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Estinzione ricorso Cassazione: conseguenze dell’inerzia

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del ricorso a causa dell’inerzia della parte ricorrente, che non ha chiesto una decisione entro 40 giorni dalla proposta di definizione agevolata. Questa omissione ha comportato la condanna al pagamento delle spese legali a favore dei controricorrenti, confermando le conseguenze dell’inazione nel processo civile.

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Pubblicato il 26 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione Ricorso Cassazione: L’Importanza di Rispondere alla Proposta del Giudice

Il processo davanti alla Corte di Cassazione è regolato da norme stringenti e termini perentori, la cui inosservanza può avere conseguenze definitive. Un recente decreto della Suprema Corte ha ribadito come l’inerzia della parte ricorrente di fronte a una proposta di definizione del giudizio porti inevitabilmente all’estinzione del ricorso in Cassazione, con conseguente condanna alle spese. Questo caso offre un’importante lezione sull’importanza della diligenza processuale.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Venezia. A seguito della presentazione del ricorso, il giudice relatore, ai sensi dell’art. 380-bis del codice di procedura civile, formulava una proposta per una definizione rapida del giudizio, comunicandola a tutte le parti coinvolte. Tale procedura viene attivata quando il ricorso appare manifestamente infondato o inammissibile.

Tuttavia, la parte che aveva promosso il ricorso non dava alcun seguito a tale comunicazione. Non veniva presentata alcuna istanza per richiedere una decisione nel merito entro il termine di quaranta giorni previsto dalla legge.

La Procedura Semplificata e l’Estinzione del Ricorso in Cassazione

L’articolo 380-bis c.p.c. mira a snellire il contenzioso in Cassazione, offrendo una via d’uscita rapida per i ricorsi con scarse probabilità di successo. La norma prevede che, una volta ricevuta la proposta del relatore, il ricorrente abbia un termine specifico per chiedere che il ricorso venga comunque discusso in udienza.

Se il ricorrente non agisce entro questo termine, la legge presume una rinuncia al ricorso stesso. Questo silenzio viene interpretato come un’accettazione implicita della proposta e porta all’applicazione dell’art. 391 del codice di procedura civile, che disciplina l’estinzione del processo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, nel suo decreto, ha basato la propria decisione su due semplici ma ineludibili constatazioni. In primo luogo, ha verificato che era effettivamente trascorso il termine di quaranta giorni dalla comunicazione della proposta di definizione senza che la parte ricorrente avesse manifestato la volontà di proseguire il giudizio.

In secondo luogo, ha ritenuto che, in base a quanto stabilito dall’art. 380-bis, secondo comma, del codice di procedura civile, tale inerzia equivale a una rinuncia al ricorso. Di conseguenza, il Collegio non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio. La Corte ha inoltre applicato il principio della soccombenza, condannando i ricorrenti, in quanto parte che ha dato causa al procedimento poi estinto, al pagamento delle spese legali in favore dei controricorrenti. Le spese sono state liquidate in € 1.400,00 per compensi, oltre a spese forfettarie, esborsi e accessori di legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in esame sottolinea un principio fondamentale della procedura civile: la vigilanza e la diligenza sono essenziali in ogni fase del processo. Ignorare le comunicazioni della Corte o non rispettare i termini procedurali ha conseguenze gravi e irreversibili. In questo caso, l’estinzione del ricorso in Cassazione non solo ha precluso ai ricorrenti la possibilità di ottenere una revisione della sentenza d’appello, ma ha anche comportato un onere economico aggiuntivo sotto forma di condanna alle spese. Per gli avvocati e le parti, questo rappresenta un monito a gestire con la massima attenzione ogni adempimento processuale, specialmente nel giudizio di legittimità, dove il formalismo è particolarmente rigoroso.

Cosa succede se una parte non risponde alla proposta di definizione del giudizio in Cassazione?
Se la parte ricorrente non chiede che il ricorso sia deciso nel merito entro il termine di quaranta giorni dalla comunicazione della proposta, il ricorso si intende rinunciato e il giudizio viene dichiarato estinto.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del ricorso per inattività?
Secondo il principio della soccombenza, le spese del giudizio di legittimità vengono poste a carico della parte ricorrente, la cui inattività ha causato l’estinzione del processo. Viene condannata a rimborsare le spese sostenute dai controricorrenti.

Qual è il fondamento normativo per dichiarare estinto un ricorso in Cassazione in questi casi?
Il fondamento si trova nell’art. 380-bis, secondo comma, del codice di procedura civile, che presume la rinuncia in caso di silenzio del ricorrente, e nell’art. 391 del medesimo codice, che disciplina l’estinzione del giudizio di cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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