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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso principale e a quello incidentale da parte di tutti i contendenti. La decisione si fonda sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, che disciplinano le modalità e gli effetti della rinuncia. Il decreto chiarisce che, in questi casi, non si procede alla condanna delle spese legali per la fase di Cassazione, chiudendo definitivamente il contenzioso.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio in Cassazione: Cosa Succede Dopo la Rinuncia al Ricorso

Quando una controversia legale arriva fino alla Corte di Cassazione, l’esito sembra essere esclusivamente nelle mani dei giudici. Tuttavia, esiste un meccanismo procedurale che permette alle parti di porre fine al contenzioso autonomamente: la rinuncia al ricorso, che porta all’estinzione del giudizio. Un recente decreto della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come funziona questo istituto, delineandone i presupposti e le conseguenze, specialmente per quanto riguarda le spese legali.

I Fatti Processuali: Dalla Corte d’Appello alla Cassazione

Il caso trae origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. La parte soccombente in secondo grado aveva deciso di impugnare tale decisione presentando un ricorso principale davanti alla Corte di Cassazione. In risposta, altre parti del processo avevano non solo resistito al ricorso, ma avevano anche presentato a loro volta un ricorso incidentale, contestando altri aspetti della medesima sentenza.

La lite sembrava destinata a un lungo percorso giudiziario, con diverse parti contrapposte e complesse questioni di diritto da risolvere. Tuttavia, prima che la Corte potesse entrare nel merito della vicenda, è intervenuto un fatto decisivo.

La Svolta: La Rinuncia Congiunta e l’Accettazione

Con un atto che ha cambiato il corso del processo, sia la ricorrente principale sia i ricorrenti incidentali hanno formalmente depositato atti di rinuncia ai rispettivi ricorsi. Questo significa che tutte le parti che avevano attivamente promosso l’impugnazione hanno deciso, di comune accordo o per scelta autonoma, di non voler più proseguire il giudizio di legittimità. Le altre parti costituite hanno, a loro volta, accettato tali rinunce.

La Decisione della Corte e l’Estinzione del Giudizio

Preso atto delle rinunce e delle relative accettazioni, il Presidente della Sezione Civile ha emesso un decreto per dichiarare l’estinzione del giudizio. Questa non è una decisione sul merito della controversia (la Corte non dice chi aveva ragione o torto), ma una presa d’atto che il processo non ha più ragione di continuare a causa della volontà espressa dalle parti.

Le Motivazioni: L’Applicazione degli Articoli 390 e 391 c.p.c.

Le motivazioni del decreto sono strettamente procedurali e si basano su due articoli chiave del codice di procedura civile:

1. Articolo 390 c.p.c.: Questa norma disciplina la rinuncia al ricorso, stabilendo che essa deve essere notificata alle parti costituite o comunicata ai loro avvocati. Nel caso di specie, la Corte ha verificato che la cancelleria avesse correttamente dato comunicazione del deposito degli atti di rinuncia a tutte le parti, garantendo il pieno rispetto del contraddittorio.

2. Articolo 391 c.p.c.: Questo articolo regola gli effetti della rinuncia. Prevede che, se la rinuncia è ritualmente eseguita, il giudice dichiara l’estinzione del processo. La norma, come modificata dal D.Lgs. 40/2006, consente che tale dichiarazione avvenga con un decreto del Presidente, snellendo la procedura. Un punto cruciale, evidenziato nel provvedimento, è il quarto comma dell’art. 391, secondo cui la rinuncia non comporta una condanna alle spese. Questo significa che, salvo accordi diversi tra le parti, ciascuno sostiene i propri costi legali per la fase di Cassazione. La Corte, infatti, ha ritenuto che non vi fosse luogo a provvedere sulle spese.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Rinuncia

La decisione della Corte di Cassazione mette in luce l’importanza della volontà delle parti anche nella fase più alta del giudizio civile. La dichiarazione di estinzione del giudizio ha conseguenze molto concrete:

* Definitività della sentenza impugnata: La sentenza della Corte d’Appello di Napoli, che era stata oggetto dei ricorsi, diventa definitiva e non più contestabile.
* Chiusura del contenzioso: La lite si conclude in modo tombale, senza una pronuncia della Cassazione sul merito delle questioni sollevate.
* Nessuna pronuncia sulle spese: In linea di principio, l’estinzione per rinuncia neutralizza la questione delle spese di lite per la fase di Cassazione, incentivando di fatto le parti a trovare accordi per porre fine alle dispute.

Infine, il decreto prevede una garanzia finale: i difensori delle parti hanno dieci giorni dalla comunicazione del decreto per chiedere che sia fissata un’udienza. Si tratta di una salvaguardia che consente di contestare eventuali vizi procedurali nella dichiarazione di estinzione, sebbene nella pratica sia un’eventualità rara.

Cosa succede se le parti rinunciano al ricorso in Cassazione?
La Corte, verificata la regolarità degli atti di rinuncia e delle relative accettazioni, dichiara l’estinzione del giudizio. Ciò significa che il processo si conclude senza una decisione nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
Secondo l’art. 391, quarto comma, del codice di procedura civile, in caso di estinzione per rinuncia al ricorso, la Corte di Cassazione non provvede alla liquidazione delle spese legali. Ciascuna parte, quindi, sostiene i costi del proprio avvocato per questa fase del giudizio.

La dichiarazione di estinzione del giudizio è immediatamente definitiva?
Non del tutto. Il decreto della Corte prevede una garanzia procedurale: i difensori delle parti hanno un termine di dieci giorni dalla comunicazione per chiedere la fissazione di un’udienza, qualora intendessero sollevare questioni sulla correttezza della procedura di estinzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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