LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte del ricorrente, regolarmente accettata dalla controricorrente. La decisione si fonda sull’applicazione degli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, stabilendo che non vi è luogo a provvedere sulle spese processuali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Quando la Rinuncia al Ricorso Chiude il Contenzioso

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi prima di arrivare a una sentenza che decida nel merito la controversia. Si tratta di un meccanismo procedurale che, in determinate circostanze, permette di chiudere definitivamente una causa. Un recente decreto della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come ciò avvenga attraverso la rinuncia al ricorso, analizzando i presupposti e le conseguenze di tale scelta processuale.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento di una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Venezia. Il ricorrente, dopo aver avviato il giudizio di legittimità, ha successivamente depositato un atto di rinuncia, manifestando la volontà di non proseguire con l’impugnazione. A fronte di tale atto, la parte controricorrente, che si era costituita per difendersi, ha formalmente accettato la rinuncia.

La Procedura di Rinuncia e l’Estinzione del Giudizio

L’articolo 390 del codice di procedura civile disciplina la rinuncia al ricorso. La norma stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso finché non sia cominciata la relazione all’udienza, o la discussione davanti al collegio. La rinuncia deve essere fatta con atto sottoscritto dalla parte e dal suo avvocato, o anche solo da quest’ultimo se munito di mandato speciale.

Nel caso specifico, la Corte ha verificato che l’atto di rinuncia possedeva tutti i requisiti formali richiesti dalla legge e che era stato regolarmente notificato a tutte le parti costituite, come previsto dalle recenti modifiche introdotte dal d.lgs. n. 149 del 2022. L’accettazione da parte della controricorrente ha completato il quadro procedurale, aprendo la strada alla declaratoria di estinzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Il Presidente della Sezione ha emesso un decreto, come consentito dall’articolo 391 del codice di procedura civile, per dichiarare l’estinzione del giudizio. La motivazione si basa su una serie di rilievi puramente procedurali:

1. Constatazione della Rinuncia: La Corte ha preso atto del deposito dell’atto di rinuncia al ricorso da parte del ricorrente.
2. Verifica dell’Accettazione: È stata accertata l’accettazione della rinuncia da parte della controricorrente.
3. Controllo delle Comunicazioni: La cancelleria ha correttamente comunicato il deposito dell’atto di rinuncia ai difensori delle parti costituite, garantendo il contraddittorio.
4. Conformità alla Legge: La rinuncia è risultata conforme ai requisiti degli articoli 390 e 391 c.p.c.
5. Regime delle Spese: Punto cruciale della decisione è la statuizione sulle spese. L’articolo 391, quarto comma, c.p.c., prevede che in caso di rinuncia, il rinunciante debba rimborsare le spese alle altre parti, salvo diverso accordo. Tuttavia, nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che non vi fosse luogo a provvedere sulle spese, presumibilmente sulla base di un accordo implicito o esplicito tra le parti che l’accettazione della rinuncia ha suggellato.

Infine, il decreto dispone che i difensori vengano informati della decisione e avverte che hanno dieci giorni di tempo per richiedere la fissazione di un’udienza qualora volessero contestare il provvedimento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questo decreto evidenzia l’efficacia degli strumenti procedurali che consentono di definire una lite in modo consensuale, anche nella fase più alta del giudizio. L’estinzione del giudizio per rinuncia accettata permette alle parti di risparmiare tempo e risorse, evitando le lungaggini di un procedimento che potrebbe concludersi solo dopo molti anni. La decisione sottolinea inoltre un aspetto importante relativo alle spese legali: sebbene la regola generale ponga le spese a carico del rinunciante, l’accordo tra le parti può derogare a tale principio, portando a una chiusura del contenzioso senza ulteriori oneri economici, come avvenuto in questo caso.

Cosa succede se chi ha proposto un ricorso decide di rinunciare?
Se il ricorrente deposita un atto formale di rinuncia e la controparte lo accetta, il processo si conclude senza una decisione sul merito della causa. La Corte dichiara l’estinzione del giudizio con un decreto, chiudendo così definitivamente la controversia.

Perché è importante l’accettazione della controparte?
L’accettazione della rinuncia da parte della controricorrente è fondamentale perché consolida la volontà di entrambe le parti di porre fine al giudizio. Questo accordo procedurale previene future contestazioni e permette al giudice di dichiarare l’estinzione in modo rapido e definitivo.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
La legge prevede che, di norma, sia il rinunciante a dover rimborsare le spese legali alla controparte. Tuttavia, come dimostra il caso in esame, se c’è un accordo diverso tra le parti (spesso implicito nell’accettazione), la Corte può decidere di non provvedere alla condanna alle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati