Estinzione Giudizio Cassazione: Quando la Rinuncia Chiude il Processo
L’estinzione giudizio Cassazione rappresenta una delle modalità con cui un contenzioso può concludersi prima di arrivare a una sentenza definitiva sul merito. Questo meccanismo, spesso attivato dalla volontà delle parti, permette di porre fine a una lite in modo rapido ed efficiente. Un recente decreto della Corte di Cassazione, Sezione Civile, offre un chiaro esempio di come la rinuncia al ricorso porti a una declaratoria di estinzione tramite una procedura semplificata, illustrando le conseguenze anche in materia di spese legali.
I Fatti di Causa
La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un privato cittadino contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. La controparte nel giudizio era una società di gestione crediti, rappresentante di un veicolo di cartolarizzazione, mentre un importante istituto bancario figurava come parte intimata, ovvero notiziata del ricorso ma non costituitasi attivamente in giudizio.
In una fase successiva all’avvio del procedimento dinanzi alla Suprema Corte, la stessa parte ricorrente ha depositato un atto di rinuncia, manifestando la volontà di non proseguire con l’impugnazione.
La Rinuncia e l’Estinzione Giudizio Cassazione
La Corte di Cassazione, una volta ricevuta la rinuncia al ricorso, ha proceduto con le verifiche di rito. L’analisi si è concentrata sulla conformità dell’atto di rinuncia ai requisiti stabiliti dagli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile. Questi articoli disciplinano le modalità e le forme con cui la rinuncia deve essere effettuata per essere considerata valida ed efficace.
Constatata la regolarità formale della rinuncia, la Corte ha applicato la procedura semplificata per dichiarare l’estinzione del giudizio. Questa possibilità, introdotta da una riforma del 2016, consente di definire il processo con un decreto, evitando i tempi e le complessità di un’udienza.
Le Motivazioni della Decisione
Il decreto della Suprema Corte si fonda su considerazioni puramente procedurali. La motivazione principale risiede nell’articolo 391 del Codice di Procedura Civile. Questa norma, come modificata dal d.l. n. 68 del 2016, prevede espressamente che, in caso di rinuncia, l’estinzione del processo possa essere dichiarata con decreto del Presidente della sezione o di un consigliere da lui delegato. Questa procedura snellisce notevolmente l’iter giudiziario, consentendo una rapida definizione dei ricorsi rinunciati.
Un secondo punto fondamentale affrontato nel decreto riguarda la regolamentazione delle spese processuali. La Corte ha stabilito che nulla dovesse essere disposto in merito, motivando questa scelta con la mancata difesa attiva della parte intimata. Poiché l’istituto bancario non si era costituito in giudizio presentando un controricorso o svolgendo attività difensive, non aveva sostenuto costi legali che necessitassero di un rimborso. Di conseguenza, la Corte ha ritenuto di non dover emettere alcuna statuizione sulle spese, lasciando che le parti si facessero carico delle proprie.
Conclusioni
La decisione in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma l’efficacia della procedura semplificata per l’estinzione giudizio Cassazione a seguito di rinuncia, uno strumento che contribuisce a ridurre il carico di lavoro della Suprema Corte. In secondo luogo, chiarisce un aspetto rilevante in materia di spese legali: in assenza di una difesa attiva da parte della controparte (intimata), la rinuncia al ricorso non comporta automaticamente una condanna alle spese per il rinunciante. Questo provvedimento, pertanto, non solo definisce un caso specifico, ma funge da utile promemoria sulle dinamiche procedurali che governano la fase finale del contenzioso civile dinanzi alla più alta giurisdizione nazionale.
Cosa accade quando una parte rinuncia al proprio ricorso in Cassazione?
Il giudizio viene dichiarato estinto. Ciò significa che il processo si conclude a quel livello di giudizio senza che la Corte emetta una decisione sul merito della questione.
È sempre necessaria un’udienza per dichiarare l’estinzione del giudizio in Cassazione?
No. Come stabilito dall’art. 391 del Codice di Procedura Civile, se la rinuncia è formalmente valida, l’estinzione può essere dichiarata con un semplice decreto, una procedura più rapida che non richiede un’udienza.
Come vengono regolate le spese legali in caso di estinzione per rinuncia?
In questo caso specifico, la Corte non ha emesso alcuna pronuncia sulle spese perché la parte intimata non si era costituita in giudizio per difendersi e, di conseguenza, non aveva sostenuto costi che dovessero essere rimborsati.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 1 Num. 17056 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 1 Num. 17056 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 25/06/2025
DECRETO
sul ricorso iscritto al n. 4263/2023 R.G. proposto da: COGNOME elettivamente domiciliato in Napoli INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato NOME COGNOME (CODICE_FISCALE che lo rappresenta e difende
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE RAPPRESENTATA DA RAGIONE_SOCIALE elettivamente domiciliato in NAPOLI MIGUEL COGNOME INDIRIZZO COGNOME INDIRIZZO, presso lo studio dell’avvocato COGNOME (CODICE_FISCALE che lo rappresenta e difende
-controricorrente-
nonchè contro
RAGIONE_SOCIALE
-intimato-
avverso SENTENZA di CORTE D’APPELLO NAPOLI n.5219/2022 depositata il 12/12/2022.
letta la rinuncia al ricorso del ricorrente ritenuto che la rinuncia ha i requisiti richiesti dagli articoli 390 e 391 c.p.c.;
che l’estinzione può essere dichiarata con decreto ai sensi dell’art. 391 c.p.c., come modificato dal d.l. n. 68 del 2016, convertito con modificazioni dalla legge n. 197 del 2016;
che nulla va statuito sulle spese, stante la mancata difesa della parte intimata;
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio di Cassazione.
Così deciso in Roma, il 24/06/2025