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Favor rei sanzioni amministrative: limiti di applica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 31459/2024, ha stabilito che il principio del favor rei nelle sanzioni amministrative, previsto dal D.Lgs. 472/1997, non si estende oltre le materie tributarie e valutarie. La Corte ha rigettato il ricorso di un’azienda sanzionata per lavoro non regolarizzato, la quale invocava una norma sulla prescrizione più favorevole. È stato confermato che per tali illeciti si applica la disciplina generale della L. 689/1981, escludendo l’applicazione retroattiva di leggi più miti previste per altri settori.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Favor Rei e Sanzioni Amministrative: La Cassazione Chiarisce i Limiti

Il principio del favor rei nelle sanzioni amministrative è uno dei cardini del nostro ordinamento, stabilendo che nessuno può essere punito con una sanzione che non fosse in vigore al momento del fatto e che, se la legge successiva è più mite, si applica quest’ultima. Tuttavia, la sua applicazione non è universale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini di questo principio, specificando che la sua portata, come definita dalla normativa speciale in materia, è limitata a specifici settori, escludendone altri di grande rilevanza come il diritto del lavoro.

I Fatti del Caso: Sanzione per Lavoro Non Regolarizzato

Una società era stata colpita da una sanzione amministrativa di quasi 100.000 euro per aver impiegato sette lavoratori non regolarizzati. L’azienda si era opposta all’ingiunzione di pagamento, ma sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto le sue argomentazioni. Giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, la società ha basato il suo ricorso principalmente sulla violazione e falsa applicazione delle norme relative alla prescrizione della sanzione, invocando il principio del favor rei.

L’Applicazione del Favor Rei nelle Sanzioni Amministrative secondo il Ricorrente

Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non applicare la disciplina sulla prescrizione prevista dal D.Lgs. 472/1997, considerata più favorevole, in luogo di quella generale contenuta nella Legge 689/1981. Secondo la tesi difensiva, il principio del favor rei, codificato dall’art. 3 del D.Lgs. 472/1997, avrebbe dovuto trovare applicazione anche alle sanzioni per lavoro nero, nonostante la norma non fosse di natura strettamente tributaria. La difesa insisteva sul fatto che la natura sostanziale della prescrizione imponesse l’applicazione della normativa sopravvenuta più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato i motivi del ricorso infondati, rigettando integralmente le richieste della società. Gli Ermellini hanno confermato l’orientamento consolidato della giurisprudenza, secondo cui il principio di retroattività della legge più favorevole, previsto dall’art. 3 del D.Lgs. n. 472 del 1997, ha un ambito di applicazione circoscritto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha richiamato una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 356/2010) e altre pronunce conformi, per ribadire un punto cruciale: il principio del favor rei nelle sanzioni amministrative, così come disciplinato dal D.Lgs. 472/1997, si applica esclusivamente alle infrazioni di natura tributaria e valutaria. La scelta del legislatore di limitare a questi ambiti l’applicazione retroattiva della legge più favorevole è dovuta alla “peculiarità sostanziale che caratterizza le rispettive materie”.

Di conseguenza, tale principio non può essere esteso per analogia ad altre tipologie di sanzioni amministrative, come quelle in materia di omessa registrazione dei lavoratori dipendenti. Per queste ultime, continua a valere la disciplina generale prevista dalla Legge n. 689 del 1981. La Corte ha quindi concluso che correttamente i giudici di merito avevano applicato il termine di prescrizione quinquennale decorrente dalla data dell’ingiunzione, come previsto dalla normativa generale, e non il termine più favorevole invocato dal ricorrente, specifico per il settore tributario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un importante principio di diritto: non si può dare per scontata l’applicazione del favor rei a tutte le sanzioni amministrative. Le aziende devono essere consapevoli che le violazioni in materia di lavoro sono soggette a un regime sanzionatorio e prescrittivo autonomo e distinto da quello tributario. La specificità delle materie giustifica discipline differenziate, e l’estensione analogica di norme di favore è preclusa. Pertanto, nel calcolare i termini di prescrizione per sanzioni relative al lavoro irregolare, è necessario fare riferimento esclusivo alla Legge 689/1981, senza poter beneficiare di eventuali normative più miti introdotte per il settore fiscale.

Il principio del favor rei si applica a tutte le sanzioni amministrative pecuniarie?
No, secondo la Corte di Cassazione, il principio di retroattività della legge più favorevole previsto dall’art. 3 del D.Lgs. n. 472/1997 si applica limitatamente alle infrazioni in materia valutaria e tributaria, non estendendosi ad altre sanzioni amministrative come quelle per lavoro non regolarizzato.

Quale normativa regola la prescrizione delle sanzioni per l’impiego di lavoratori non regolarizzati nel caso di specie?
La normativa applicabile è la disciplina generale prevista dall’articolo 28 della Legge 689 del 1981, che stabilisce una prescrizione quinquennale. Non è applicabile la normativa più favorevole del Decreto Legislativo 472 del 1997, in quanto specifica per la materia tributaria.

Perché il principio del favor rei previsto per le sanzioni tributarie non è stato esteso ad altre materie?
La Corte ha specificato che la limitazione del favor rei alle sole materie tributarie e valutarie è giustificata dalla “peculiarità sostanziale” che le caratterizza. Questa specificità non consente l’estensione della disciplina da una materia all’altra, mantenendo così regimi sanzionatori distinti e non sovrapponibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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