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Estinzione per rinuncia: guida al giudizio estinto

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce il meccanismo dell’estinzione per rinuncia. Una cittadina, dopo aver impugnato una sentenza della Corte d’Appello contro un ente pubblico, ha rinunciato al proprio ricorso. Poiché l’ente ha accettato la rinuncia, la Suprema Corte ha dichiarato il giudizio estinto, senza disporre sulle spese legali. La decisione si basa sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, evidenziando come l’accordo tra le parti possa porre fine a un contenzioso in modo definitivo.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione per Rinuncia: Come e Perché un Processo in Cassazione Può Finire Prima della Sentenza

L’estinzione per rinuncia è un istituto processuale che permette di chiudere un contenzioso in modo definitivo, senza attendere una sentenza nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio pratico di come questo meccanismo funzioni, specialmente nel giudizio di legittimità. Analizziamo insieme i fatti, la decisione della Corte e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Dalla Corte d’Appello alla Rinuncia

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato da una cittadina avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. La controparte nel giudizio era un Consorzio per lo sviluppo industriale. Dopo l’iscrizione a ruolo del ricorso e la fissazione dell’udienza di trattazione davanti alla Suprema Corte, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: la ricorrente ha formalmente depositato un atto di rinuncia al proprio ricorso.

Questo atto, di per sé, non sarebbe stato sufficiente a determinare la fine del processo. Per sortire i suoi effetti, infatti, la legge richiede un ulteriore passaggio, che in questo caso si è puntualmente verificato: il Consorzio, in qualità di controricorrente, ha formalmente accettato la rinuncia.

La Decisione della Corte: Giudizio Estinto

Preso atto della rinuncia della ricorrente e della successiva accettazione da parte del controricorrente, la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda sulla verifica che gli atti depositati dalle parti rispettassero i requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge.

Un aspetto rilevante della decisione riguarda la gestione delle spese processuali. La Corte ha stabilito che nulla dovesse essere disposto in merito, proprio in virtù dell’accettazione della rinuncia da parte del controricorrente, segno di un accordo tra le parti che ha risolto la questione anche sotto il profilo economico.

Le Motivazioni: L’applicazione degli art. 390 e 391 c.p.c. sulla Estinzione per Rinuncia

Il fondamento giuridico della decisione risiede negli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile. L’art. 390 c.p.c. stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso principale o incidentale finché non sia cominciata la relazione all’udienza, o la discussione davanti al collegio. La rinuncia deve essere fatta con atto sottoscritto dalla parte e dal suo avvocato, o anche solo da quest’ultimo se munito di mandato speciale. L’art. 391 c.p.c. precisa poi che la rinuncia, se accettata dalle altre parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione del giudizio, comporta l’estinzione del processo. Nel caso di specie, la Corte ha semplicemente verificato la conformità degli atti a queste disposizioni: la rinuncia è stata depositata e la controparte costituita l’ha accettata. Di conseguenza, l’unica conclusione possibile era dichiarare l’estinzione del giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia Accettata

Questa ordinanza, pur nella sua semplicità, sottolinea un’importante via d’uscita dai contenziosi legali. L’estinzione per rinuncia rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, che consente alle parti di porre fine a una lite, spesso lunga e costosa, attraverso un accordo. L’accettazione della controparte è cruciale, perché trasforma un atto unilaterale (la rinuncia) in un accordo processuale bilaterale che chiude definitivamente la partita. La decisione di non provvedere sulle spese, inoltre, incentiva questo tipo di soluzioni, evitando che una delle parti possa essere penalizzata economicamente nonostante l’accordo raggiunto. Per cittadini e imprese, ciò significa che anche in fase di giudizio di Cassazione è sempre possibile trovare una soluzione concordata per terminare la controversia, risparmiando tempo e risorse.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la parte che ha presentato il ricorso vi rinuncia e la controparte accetta tale rinuncia, il giudizio si estingue, ovvero si chiude definitivamente senza una decisione nel merito della questione.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione per rinuncia accettata dalla controparte?
Nel caso specifico esaminato, la Corte di Cassazione ha stabilito che non si dovesse provvedere alla liquidazione delle spese legali, proprio perché la rinuncia è stata accettata dal controricorrente, implicando un accordo tra le parti anche su questo aspetto.

Quali sono i requisiti legali per l’estinzione del giudizio per rinuncia?
Il processo si estingue se la rinuncia al ricorso, presentata dalla parte ricorrente, viene accettata dalla controparte e se entrambi gli atti (rinuncia e accettazione) rispettano i requisiti formali previsti dagli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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