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Fondo di Garanzia INPS: il calcolo dei 12 mesi

Un lavoratore ha richiesto l’intervento del Fondo di Garanzia INPS per ottenere le ultime tre mensilità non pagate dal datore di lavoro insolvente, utilizzando una diffida accertativa dell’Ispettorato del Lavoro. I giudici di merito avevano calcolato il periodo di riferimento di 12 mesi a ritroso partendo dalla data della richiesta di ispezione, per tutelare il lavoratore dai ritardi burocratici. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il tempo necessario all’amministrazione per emettere la diffida non può ‘congelare’ il termine. Solo un’azione giudiziaria ha tale effetto, garantendo certezza del diritto.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Fondo di Garanzia INPS: Quando la Burocrazia Non Ferma il Tempo

Il Fondo di Garanzia INPS rappresenta una fondamentale rete di sicurezza per i lavoratori dipendenti, assicurando il pagamento delle ultime tre mensilità e del TFR in caso di insolvenza del datore di lavoro. Tuttavia, l’accesso a questa tutela è subordinato a precisi limiti temporali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale: la semplice richiesta di un intervento ispettivo per ottenere una diffida accertativa non è sufficiente a ‘congelare’ i termini di legge, con importanti conseguenze pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un lavoratore che, non avendo ricevuto gli stipendi per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2005, si era rivolto alla Direzione Territoriale del Lavoro per ottenere una diffida accertativa nei confronti del suo ex datore di lavoro. Successivamente, ha chiesto al Fondo di Garanzia INPS di saldare tali crediti. La legge prevede che il Fondo copra le retribuzioni maturate negli ultimi tre mesi del rapporto, a condizione che rientrino in un periodo di dodici mesi che precede un evento specifico, come l’inizio di un’esecuzione forzata.

I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione al lavoratore, sostenendo che il calcolo dei dodici mesi dovesse partire a ritroso dalla data in cui il lavoratore aveva presentato la richiesta all’Ispettorato, e non dalla data in cui la diffida era stata effettivamente emessa. Questa interpretazione mirava a non far ricadere sul lavoratore le conseguenze dei ritardi della pubblica amministrazione.

La Questione Giuridica: il calcolo del termine per il Fondo di Garanzia INPS

L’INPS ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che tale interpretazione violasse la normativa di riferimento (D.Lgs. n. 80/1992). Il cuore del problema era stabilire se una richiesta amministrativa (la sollecitazione all’Ispettorato) potesse avere lo stesso effetto dilatorio di una domanda giudiziale. Secondo l’Istituto, solo un atto giurisdizionale può fissare un punto certo nel tempo, mentre l’intervento ispettivo è soggetto alla discrezionalità dell’amministrazione. Accettare la tesi dei giudici di merito avrebbe significato introdurre un elemento di grave incertezza, rischiando di estendere indefinitamente i tempi per l’accesso al Fondo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha accolto il ricorso dell’INPS, ribaltando la decisione precedente. I giudici hanno chiarito che il termine di dodici mesi ha uno scopo preciso: stabilire un nesso di consequenzialità tra le retribuzioni non pagate e l’insolvenza del datore di lavoro. Sebbene la giurisprudenza abbia ammesso che, per tutelare il lavoratore, il calcolo a ritroso possa partire dalla data di proposizione della domanda giudiziale, lo stesso principio non può essere esteso a una mera istanza amministrativa.

La differenza fondamentale, sottolinea la Corte, risiede nella natura dei due atti. La domanda giudiziale obbliga l’autorità giudiziaria a pronunciarsi. Al contrario, la richiesta di un intervento ispettivo non crea un tale obbligo per la Direzione del Lavoro, che mantiene una propria potestà discrezionale sui tempi e sulle modalità dell’accertamento. Permettere che il termine decorra dalla richiesta amministrativa comporterebbe il rischio di “prolungare sine die il tempo necessario all’assicurato per procacciarsi un titolo esecutivo, frustrando le ovvie esigenze di certezza” che sottendono l’intervento del Fondo di Garanzia INPS.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto netto: nel computo dei dodici mesi per l’accesso al Fondo di Garanzia INPS, non si può tenere conto del tempo trascorso tra la richiesta di intervento ispettivo e l’effettiva adozione della diffida accertativa. Questa decisione ha implicazioni pratiche significative per i lavoratori: per salvaguardare pienamente il proprio diritto, non è sufficiente affidarsi alla procedura amministrativa. L’avvio di un’azione giudiziaria per l’accertamento del credito rimane la via più sicura per ‘cristallizzare’ la propria posizione temporale e garantire che le mensilità non pagate rientrino nel periodo coperto dalla garanzia.

La richiesta di diffida accertativa alla Direzione del Lavoro interrompe il termine di 12 mesi per l’accesso al Fondo di Garanzia INPS?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la mera richiesta di un intervento ispettivo non ha l’effetto di sospendere o interrompere il decorso del termine di dodici mesi a ritroso previsto dalla legge.

Perché la Corte distingue tra una richiesta amministrativa e una domanda giudiziale ai fini del calcolo dei termini?
La Corte distingue perché la domanda giudiziale obbliga l’autorità pubblica a pronunciarsi, creando così un punto di riferimento temporale certo. Al contrario, la richiesta di un intervento ispettivo lascia all’amministrazione un potere discrezionale sui tempi e le modalità dell’azione, generando un’incertezza incompatibile con le finalità della norma.

Qual è il principio di diritto affermato dalla sentenza riguardo il Fondo di Garanzia INPS?
Il principio è che, nel calcolo dei dodici mesi a ritroso dalla data di inizio dell’esecuzione forzata per individuare le tre mensilità indennizzabili, non si può considerare il tempo trascorso tra la richiesta di intervento ispettivo del lavoratore e l’adozione della diffida accertativa da parte della Direzione del Lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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