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Estinzione giudizio Cassazione: la rinuncia tacita

Un decreto della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze dell’inerzia del ricorrente. A seguito di una proposta di definizione anticipata del ricorso, il mancato riscontro entro 40 giorni è stato interpretato come una rinuncia tacita, portando all’estinzione del giudizio di Cassazione e alla condanna alle spese per il ricorrente, in applicazione degli artt. 380-bis e 391 c.p.c.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione Giudizio Cassazione: La Rinuncia Tacita per Silenzio

Il procedimento davanti alla Corte di Cassazione è caratterizzato da regole rigorose e termini perentori. Una recente decisione della Suprema Corte illustra perfettamente le conseguenze dell’inerzia del ricorrente, portando alla cosiddetta estinzione del giudizio di Cassazione. Questo meccanismo, disciplinato dall’articolo 380-bis del codice di procedura civile, trasforma il silenzio in una vera e propria rinuncia al ricorso. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso per regolamento preventivo di giurisdizione presentato da un cittadino contro un provvedimento del Tribunale di Salerno. La controparte nel giudizio era un’Amministrazione Pubblica, difesa dall’Avvocatura Generale dello Stato. Il ricorrente, tramite il suo legale, aveva sollevato una questione sulla competenza giurisdizionale, chiedendo alla Corte di Cassazione di pronunciarsi in via definitiva.

La Proposta di Definizione Anticipata del Ricorso

Una volta ricevuto il ricorso, la Corte di Cassazione ha attivato il procedimento previsto dall’art. 380-bis del codice di procedura civile. Questa norma consente alla Corte, quando ravvisa una palese inammissibilità, improcedibilità o manifesta infondatezza del ricorso, di formulare una proposta di definizione anticipata. Tale proposta è stata ritualmente comunicata al legale della parte ricorrente, informandolo della valutazione preliminare della Corte e aprendo un termine perentorio per una sua eventuale replica.

L’importanza del Termine di Quaranta Giorni per l’estinzione del giudizio di Cassazione

La legge stabilisce che, dal momento della comunicazione, il ricorrente ha a disposizione quaranta giorni per presentare un’istanza con cui chiede che la Corte proceda comunque alla decisione del ricorso in udienza pubblica o in camera di consiglio. Questo passaggio è cruciale: è l’ultima opportunità per il ricorrente di insistere per una pronuncia nel merito, nonostante il parere preliminare negativo della Corte. Nel caso di specie, questo termine è trascorso senza che il ricorrente facesse pervenire alcuna richiesta.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, con il decreto in esame, ha preso atto del decorso del termine di quaranta giorni. La motivazione del provvedimento è lineare e si fonda su una presunzione legale assoluta introdotta dal legislatore. A norma dell’art. 380-bis, secondo comma, del codice di procedura civile, la mancata richiesta di decisione entro il termine stabilito equivale a una rinuncia al ricorso. Di conseguenza, in applicazione dell’art. 391 del medesimo codice, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio di Cassazione. La decisione ha incluso anche la statuizione sulle spese processuali, che, come previsto dalla legge, sono state poste a carico della parte ricorrente e liquidate in favore dell’Amministrazione resistente.

Le Conclusioni

Questo decreto rappresenta un importante monito sull’importanza della diligenza processuale nel giudizio di legittimità. L’istituto della definizione anticipata mira a deflazionare il carico di lavoro della Suprema Corte, ma impone al contempo un onere di vigilanza attiva da parte dei difensori. Il silenzio non è mai neutro: nel contesto dell’art. 380-bis, esso acquisisce il valore legale di una rinuncia, con la conseguenza irreversibile dell’estinzione del giudizio di Cassazione. Per gli operatori del diritto, la lezione è chiara: ogni comunicazione proveniente dalla Corte deve essere gestita con la massima attenzione, rispettando scrupolosamente i termini perentori per non vedere vanificate le ragioni del proprio assistito.

Cosa succede se un ricorrente in Cassazione non risponde alla proposta di definizione anticipata del ricorso?
Se il ricorrente non chiede che la Corte proceda alla decisione entro quaranta giorni dalla comunicazione della proposta, il ricorso si intende rinunciato per legge e il giudizio viene dichiarato estinto.

Qual è la base normativa per l’estinzione del giudizio in caso di silenzio del ricorrente?
La base normativa si trova nell’art. 380-bis, secondo comma, e nell’art. 391 del codice di procedura civile. Queste norme stabiliscono che la mancata richiesta di decisione dopo la proposta di definizione anticipata equivale a una rinuncia al ricorso, che comporta l’estinzione del processo.

Chi paga le spese processuali in caso di estinzione del giudizio per questa causa?
In caso di estinzione del giudizio per rinuncia tacita ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., la parte ricorrente viene condannata al pagamento delle spese processuali sostenute dalla parte controricorrente, come previsto dall’art. 391, secondo comma, c.p.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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