Estinzione del Giudizio in Cassazione: Cosa Succede Dopo la Rinuncia al Ricorso
Quando una controversia legale arriva fino alla Corte di Cassazione, l’esito sembra essere esclusivamente nelle mani dei giudici. Tuttavia, esiste un meccanismo procedurale che permette alle parti di porre fine al contenzioso autonomamente: la rinuncia al ricorso, che porta all’estinzione del giudizio. Un recente decreto della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come funziona questo istituto, delineandone i presupposti e le conseguenze, specialmente per quanto riguarda le spese legali.
I Fatti Processuali: Dalla Corte d’Appello alla Cassazione
Il caso trae origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. La parte soccombente in secondo grado aveva deciso di impugnare tale decisione presentando un ricorso principale davanti alla Corte di Cassazione. In risposta, altre parti del processo avevano non solo resistito al ricorso, ma avevano anche presentato a loro volta un ricorso incidentale, contestando altri aspetti della medesima sentenza.
La lite sembrava destinata a un lungo percorso giudiziario, con diverse parti contrapposte e complesse questioni di diritto da risolvere. Tuttavia, prima che la Corte potesse entrare nel merito della vicenda, è intervenuto un fatto decisivo.
La Svolta: La Rinuncia Congiunta e l’Accettazione
Con un atto che ha cambiato il corso del processo, sia la ricorrente principale sia i ricorrenti incidentali hanno formalmente depositato atti di rinuncia ai rispettivi ricorsi. Questo significa che tutte le parti che avevano attivamente promosso l’impugnazione hanno deciso, di comune accordo o per scelta autonoma, di non voler più proseguire il giudizio di legittimità. Le altre parti costituite hanno, a loro volta, accettato tali rinunce.
La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio
Preso atto delle rinunce e delle relative accettazioni, il Presidente della Sezione Civile ha emesso un decreto per dichiarare l’estinzione del giudizio. Questa non è una decisione sul merito della controversia (la Corte non dice chi aveva ragione o torto), ma una presa d’atto che il processo non ha più ragione di continuare a causa della volontà espressa dalle parti.
Le Motivazioni: L’Applicazione degli Articoli 390 e 391 c.p.c.
Le motivazioni del decreto sono strettamente procedurali e si basano su due articoli chiave del codice di procedura civile:
1. Articolo 390 c.p.c.: Questa norma disciplina la rinuncia al ricorso, stabilendo che essa deve essere notificata alle parti costituite o comunicata ai loro avvocati. Nel caso di specie, la Corte ha verificato che la cancelleria avesse correttamente dato comunicazione del deposito degli atti di rinuncia a tutte le parti, garantendo il pieno rispetto del contraddittorio.
2. Articolo 391 c.p.c.: Questo articolo regola gli effetti della rinuncia. Prevede che, se la rinuncia è ritualmente eseguita, il giudice dichiara l’estinzione del processo. La norma, come modificata dal D.Lgs. 40/2006, consente che tale dichiarazione avvenga con un decreto del Presidente, snellendo la procedura. Un punto cruciale, evidenziato nel provvedimento, è il quarto comma dell’art. 391, secondo cui la rinuncia non comporta una condanna alle spese. Questo significa che, salvo accordi diversi tra le parti, ciascuno sostiene i propri costi legali per la fase di Cassazione. La Corte, infatti, ha ritenuto che non vi fosse luogo a provvedere sulle spese.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Rinuncia
La decisione della Corte di Cassazione mette in luce l’importanza della volontà delle parti anche nella fase più alta del giudizio civile. La dichiarazione di estinzione del giudizio ha conseguenze molto concrete:
* Definitività della sentenza impugnata: La sentenza della Corte d’Appello di Napoli, che era stata oggetto dei ricorsi, diventa definitiva e non più contestabile.
* Chiusura del contenzioso: La lite si conclude in modo tombale, senza una pronuncia della Cassazione sul merito delle questioni sollevate.
