, le sanzioni per l’omessa iscrizione relative a periodi antecedenti al luglio 2011 non sono dovute, offrendo una tutela a chi si trovava in una situazione di incertezza normativa in quegli anni.

Un avvocato che non raggiunge il reddito minimo per iscriversi alla propria cassa professionale deve comunque pagare i contributi all’ente previdenziale nazionale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che, in virtù del principio di universalizzazione della copertura assicurativa, gli avvocati che esercitano la professione ma non sono iscritti alla loro cassa di categoria per mancanza dei requisiti reddituali sono tenuti a iscriversi alla Gestione Separata INPS e a versare i relativi contributi.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per i contributi dovuti alla Gestione Separata?
La prescrizione quinquennale decorre dalla data di scadenza del termine per il pagamento dei contributi, non dalla data in cui viene presentata la dichiarazione dei redditi. La dichiarazione è considerata una mera esternazione di scienza e non il presupposto del credito contributivo.

Sono dovute le sanzioni per l’omessa iscrizione alla Gestione Separata INPS per i periodi antecedenti al 2011?
No. A seguito di una sentenza della Corte Costituzionale (n. 104/2022), le sanzioni civili per l’omessa iscrizione relative a periodi precedenti all’entrata in vigore della norma di interpretazione autentica (D.L. 98/2011) non sono dovute. Nel caso specifico, le sanzioni per l’anno 2010 sono state annullate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati