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Estinzione del giudizio: rinuncia e accettazione

Un imprenditore aveva proposto ricorso per revocazione contro un’ordinanza della Cassazione. Prima della decisione, ha formalizzato la rinuncia al ricorso, che è stata accettata dalla controparte con accordo sulla compensazione delle spese. La Corte Suprema ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio, chiarendo che in questi casi non si applica il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio in Cassazione: Gli Effetti della Rinuncia Accettata

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle possibili conclusioni di un processo, diversa dalla pronuncia di una sentenza nel merito. Si verifica quando, per varie ragioni previste dalla legge, il procedimento si interrompe prima di giungere a una decisione finale sulla questione controversa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un caso specifico di estinzione: quella derivante dalla rinuncia agli atti del ricorso, accettata dalla controparte. Analizziamo insieme i fatti e le importanti conseguenze pratiche illustrate dalla Corte.

Il caso: dal ricorso per revocazione alla rinuncia

La vicenda processuale trae origine da un ricorso per revocazione presentato da un imprenditore. Questi contestava una precedente ordinanza della stessa Corte di Cassazione, che aveva dichiarato inammissibile un suo ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello. La controversia, quindi, si trovava già in una fase molto avanzata del percorso giudiziario.

Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare il merito del ricorso per revocazione, si è verificato un evento decisivo: il ricorrente ha depositato un atto di rinuncia formale agli atti del giudizio. Questa rinuncia è stata contestualmente accettata dalla controparte principale, la quale aveva già presentato un controricorso. L’accordo tra le parti includeva anche un punto fondamentale: la compensazione integrale delle spese legali sostenute.

Estinzione del giudizio: la decisione della Corte

Di fronte a questa situazione, la Corte di Cassazione ha preso atto della volontà concorde delle parti di porre fine alla lite. Applicando le norme del codice di procedura civile, in particolare gli articoli 390 e 391, ha dichiarato l’estinzione del giudizio di cassazione.

Questa decisione non entra nel merito della controversia originaria, né valuta la fondatezza del ricorso per revocazione. Si limita a certificare che il processo si è concluso anticipatamente a causa di un atto di volontà delle parti: la rinuncia del ricorrente e l’accettazione del resistente. La Corte ha verificato che l’atto di rinuncia fosse stato redatto e notificato nel rispetto di tutti i requisiti di forma previsti dalla legge, rendendolo pienamente efficace.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del diritto processuale: la disponibilità del processo da parte dei contendenti. L’articolo 390 del codice di procedura civile stabilisce che il ricorrente può rinunciare al ricorso in ogni stato e grado del processo. Affinché la rinuncia produca l’effetto estintivo, è necessario che sia accettata dalle altre parti costituite che potrebbero avere interesse alla prosecuzione del giudizio.

Nel caso specifico, l’accettazione della parte controricorrente ha perfezionato la fattispecie estintiva. L’atto congiunto di rinuncia e accettazione, che conteneva anche l’accordo sulle spese, ha rimosso qualsiasi ostacolo alla declaratoria di estinzione. La Corte ha semplicemente ratificato la volontà delle parti, ponendo fine al contenzioso.

Le conclusioni

Le conclusioni dell’ordinanza sono di grande rilevanza pratica e chiariscono due aspetti cruciali legati all’estinzione del giudizio per rinuncia.

1. Regolamentazione delle spese legali: Quando le parti, come in questo caso, si accordano per la compensazione delle spese, il giudice non deve provvedere in merito. L’articolo 391 del codice di procedura civile prevede infatti che il giudice condanni il rinunciante alle spese, a meno che non vi sia un accordo diverso tra le parti. L’accordo di compensazione è vincolante e solleva la Corte da qualsiasi decisione sul punto.

2. Contributo unificato: La Corte ha precisato che la rinuncia al ricorso non comporta l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, il cosiddetto ‘raddoppio del contributo’. Questa sanzione processuale si applica solo in caso di rigetto integrale, inammissibilità o improcedibilità del ricorso. Citando un proprio precedente consolidato (Cass. n. 23175/2015), la Corte ha confermato che l’estinzione per rinuncia accettata esula da queste ipotesi, con un notevole risparmio per il ricorrente.

Cosa succede se chi ha fatto ricorso in Cassazione decide di rinunciare e la controparte accetta?
Il giudizio si estingue. La Corte di Cassazione, verificata la regolarità formale della rinuncia e dell’accettazione, dichiara la fine del processo senza decidere nel merito della questione.

Se le parti si accordano per la compensazione delle spese, il giudice deve comunque decidere su di esse?
No. Come stabilito dall’ordinanza, se le parti hanno concordato la compensazione delle spese, il giudice non deve emettere alcuna pronuncia in merito, poiché l’accordo tra le parti prevale sulla regola generale.

La rinuncia al ricorso in Cassazione comporta sempre il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito, richiamando una sua precedente sentenza, che la rinuncia al ricorso non fa scattare l’obbligo di versare l’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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