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Estinzione del giudizio per rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte dei ricorrenti, accettata dalla controparte. Tale atto ha precluso l’esame del merito e, grazie all’accettazione, ha esonerato la Corte dal decidere sulle spese legali. Inoltre, è stato chiarito che in caso di estinzione per rinuncia non sussistono i presupposti per il versamento del doppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Quando la Rinuncia Chiude il Caso in Cassazione

Nel percorso di un contenzioso legale, l’arrivo in Corte di Cassazione rappresenta spesso l’ultima tappa. Tuttavia, non sempre si giunge a una sentenza che decide nel merito della questione. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre lo spunto per analizzare un istituto processuale fondamentale: la rinuncia al ricorso e la conseguente estinzione del giudizio. Questo meccanismo permette alle parti di porre fine alla lite in modo definitivo, con precise conseguenze procedurali e fiscali.

La Vicenda Processuale: Dal Merito alla Cassazione

Il caso trae origine da un decreto ingiuntivo per il pagamento di una somma di denaro. Gli ingiunti si opposero e il Tribunale di primo grado accolse la loro opposizione. Successivamente, la Corte d’Appello, riformando la prima decisione, respinse l’opposizione, confermando di fatto l’ordine di pagamento. Contro questa sentenza, le parti soccombenti in appello hanno proposto ricorso per Cassazione.

La Svolta Decisiva: La Rinuncia al Ricorso

Prima che la Corte potesse esaminare i motivi del ricorso, è intervenuto un atto che ha cambiato radicalmente il destino del processo. I ricorrenti, con un atto formale datato 22 novembre 2023, hanno manifestato la volontà di rinunciare al ricorso presentato. Fondamentalmente, la controparte ha accettato tale rinuncia. Questo accordo tra le parti è stato il fattore determinante per la decisione finale della Corte.

Le Conseguenze dell’Estinzione del Giudizio

La rinuncia al ricorso, quando accettata, produce effetti chiari e definitivi sul procedimento. La Corte di Cassazione, prendendo atto di questa volontà concorde, non ha potuto fare altro che dichiarare l’estinzione del giudizio. Vediamo nel dettaglio le implicazioni di questa decisione.

Nessuna Decisione nel Merito

L’effetto primario dell’estinzione è che il processo si chiude senza che i giudici si pronuncino sulla fondatezza o meno dei motivi di ricorso. L’esame della controversia viene precluso, e la sentenza impugnata (in questo caso, quella della Corte d’Appello) diventa definitiva.

La Questione delle Spese Legali

Normalmente, la parte che perde paga le spese legali dell’avversario. Tuttavia, in questo caso, la Corte ha specificato che l’accettazione della rinuncia da parte della controricorrente esonera dalla statuizione sulle spese. Ciò significa che i giudici non hanno emesso alcuna condanna al pagamento delle spese del giudizio di Cassazione, lasciando che le parti regolino la questione secondo i loro eventuali accordi.

Il Contributo Unificato Raddoppiato

La legge prevede che, in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, la parte ricorrente sia tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. La Corte ha chiarito che, nel caso di estinzione del giudizio per rinuncia, non sussistono i presupposti per questa sanzione. L’estinzione, infatti, non è equiparabile a un esito negativo del ricorso nel merito.

Le motivazioni della Corte

La motivazione dell’ordinanza è lineare e si fonda sull’applicazione diretta delle norme processuali. I giudici hanno constatato l’esistenza di un atto di rinuncia al ricorso, seguito dalla formale accettazione della controparte. Questo fatto processuale, ai sensi del codice di procedura civile, determina inequivocabilmente l’estinzione del giudizio. Di conseguenza, la Corte ha perso il potere di decidere sulla controversia. La decisione sulle spese legali discende direttamente dalla norma che collega l’esonero dalla statuizione all’accettazione della rinuncia. Infine, riguardo al contributo unificato, la Corte ha ragionato sulla base del tenore letterale dell’art. 13 del d.P.R. n. 115 del 2002, il quale collega il raddoppio del contributo a specifici esiti (rigetto, inammissibilità, improcedibilità) tra cui non rientra l’estinzione.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce l’importanza della rinuncia al ricorso come strumento a disposizione delle parti per porre fine a una lite in modo autonomo e controllato. Evidenzia come l’accordo tra le parti, manifestato tramite la rinuncia e la sua accettazione, possa avere conseguenze vantaggiose, come l’azzeramento del rischio di una condanna alle spese legali del giudizio di Cassazione. È una lezione pratica su come la volontà delle parti possa prevalere, entro i limiti della legge, sulla prosecuzione di un contenzioso, chiudendo definitivamente il sipario sulla vicenda giudiziaria.

Cosa comporta la rinuncia a un ricorso per Cassazione?
La rinuncia al ricorso, se accettata dalla controparte, comporta l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si conclude senza che la Corte esamini i motivi del ricorso e si pronunci nel merito.

In caso di rinuncia al ricorso accettata, chi paga le spese legali?
Come specificato nell’ordinanza, l’accettazione della rinuncia esonera la Corte dal decidere sulle spese. Pertanto, non vi è una condanna al pagamento delle spese legali per il giudizio di Cassazione, e le parti si atterranno a eventuali accordi privati.

Si deve pagare il doppio del contributo unificato se il giudizio si estingue per rinuncia?
No. La Corte ha chiarito che i presupposti per il versamento dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato (il cosiddetto ‘raddoppio’) non sussistono in caso di estinzione del giudizio, poiché questa non è equiparabile a un rigetto o a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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