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Etero-organizzazione riders: Cassazione conferma tutele

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, stabilendo che ai ciclofattorini (riders) si applica la disciplina del lavoro subordinato. La sentenza chiarisce che il requisito dell’etero-organizzazione riders è soddisfatto quando una piattaforma digitale, tramite algoritmi, determina le modalità, i tempi e i luoghi della prestazione, anche se il contratto è formalmente autonomo e il lavoratore utilizza un mezzo proprio. La Corte ha ritenuto irrilevante la proprietà del veicolo e ha interpretato in senso ampio i requisiti di continuità e personalità della prestazione, focalizzandosi sul potere organizzativo esercitato dalla committente.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Etero-organizzazione Riders: La Cassazione Conferma le Tutele del Lavoro Subordinato

Con una decisione di fondamentale importanza per il mondo della gig economy, la Corte di Cassazione ha stabilito che le tutele del lavoro subordinato si applicano ai ciclofattorini quando la loro attività è organizzata da una piattaforma digitale. Il concetto chiave al centro della sentenza è l’etero-organizzazione riders, un principio che ridefinisce i confini tra autonomia e subordinazione nell’era digitale, segnando un punto fermo nella tutela dei diritti di questi lavoratori.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dalla causa intentata da un gruppo di riders contro una nota società di food delivery. I lavoratori, assunti con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, si erano rivolti al Tribunale per chiedere il riconoscimento della natura subordinata del loro rapporto di lavoro o, in subordine, l’applicazione della disciplina prevista per i dipendenti ai sensi dell’art. 2 del D.Lgs. n. 81/2015. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, ritenendo che, nonostante la qualificazione formale del contratto, la loro attività fosse di fatto organizzata interamente dalla società committente. La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Posizione della Società e l’Etero-organizzazione Riders

Nel suo ricorso, la società ha contestato la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge per l’applicazione delle tutele subordinate, avanzando tre argomenti principali:

1. Mancanza di personalità della prestazione: La proprietà del mezzo (bicicletta o scooter) e i relativi costi di manutenzione a carico del rider escluderebbero il carattere ‘esclusivamente personale’ della prestazione.
2. Assenza di continuità: La libertà dei riders di scegliere se e quando candidarsi per i turni di consegna dimostrerebbe la natura occasionale e non continuativa del rapporto.
3. Insussistenza dell’etero-organizzazione: La società sosteneva di non esercitare un potere di direzione sui tempi e luoghi di lavoro, elemento centrale dell’etero-organizzazione riders.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando le decisioni dei giudici di merito e fornendo un’interpretazione chiara e definitiva dell’art. 2 del D.Lgs. 81/2015 nel contesto del lavoro tramite piattaforma.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla funzione della norma, che non è quella di creare una nuova figura contrattuale (un tertium genus), ma di estendere una ‘norma di disciplina’ a rapporti che, pur essendo formalmente autonomi, presentano caratteristiche tali da renderli meritevoli della stessa protezione del lavoro subordinato. Vediamo i punti salienti.

1. Personalità della Prestazione e Proprietà del Mezzo

La Corte ha chiarito che la proprietà del veicolo da parte del rider è irrilevante. Il requisito della ‘personalità’ della prestazione, nel contesto dell’art. 2, va inteso come l’impossibilità per il collaboratore di avvalersi di propri ausiliari o sostituti. Poiché i riders dovevano eseguire le consegne personalmente, tale requisito era pienamente soddisfatto. Il fatto che il rapporto resti giuridicamente autonomo giustifica che il mezzo rimanga di proprietà del lavoratore.

2. La Continuità nel Lavoro su Piattaforma

Anche il concetto di ‘continuità’ è stato interpretato in modo estensivo. Non è necessario un obbligo di disponibilità costante, tipico del lavoro subordinato. È sufficiente che le prestazioni, pur essendo intervallate, siano reiterate nel tempo e non occasionali, come previsto dagli stessi contratti di collaborazione continuativa stipulati tra le parti.

3. Il Cuore della Decisione: L’Etero-organizzazione tramite Algoritmo

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’etero-organizzazione riders. La Corte ha affermato che questa si realizza pienamente attraverso la piattaforma digitale. Sebbene i riders non ricevano ordini diretti da un superiore gerarchico, è l’algoritmo a:

* Gestire e assegnare le ‘corse’.
* Determinare unilateralmente tempi e luoghi della prestazione (ritiro e consegna).
* Imporre scadenze tassative (es. consegna entro 30 minuti) sotto comminatoria di penale.
* Monitorare costantemente l’esecuzione del lavoro.

Questo sistema, interamente gestito e deciso dalla società, priva il rider di una reale autonomia organizzativa nella fase esecutiva del rapporto, configurando pienamente l’etero-organizzazione che fa scattare l’applicazione delle tutele del lavoro subordinato.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta una pietra miliare per la giurisprudenza in materia di gig economy. Il principio affermato è chiaro: quando un’impresa, tramite una piattaforma digitale, organizza completamente l’attività lavorativa di collaboratori formalmente autonomi, a questi ultimi devono essere estese le garanzie economiche e normative tipiche del lavoro subordinato. Questa decisione impone alle aziende del settore di riconsiderare i propri modelli organizzativi, riconoscendo che il controllo esercitato tramite la tecnologia ha conseguenze giuridiche precise in termini di protezione dei lavoratori.

L’uso di un veicolo di proprietà (bicicletta o scooter) esclude l’applicazione delle tutele del lavoro subordinato a un rider?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la proprietà del mezzo è irrilevante ai fini dell’applicazione dell’art. 2 del D.Lgs. 81/2015. Tale norma estende una ‘disciplina’ protettiva a un rapporto che rimane formalmente autonomo, quindi è coerente che il collaboratore utilizzi mezzi propri. Il requisito della ‘personalità’ è soddisfatto se il rider non può farsi sostituire da altri.

Se un rider può scegliere liberamente i propri turni, il suo lavoro può essere considerato ‘continuativo’?
Sì. Secondo la Corte, il requisito della ‘continuità’ non va inteso nel senso rigido del lavoro subordinato, che presuppone un obbligo di disponibilità. È sufficiente che le prestazioni lavorative siano reiterate nel tempo e non meramente occasionali, come del resto previsto dagli stessi contratti di collaborazione coordinata e continuativa stipulati tra le parti.

In che modo una piattaforma digitale esercita ‘etero-organizzazione’ sui riders?
La piattaforma esercita etero-organizzazione quando, attraverso i suoi algoritmi e le sue procedure, determina unilateralmente le modalità esecutive della prestazione. Ciò include l’assegnazione delle consegne, la definizione dei percorsi, l’imposizione di tempi massimi di consegna (spesso con penali), il monitoraggio costante della performance e la gestione complessiva del servizio, lasciando al rider una autonomia limitata alla sola fase genetica del rapporto (decidere se candidarsi per un turno).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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