LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Estinzione del giudizio: silenzio dopo la proposta

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio a seguito della mancata richiesta di decisione da parte del ricorrente entro 40 giorni dalla proposta di definizione. Tale inerzia equivale a rinuncia al ricorso, comportando la condanna alle spese processuali a favore della parte resistente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del giudizio: le conseguenze del silenzio in Cassazione

Un recente decreto della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze dell’inerzia del ricorrente a seguito della proposta di definizione del giudizio formulata ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c. La decisione sottolinea come il mancato riscontro entro il termine perentorio di quaranta giorni equivalga a una rinuncia al ricorso, portando inevitabilmente all’estinzione del giudizio. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: La Proposta Ignorata

Il caso trae origine da un ricorso per cassazione promosso da una parte contro una decisione precedente. Durante l’iter processuale, il consigliere delegato, in applicazione della procedura semplificata prevista dall’art. 380-bis del codice di procedura civile, formulava una proposta di definizione del giudizio, comunicandola a tutte le parti costituite.

Questa procedura è pensata per accelerare i tempi della giustizia nei casi in cui l’esito del ricorso appare scontato. Tuttavia, la parte ricorrente, una volta ricevuta la comunicazione, non ha compiuto alcuna azione, lasciando decorrere il termine di quaranta giorni senza chiedere che la Corte procedesse comunque alla decisione del ricorso.

La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio

La Corte di Cassazione, preso atto del decorso del termine, ha applicato rigorosamente la normativa. Il silenzio della parte ricorrente è stato interpretato come una rinuncia tacita al ricorso stesso. Di conseguenza, il Collegio non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio di cassazione.

Contestualmente, in aderenza a quanto previsto dall’art. 391 c.p.c., la Corte ha provveduto a regolare le spese processuali. La parte ricorrente, la cui inattività ha causato la chiusura del procedimento, è stata condannata a rimborsare alla parte controricorrente le spese legali sostenute, liquidate in Euro 2.000,00 per compensi, oltre a spese forfettarie, esborsi e accessori di legge.

Le Motivazioni Giuridiche

La decisione si fonda su una precisa interpretazione combinata degli articoli 380-bis e 391 del codice di procedura civile. L’art. 380-bis, al secondo comma, stabilisce una presunzione legale di rinuncia: se entro quaranta giorni dalla comunicazione della proposta di definizione, il ricorrente non deposita un’istanza di decisione, il ricorso si intende rinunciato. Questo meccanismo deflattivo mira a ridurre il carico di lavoro della Corte, incentivando le parti ad accettare soluzioni rapide per i ricorsi con scarse probabilità di accoglimento.

Una volta accertata la rinuncia, entra in gioco l’art. 391 c.p.c., che disciplina le conseguenze della rinuncia stessa, prevedendo che il giudice dichiari l’estinzione del processo. Il medesimo articolo, al secondo comma, impone alla Corte di provvedere anche alla liquidazione delle spese processuali, che, di norma, vengono poste a carico della parte rinunciante.

Conclusioni

Il provvedimento in esame offre un importante monito per chiunque intraprenda un giudizio di Cassazione. La procedura semplificata introdotta con l’art. 380-bis c.p.c. non è un mero passaggio formale, ma un momento cruciale che richiede una presa di posizione attiva da parte del ricorrente. L’inerzia non è una strategia processuale ammissibile in questa fase; al contrario, viene sanzionata con la conseguenza più drastica: l’estinzione del giudizio e la condanna al pagamento delle spese. Gli avvocati e le parti devono quindi monitorare attentamente i termini e, qualora non intendano aderire alla proposta del relatore, attivarsi tempestivamente per chiedere la prosecuzione del giudizio verso una decisione nel merito.

Cosa succede se il ricorrente in Cassazione non risponde alla proposta di definizione del giudizio entro il termine stabilito?
Il ricorso si intende rinunciato e la Corte dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine al processo.

Qual è il termine previsto dall’art. 380-bis c.p.c. per chiedere la decisione sul ricorso dopo la comunicazione della proposta?
Il termine è di quaranta giorni dalla data di comunicazione della proposta di definizione del giudizio alle parti costituite.

In caso di estinzione del giudizio per inattività del ricorrente, chi paga le spese processuali?
La parte ricorrente, la cui inerzia ha causato l’estinzione, viene condannata al pagamento delle spese processuali in favore della parte controricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati