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Estinzione giudizio Cassazione: il silenzio che costa

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito della mancata richiesta di decisione da parte del ricorrente entro il termine di quaranta giorni dalla comunicazione della proposta di definizione agevolata del ricorso. Tale inerzia, secondo la Corte, equivale a una rinuncia tacita al ricorso, comportando l’estinzione giudizio Cassazione ai sensi degli artt. 380-bis e 391 c.p.c. Non è stata emessa alcuna statuizione sulle spese, data l’assenza di attività difensiva da parte degli intimati.

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Pubblicato il 29 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione Giudizio Cassazione: Quando il Silenzio Equivale a Rinuncia

Il procedimento di fronte alla Corte di Cassazione è caratterizzato da rigide regole procedurali, la cui violazione può avere conseguenze definitive sull’esito del giudizio. Un recente decreto ha ribadito un principio fondamentale: l’inerzia del ricorrente di fronte a una proposta di definizione agevolata comporta l’estinzione giudizio Cassazione. Questa pronuncia offre spunti essenziali sull’importanza di una gestione attenta e tempestiva delle scadenze processuali. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un cittadino avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. La controversia vedeva contrapposti il ricorrente a diversi altri soggetti, tra cui privati, un condominio, un istituto bancario e l’ente di riscossione. Una volta incardinato il giudizio in Cassazione, è stata attivata la procedura prevista dall’articolo 380-bis del codice di procedura civile.

La Proposta di Definizione e la Mancata Risposta che porta all’estinzione del giudizio in Cassazione

Ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c., al relatore è data la facoltà di formulare una proposta di definizione del ricorso quando questo appaia di facile soluzione. Tale proposta viene comunicata agli avvocati delle parti, i quali hanno a disposizione un termine perentorio per chiedere che la Corte si pronunci comunque sul ricorso con una decisione nel merito.
Nel caso specifico, la proposta è stata regolarmente comunicata. Tuttavia, la parte ricorrente non ha depositato alcuna istanza di decisione entro il termine di quaranta giorni previsto dalla legge. Questo silenzio è stato l’elemento decisivo che ha segnato il destino del processo.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte, nel suo decreto, ha applicato in modo lineare la disciplina procedurale. Il secondo comma dell’art. 380-bis c.p.c. stabilisce una presunzione legale: la mancata richiesta di trattazione del ricorso entro il termine fissato equivale a una rinuncia al ricorso stesso.
Di conseguenza, la Corte ha ritenuto che il ricorso dovesse intendersi rinunciato. Questo ha innescato l’applicazione dell’articolo 391 del codice di procedura civile, che disciplina proprio l’estinzione del processo a seguito di rinuncia.
I giudici hanno quindi dichiarato estinto il giudizio di Cassazione. Inoltre, hanno ritenuto di non dover statuire nulla in merito alle spese processuali, poiché le parti intimate non avevano svolto alcuna attività difensiva nel corso del procedimento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La decisione in esame è un monito sull’importanza cruciale delle scadenze nel processo di Cassazione. Il silenzio del ricorrente non è neutro, ma viene interpretato dalla legge come una precisa volontà di abbandonare l’impugnazione. Per gli avvocati e i loro assistiti, questo significa che la comunicazione di una proposta ex art. 380-bis c.p.c. richiede una valutazione immediata e una decisione attiva: o si accetta implicitamente la proposta (restando in silenzio), oppure si deve manifestare espressamente la volontà di proseguire il giudizio chiedendo una decisione. L’inerzia non è un’opzione indolore, ma una scelta che conduce direttamente all’estinzione del giudizio.

Cosa succede se il ricorrente in Cassazione non risponde alla proposta di definizione del giudizio ex art. 380-bis c.p.c.?
Se il ricorrente non deposita un’istanza per la decisione del ricorso entro il termine di quaranta giorni dalla comunicazione, il suo silenzio viene legalmente interpretato come una rinuncia al ricorso stesso, portando all’estinzione del giudizio.

In caso di estinzione del giudizio per mancata risposta, come vengono regolate le spese legali?
Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che nulla è dovuto per le spese, poiché le parti intimate (le controparti) non avevano svolto alcuna attività difensiva. In generale, la decisione sulle spese dipende dal comportamento processuale delle parti.

Qual è il fondamento normativo per dichiarare l’estinzione del giudizio in questa circostanza?
Il fondamento si trova in due articoli del codice di procedura civile: l’art. 380-bis, secondo comma, che equipara il silenzio alla rinuncia, e l’art. 391, che disciplina le conseguenze della rinuncia, ovvero l’estinzione del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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