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Estinzione giudizio Cassazione: guida al decreto

Il decreto analizza un caso di estinzione del giudizio di Cassazione. I ricorrenti, dopo aver impugnato una sentenza della Corte d’Appello, non hanno dato seguito alla proposta di definizione del giudizio formulata dal relatore. La Suprema Corte, interpretando il silenzio come una rinuncia, ha dichiarato l’estinzione del procedimento e ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese legali.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio in Cassazione: Cosa Succede se Non Rispondi alla Proposta del Relatore?

Il percorso di un processo fino alla Corte di Cassazione è complesso e richiede la massima attenzione ai dettagli procedurali. Ogni termine è perentorio e l’inerzia può costare cara, non solo in termini economici. Un recente decreto della Suprema Corte illustra perfettamente le conseguenze della mancata risposta a una proposta di definizione del giudizio, portando alla cosiddetta estinzione del giudizio di Cassazione. Questo provvedimento serve da monito sull’importanza della diligenza processuale nel grado più alto della giustizia civile.

I Fatti del Caso

Un gruppo di cittadini aveva proposto ricorso per cassazione avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma nei confronti di diverse Amministrazioni dello Stato, tra cui il Ministero della Salute e quello dell’Istruzione. Una volta incardinato il giudizio presso la Suprema Corte, veniva formulata una proposta di definizione del giudizio ai sensi dell’art. 380-bis del codice di procedura civile. Tale proposta veniva regolarmente comunicata alle parti per le loro eventuali osservazioni o per la richiesta di una decisione nel merito.

La Procedura Semplificata e le Conseguenze dell’Inerzia

L’articolo 380-bis c.p.c. prevede un rito semplificato per i ricorsi che appaiono di facile soluzione. Il giudice relatore, esaminati gli atti, può formulare una proposta su come definire il ricorso, comunicandola ai difensori delle parti. A questo punto, la parte ricorrente ha un termine di quaranta giorni per chiedere che la Corte decida comunque il ricorso. Se questo termine trascorre senza alcuna richiesta, la legge presume una rinuncia al ricorso stesso. Nel caso di specie, i ricorrenti sono rimasti inerti, lasciando scadere il termine senza manifestare la volontà di proseguire.

La Dichiarazione di Estinzione del Giudizio in Cassazione

A fronte del silenzio dei ricorrenti, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che applicare la normativa. L’inerzia è stata equiparata a una rinuncia implicita all’impugnazione. Di conseguenza, il Collegio ha dichiarato l’estinzione dell’intero giudizio di cassazione, ponendo fine al contenzioso in quella sede.

Le Motivazioni

Le motivazioni del decreto sono lineari e si fondano su una precisa applicazione delle norme procedurali. La Corte ha considerato che, essendo trascorso il termine di quaranta giorni dalla comunicazione della proposta di definizione senza che i ricorrenti avessero chiesto una decisione, il ricorso doveva intendersi rinunciato. Questo meccanismo, previsto dall’art. 380-bis, secondo comma, c.p.c., è finalizzato a snellire il carico di lavoro della Corte, risolvendo rapidamente i casi in cui la parte che ha promosso il giudizio non mostra più interesse alla sua prosecuzione. L’estinzione è quindi la conseguenza diretta prevista dall’art. 391 del codice di procedura civile in caso di rinuncia. La Corte ha inoltre provveduto a regolare le spese processuali, condannando, come di prassi in questi casi, la parte ricorrente a rifonderle alla parte controricorrente.

Le Conclusioni

La decisione in commento ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la vigilanza e il rispetto dei termini sono essenziali. Il caso dimostra come un’omissione, quale la mancata richiesta di decisione entro un termine perentorio, possa avere effetti drastici e definitivi, come l’estinzione del giudizio. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questo decreto è un chiaro promemoria che nel processo civile, e in particolare dinanzi alla Corte di Cassazione, ogni passaggio procedurale deve essere gestito con la massima cura per evitare di vanificare le proprie ragioni e di incorrere in ulteriori oneri economici.

Cosa succede se la parte ricorrente non chiede la decisione del ricorso dopo aver ricevuto la proposta di definizione ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c.?
Se la parte ricorrente non chiede la decisione entro 40 giorni dalla comunicazione, il ricorso si intende rinunciato e il giudizio di Cassazione viene dichiarato estinto.

Chi paga le spese processuali in caso di estinzione del giudizio di Cassazione per inattività del ricorrente?
La parte ricorrente, la cui inattività ha causato l’estinzione, viene condannata a pagare le spese processuali sostenute dalla parte controricorrente, liquidate nel caso di specie in Euro 7.000,00 per compensi.

Qual è il fondamento normativo per dichiarare estinto il giudizio in questo caso?
Il fondamento si trova nell’art. 380-bis, secondo comma, del codice di procedura civile, che interpreta l’inerzia come rinuncia, e nell’art. 391 c.p.c., che disciplina le conseguenze della rinuncia, inclusa l’estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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