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Ferie non godute: il diritto all’indennità del dirigente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10031/2025, si è pronunciata sul caso di un dirigente pubblico con contratti a termine reiterati. La Corte ha stabilito il suo diritto al pagamento delle ferie non godute, invertendo l’onere della prova a carico del datore di lavoro. Ha invece rigettato la domanda di conversione del rapporto in tempo indeterminato, ma ha riconosciuto il diritto agli arretrati contrattuali specificamente richiesti.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Ferie non Godute: La Cassazione sul Diritto all’Indennità del Dirigente Pubblico

L’ordinanza n. 10031/2025 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su temi cruciali del pubblico impiego, in particolare riguardo la gestione degli incarichi dirigenziali a termine e il diritto all’indennità per le ferie non godute. La pronuncia analizza il caso di un dirigente che ha servito per anni un Comune con contratti a tempo determinato, sollevando questioni sulla legittimità della reiterazione degli incarichi e sul diritto a compensi e indennità alla cessazione del rapporto. Analizziamo i punti salienti della decisione.

Il Contesto: Incarichi Dirigenziali Reiterati in un Ente Locale

Un dirigente pubblico ha lavorato per un Comune per circa dieci anni, coprendo tre mandati elettivi, attraverso una successione di contratti a tempo determinato. Al termine del rapporto, ha citato in giudizio l’ente locale per ottenere la conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato, il risarcimento del danno per l’illegittima risoluzione, la monetizzazione delle ferie non godute, il premio di produzione e alcuni arretrati retributivi.

Nei primi due gradi di giudizio, le sue richieste erano state in gran parte respinte. I giudici di merito avevano ritenuto legittimi i contratti a termine, in quanto conferiti ai sensi dell’art. 110 del D.Lgs. 267/2000 (TUEL), che prevede incarichi fiduciari legati al mandato del sindaco. Avevano inoltre negato l’indennità per le ferie, sostenendo che il dirigente non avesse provato di averle chieste e di aver ricevuto un diniego per esigenze di servizio.

La Legittimità dei Contratti a Termine ex art. 110 TUEL

La Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito sulla legittimità della successione dei contratti. La Corte ha ribadito che gli incarichi dirigenziali conferiti ai sensi dell’art. 110 TUEL costituiscono una categoria speciale di rapporti di lavoro, caratterizzati da natura fiduciaria e temporanea, strettamente correlata alla durata del mandato elettorale del sindaco.

Per questi incarichi, il legislatore prevede una deroga alla durata massima generale dei contratti a termine. Pertanto, la loro reiterazione, anche per un lungo periodo, non è di per sé illegittima, a condizione che ogni singolo incarico non superi la durata del mandato politico a cui è collegato e risponda a specifiche esigenze di funzionalità del servizio. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che i contratti fossero stati conferiti nel rispetto di tali condizioni.

Ferie non Godute: Il Principio di Diritto e l’Onere della Prova

Il punto più innovativo e significativo della sentenza riguarda il diritto all’indennità per le ferie non godute. La Cassazione ha ribaltato la decisione della Corte d’Appello, accogliendo il motivo di ricorso del dirigente.

Richiamando consolidati principi europei e nazionali (art. 36 Cost. e Direttiva 2003/88/CE), la Suprema Corte ha affermato che il diritto alle ferie annuali retribuite è irrinunciabile. Di conseguenza, se al momento della cessazione del rapporto il lavoratore non ne ha fruito, ha diritto a un’indennità sostitutiva.

Crucialmente, la Corte ha chiarito l’onere della prova: non spetta al lavoratore dimostrare di aver chiesto le ferie e di aver ricevuto un rifiuto. È il datore di lavoro che deve provare di aver messo il dipendente nelle condizioni di esercitare il proprio diritto, informandolo adeguatamente e, se necessario, invitandolo formalmente a goderne. L’assenza di tale prova da parte dell’ente pubblico rende dovuto il pagamento dell’indennità.

Il Diritto agli Arretrati Contrattuali

La Cassazione ha accolto anche il motivo relativo al mancato riconoscimento degli arretrati retributivi derivanti dal CCNL del biennio 2006-2007. La Corte d’Appello aveva respinto la domanda per genericità, ma la Suprema Corte ha osservato che il ricorrente aveva specificamente indicato la fonte del suo diritto (il CCNL) e quantificato la pretesa. Questi elementi, secondo i giudici di legittimità, erano sufficienti per rendere la domanda specifica e meritevole di esame nel merito.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La decisione della Cassazione si fonda su una netta distinzione tra la disciplina speciale degli incarichi dirigenziali ex art. 110 TUEL e le tutele irrinunciabili del lavoratore.

Sui contratti a termine, la motivazione risiede nella specialità della norma, che consente una flessibilità legata alla politica locale, derogando alle regole ordinarie. La Corte ha ritenuto che non vi fosse prova di un abuso di tale strumento, ma piuttosto una successione di incarichi distinti, ciascuno legittimo nel suo contesto.

Sul tema delle ferie non godute, la motivazione è di principio: il diritto al riposo è fondamentale e non può essere perso per una mera inerzia del lavoratore, soprattutto se il datore di lavoro non si è attivato per garantirne la fruizione. L’inversione dell’onere della prova mira a proteggere la parte debole del rapporto e a garantire l’effettività del diritto.

Infine, sugli arretrati, la Corte ha censurato un eccessivo formalismo, ritenendo che la domanda fosse sufficientemente determinata per essere esaminata, in quanto basata su una fonte normativa (il CCNL) e su un calcolo preciso.

Conclusioni: Implicazioni per Dirigenti e Pubbliche Amministrazioni

L’ordinanza ha implicazioni pratiche di rilievo. Per le pubbliche amministrazioni, emerge l’obbligo di gestire attivamente le ferie dei propri dipendenti, inclusi i dirigenti a termine. Non è più sufficiente attendere una richiesta, ma è necessario dimostrare di aver sollecitato la fruizione del riposo per non incorrere nell’obbligo di pagare l’indennità sostitutiva. Per i dirigenti e i lavoratori pubblici, la sentenza rafforza la tutela del diritto alle ferie e chiarisce che una domanda di arretrati basata su un CCNL e su una quantificazione specifica non può essere respinta come generica.

Un dirigente pubblico ha sempre diritto al pagamento delle ferie non godute alla fine del rapporto di lavoro?
Sì, a meno che il datore di lavoro pubblico non dimostri di aver messo il dirigente nelle condizioni di esercitare il suo diritto al riposo, attraverso un’adeguata informazione e un invito formale a goderne prima della cessazione del rapporto.

La successione di più contratti a termine per incarichi dirigenziali in un ente locale è illegittima?
No, non necessariamente. La Corte di Cassazione ha chiarito che gli incarichi conferiti ai sensi dell’art. 110 del D.Lgs. 267/2000 sono speciali e legati alla durata del mandato elettorale. La loro successione è legittima se ogni contratto rispetta i limiti temporali del mandato e risponde a specifiche esigenze dell’ente, senza superare la durata quinquennale prevista dalla norma.

Per ottenere gli arretrati derivanti da un nuovo CCNL, è sufficiente richiamare il contratto collettivo?
Sì, secondo la Corte è sufficiente. Una domanda volta a ottenere arretrati retributivi non è generica se indica la fonte del diritto (ad esempio, uno specifico CCNL) e quantifica l’importo richiesto. Tale specificità è bastante per consentire al giudice di esaminare la domanda nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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