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Estinzione del giudizio per rinuncia: un caso risolto

Una società sportiva ha citato in giudizio un ente comunale per una controversia relativa all’installazione di insegne su uno stadio. Dopo una sentenza di appello che dichiarava il difetto di giurisdizione del giudice ordinario, la società ha presentato ricorso in Cassazione. Successivamente, la stessa società ha rinunciato al ricorso, con l’accettazione della controparte. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente la procedura di legittimità.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio in Cassazione: Quando la Rinuncia Pone Fine alla Lite

L’ordinanza in esame offre uno spunto fondamentale per comprendere uno degli esiti possibili del processo civile: l’estinzione del giudizio. Questo meccanismo procedurale, spesso meno discusso rispetto a una sentenza di merito, rappresenta una modalità efficiente con cui le parti possono decidere di porre fine a una controversia legale. Il caso analizzato riguarda una disputa tra una nota società sportiva e un ente comunale, conclusasi dinanzi alla Corte di Cassazione non con una decisione sul chi avesse ragione, ma con una presa d’atto della volontà delle parti di non proseguire oltre.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dall’azione legale intrapresa da una società calcistica, proprietaria del diritto di superficie di uno stadio cittadino, contro il Comune. L’oggetto del contendere era la natura delle scritte apposte sulla facciata esterna dell’impianto sportivo. La società sosteneva che tali scritte costituissero la denominazione commerciale dello stadio e non insegne pubblicitarie, chiedendo al Tribunale di accertare che non rientrassero nell’ambito di applicazione del Codice della Strada e di inibire al Comune qualsiasi azione volta alla loro rimozione.

Il Tribunale di primo grado, pur affermando la propria giurisdizione, rigettava la domanda della società. Quest’ultima proponeva appello, ma il Comune, in via incidentale, sollevava nuovamente la questione del difetto di giurisdizione del giudice ordinario. La Corte di Appello accoglieva l’appello incidentale del Comune, dichiarando che la controversia spettava alla giurisdizione del giudice amministrativo.

Contro questa decisione, la società sportiva presentava ricorso per cassazione.

La Procedura in Cassazione e l’Estinzione del Giudizio

Il percorso dinanzi alla Corte Suprema ha preso una piega inaspettata. Prima dell’udienza di discussione, la società ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso. Tale atto è stato formalmente accettato dalla controparte, il Comune.

Questo passaggio è cruciale. La rinuncia al ricorso, quando accettata dalla controparte, innesca un meccanismo specifico previsto dal codice di procedura civile. Non si entra più nel merito dei motivi di ricorso (in questo caso, la complessa questione della ripartizione della giurisdizione tra giudice ordinario e amministrativo), ma ci si limita a prendere atto della volontà delle parti di chiudere il contenzioso.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza della Corte di Cassazione sono estremamente concise e di natura puramente procedurale. La Corte, infatti, non esamina la fondatezza dei motivi di ricorso proposti dalla società sportiva. La sua decisione si fonda unicamente su due elementi:

1. La rinuncia al ricorso: l’atto con cui la parte ricorrente ha manifestato la volontà di non proseguire l’azione.
2. L’accettazione della controparte: l’assenso del Comune a tale rinuncia.

Ai sensi dell’articolo 391 del Codice di Procedura Civile, la combinazione di questi due atti processuali impone al giudice di dichiarare l’estinzione del giudizio. La Corte ha quindi agito come un notaio della volontà delle parti, registrando il loro accordo nel porre fine alla lite di legittimità. Di conseguenza, è stato dichiarato estinto il giudizio senza alcuna pronuncia sulle spese legali, come previsto dalla norma in caso di accettazione della rinuncia.

Conclusioni

La vicenda dimostra come il processo non sia sempre destinato a concludersi con una pronuncia che stabilisce un vincitore e un vinto. L’estinzione del giudizio per rinuncia accettata è uno strumento che consente alle parti di porre fine a una controversia in modo consensuale, evitando i tempi e i costi di un’ulteriore fase processuale. L’implicazione pratica di questa ordinanza è che la sentenza della Corte di Appello, che aveva dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice ordinario, rimane valida ed efficace, non essendo stata riformata. La controversia si chiude, e le parti evitano una pronuncia definitiva della Cassazione sulla complessa questione giuridica che le divideva.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra parte lo accetta?
In base all’art. 391 c.p.c., quando la rinuncia al ricorso è accettata dalla controparte, la Corte dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine al procedimento senza decidere nel merito.

La Corte di Cassazione si è pronunciata su quale giudice avesse giurisdizione nella controversia?
No, la Corte non ha esaminato la questione della giurisdizione. L’estinzione del giudizio, dovuta alla rinuncia accettata, ha impedito qualsiasi valutazione sul merito dei motivi del ricorso.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione per rinuncia accettata?
Come specificato nell’ordinanza, in caso di estinzione del giudizio per rinuncia accettata dalla controparte, la Corte non emette alcuna pronuncia sulle spese, che si intendono regolate dagli accordi tra le parti o, in assenza, compensate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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