* Nessuna pronuncia sulle spese: In linea di principio, l’estinzione per rinuncia neutralizza la questione delle spese di lite per la fase di Cassazione, incentivando di fatto le parti a trovare accordi per porre fine alle dispute.
Infine, il decreto prevede una garanzia finale: i difensori delle parti hanno dieci giorni dalla comunicazione del decreto per chiedere che sia fissata un’udienza. Si tratta di una salvaguardia che consente di contestare eventuali vizi procedurali nella dichiarazione di estinzione, sebbene nella pratica sia un’eventualità rara.
Cosa succede se le parti rinunciano al ricorso in Cassazione?
La Corte, verificata la regolarità degli atti di rinuncia e delle relative accettazioni, dichiara l’estinzione del giudizio. Ciò significa che il processo si conclude senza una decisione nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.
Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
Secondo l’art. 391, quarto comma, del codice di procedura civile, in caso di estinzione per rinuncia al ricorso, la Corte di Cassazione non provvede alla liquidazione delle spese legali. Ciascuna parte, quindi, sostiene i costi del proprio avvocato per questa fase del giudizio.
La dichiarazione di estinzione del giudizio è immediatamente definitiva?
Non del tutto. Il decreto della Corte prevede una garanzia procedurale: i difensori delle parti hanno un termine di dieci giorni dalla comunicazione per chiedere la fissazione di un’udienza, qualora intendessero sollevare questioni sulla correttezza della procedura di estinzione.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 2 Num. 20097 Anno 2025
CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE Data pubblicazione: 18/07/2025
Civile Decr. Sez. 2 Num. 20097 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
SECONDA SEZIONE CIVILE
R.G. n. 22381/2024
DECRETO
sul ricorso proposto da:
NOMECOGNOME rappresentata e difesa dall’avvocato NOME COGNOME
– ricorrente –
contro
COGNOME NOME COGNOME NOMECOGNOME NOMECOGNOME NOME elettivamente domiciliati in ROMA, INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato NOME COGNOME rappresentati e difesi d all’avvocato NOME COGNOME
-controricorrenti e ricorrenti incidentali
–
COGNOME NOME, NOME COGNOME in qualità di eredi di NOME COGNOME rappresentati e difesi dall’avvocato NOME COGNOME;
-controricorrenti –
NOME COGNOME NOME COGNOME in qualità di eredi di NOME COGNOME rappresentati e difesi dall’avvocato NOME COGNOME
-resistenti –
nonché contro
COGNOME NOME COGNOME NOME, COGNOME;
-intimati – per la cassazione della sentenza della Corte d’Appello di Napoli n.1020/2024 resa nel giudizio n.rg 4561/2019 pubblicata in data 7 marzo 2024;
Il Presidente titolare
Letti gli atti di rinuncia al ricorso principale e al ricorso incidentale e le relative accettazioni;
RG 22381-2024
Numero registro generale 22381/2024
Numero sezionale 793/2025
rilevato che del deposito degli atti di rinuncia è stata data comunicazione alle parti costituite a cura della cancelleria ai sensi dell’art.390 c.p.c., come modificato dal d.lgs. n. 149 del 2022; Numero di raccolta generale 20097/2025 Data pubblicazione 18/07/2025
rilevato che le rinunce ai ricorsi hanno i requisiti richiesti dagli articoli 390 e 391 cod. proc. civ.;
ritenuto che l’estinzione può essere dichiarata con decre to ai sensi dell’art. 391 cod. proc. civ., come modificato con l’art. 15 del d.lgs n. 40 del 2006;
ritenuto che non vi è luogo a provvedere sulle spese del giudizio di cassazione, ai sensi dell’art. 391, quarto comma, cod. proc. civ;
PER QUESTI MOTIVI
dichiara estinto il giudizio.
Dispone che del presente decreto sia data comunicazione ai difensori delle parti costituite e li avvisa che nel termine di dieci giorni dalla comunicazione possono chiedere che sia fissata l’udienza.
Il Presidente titolare NOME COGNOME
RG 22381-2024