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Frode alla legge somministrazione: tutela oltre la decadenza

Un lavoratore ha contestato centinaia di contratti di somministrazione a termine, sostenendo fossero un meccanismo per mascherare un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. I tribunali di merito avevano respinto la domanda per la scadenza dei termini di impugnazione (decadenza). La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che, nonostante la decadenza per i singoli contratti, il giudice deve comunque valutare se la reiterazione sistematica costituisca una “frode alla legge”, finalizzata a eludere le norme a tutela del lavoratore.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Frode alla Legge nella Somministrazione: La Tutela del Lavoratore Oltre i Termini di Decadenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale a tutela dei lavoratori contro l’uso abusivo dei contratti di somministrazione. Anche se il termine per impugnare i singoli contratti è scaduto, il giudice può e deve verificare se la loro reiterazione sistematica costituisca una frode alla legge, finalizzata a mascherare un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Questa decisione apre nuove prospettive per la protezione dei diritti dei lavoratori.

I Fatti del Caso: Una Catena di Oltre Settecento Contratti

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un lavoratore impiegato per oltre sette anni attraverso una successione ininterrotta di contratti di somministrazione a termine. In totale, il lavoratore aveva firmato più di 700 contratti con due diverse società utilizzatrici, svolgendo sempre le medesime mansioni. Ritenendo che tale pratica fosse un mero espediente per evitare la costituzione di un rapporto di lavoro stabile, il lavoratore si era rivolto al Tribunale per chiedere il riconoscimento di un unico rapporto a tempo indeterminato e il conseguente risarcimento.

Il Percorso Giudiziario e l’Ostacolo della Decadenza

Sia in primo grado che in appello, la domanda del lavoratore era stata respinta. I giudici di merito avevano infatti accolto l’eccezione delle aziende, sostenendo che il lavoratore fosse incorso nella decadenza prevista dall’art. 32 della Legge n. 183/2010. Secondo questa norma, l’impugnazione dei contratti a termine deve avvenire entro un breve lasso di tempo dalla loro scadenza. Poiché il lavoratore aveva agito ben oltre tale termine, le sue richieste erano state dichiarate inammissibili, senza neppure entrare nel merito della questione relativa all’abuso contrattuale.

La Decisione della Cassazione: la Frode alla Legge Prevale

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa prospettiva. Pur confermando che il termine di decadenza si applica all’impugnazione dei singoli contratti di somministrazione, ha chiarito che ciò non impedisce al giudice di esaminare la vicenda nel suo complesso. Secondo gli Ermellini, la decadenza dall’impugnativa dei singoli atti non preclude l’accertamento di una possibile frode alla legge. Quando la successione dei contratti è così anomala per durata e numero, può configurare un abuso del diritto, volto a eludere le norme imperative che tutelano la stabilità del lavoro.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sul principio secondo cui la decadenza estingue il diritto di contestare il singolo contratto, ma non cancella il fatto storico della sua esistenza. Pertanto, la sequenza di centinaia di contratti rimane un elemento di prova che il giudice deve valutare per verificare se sia stato realizzato un abuso. Questo abuso, secondo la Corte, non risiede nella nullità di un singolo contratto, ma nell’intera operazione fraudolenta. Citando la normativa europea (Direttiva 2008/104/CE), la Cassazione ha sottolineato che l’ordinamento nazionale deve prevedere misure efficaci per prevenire e sanzionare l’utilizzo abusivo di contratti successivi di somministrazione, che compromettono l’equilibrio tra flessibilità per le imprese e sicurezza per i lavoratori. La decadenza, se interpretata in modo rigido, finirebbe per vanificare questa tutela, legittimando di fatto operazioni elusive.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta una pietra miliare nella giurisprudenza del lavoro. Stabilisce che la tutela contro la frode alla legge è un principio superiore che non può essere neutralizzato da formalismi procedurali come la decadenza. Per i lavoratori, significa che anche in caso di tardiva impugnazione, la porta per ottenere giustizia non è necessariamente chiusa, a patto di poter dimostrare un disegno elusivo da parte del datore di lavoro. Per le aziende, è un monito a non utilizzare la somministrazione a termine come strumento per coprire in modo permanente fabbisogni di personale stabili. La Corte d’Appello dovrà ora riesaminare il caso, non più limitandosi a verificare il rispetto dei termini, ma entrando nel merito e accertando se la catena di contratti abbia effettivamente realizzato una frode alla legge.

La scadenza del termine per impugnare un singolo contratto di somministrazione impedisce di denunciare una frode alla legge?
No. Secondo la Corte di Cassazione, anche se è intervenuta la decadenza per contestare i singoli contratti, il giudice deve comunque valutare se la loro reiterazione abusiva nel tempo costituisca nel suo complesso una frode alla legge.

Cosa si intende per “frode alla legge” nel contesto dei contratti di somministrazione?
Si intende un utilizzo sistematico e prolungato di contratti di somministrazione a termine non per esigenze temporanee, ma con lo scopo di eludere le norme imperative che prevedono l’assunzione a tempo indeterminato per soddisfare fabbisogni stabili e duraturi di personale.

Qual è l’impatto di questa sentenza per i lavoratori?
Rafforza significativamente la tutela dei lavoratori contro l’abuso dei contratti precari. Offre la possibilità di ottenere il riconoscimento di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato anche quando i termini per l’impugnazione dei singoli contratti sono scaduti, a condizione che si dimostri l’esistenza di un disegno fraudolento complessivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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