Estinzione del Giudizio in Cassazione: Analisi di un Caso di Rinuncia Accettata
L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi prima di giungere a una sentenza che decida nel merito la controversia. Questa via d’uscita dal contenzioso, spesso basata su un accordo o una riconsiderazione delle parti, è disciplinata da precise norme procedurali. Un recente decreto della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come la rinuncia al ricorso, se accettata dalla controparte, porti a questa conclusione, con importanti conseguenze anche sul fronte delle spese legali.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un privato cittadino avverso una sentenza della Corte d’Appello. La controparte in questo giudizio era una società in liquidazione. Prima che la Suprema Corte potesse esaminare il merito delle questioni sollevate, il ricorrente ha compiuto un passo decisivo: ha formalizzato la propria rinuncia al ricorso. A tale atto è seguita la contestuale accettazione da parte della società controricorrente. Questo scambio di volontà tra le parti ha posto le basi per la chiusura anticipata del procedimento.
La Decisione della Corte di Cassazione
Preso atto della rinuncia del ricorrente e dell’accettazione della controricorrente, la Corte di Cassazione ha emesso un decreto con cui ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione è stata presa in conformità con le disposizioni del Codice di Procedura Civile che regolano specificamente questa eventualità. La Corte ha inoltre stabilito che nulla dovesse essere deciso in merito alle spese processuali, proprio in virtù dell’accordo raggiunto tra le parti attraverso la rinuncia e la sua accettazione.
Le Motivazioni: Rinuncia e Accettazione come Chiave per l’Estinzione del Giudizio
La motivazione alla base del decreto è squisitamente procedurale e si fonda sugli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile. L’articolo 390 c.p.c. stabilisce che la parte può rinunciare al ricorso finché non sia cominciata la relazione all’udienza, o la discussione davanti al collegio. L’articolo 391 c.p.c., come modificato dalla legislazione più recente (d.l. n. 68/2016), prevede che sulla rinuncia la Corte provveda con decreto, dichiarando l’estinzione del processo.
Il punto cruciale della decisione, soprattutto per quanto riguarda le spese, è l’accettazione della rinuncia da parte della controricorrente. Quando la rinuncia viene accettata, si presume che le parti abbiano trovato un accordo anche sulla gestione dei costi legali sostenuti. Per questo motivo, la Corte ha ritenuto di non dover statuire sulle spese, lasciando che le parti regolassero tra loro tale aspetto. Se la controparte non avesse accettato la rinuncia, il ricorrente sarebbe stato probabilmente condannato a rimborsare le spese legali.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questo decreto evidenzia una via strategica per le parti coinvolte in un giudizio di Cassazione. La rinuncia al ricorso, seguita dall’accettazione, costituisce uno strumento efficace per porre fine a una lite in modo rapido e consensuale, evitando i tempi e i costi di un giudizio di legittimità. Per il ricorrente che si rende conto della scarsa probabilità di successo del proprio ricorso, questa opzione può limitare i danni economici. Per il controricorrente, accettare la rinuncia significa ottenere una chiusura definitiva della vertenza senza attendere l’esito incerto di una pronuncia della Corte. La decisione sottolinea quindi l’importanza del dialogo e dell’accordo tra le parti anche nella fase più alta del giudizio civile.
Cosa succede se una parte rinuncia al proprio ricorso in Cassazione?
Se una parte rinuncia al ricorso, il processo può essere dichiarato estinto, ponendo fine alla controversia prima di una decisione nel merito.
Perché è importante l’accettazione della rinuncia da parte della controparte?
L’accettazione è fondamentale soprattutto per la questione delle spese legali. Come dimostra il caso, se la rinuncia è accettata, la Corte può non pronunciarsi sulle spese, presumendo un accordo tra le parti.
In base a quali norme la Corte dichiara l’estinzione del giudizio per rinuncia?
La Corte si basa principalmente sugli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile, che disciplinano le modalità e gli effetti della rinuncia al ricorso per cassazione.
Testo del provvedimento
Decreto di Cassazione Civile Sez. 1 Num. 17062 Anno 2025
Civile Decr. Sez. 1 Num. 17062 Anno 2025
Presidente:
Relatore:
Data pubblicazione: 25/06/2025
DECRETO
sul ricorso iscritto al n. 27522/2022 R.G. proposto da: COGNOME, elettivamente domiciliato in ROMA INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato COGNOME NOME (CODICE_FISCALE rappresentato e difeso dall’avvocato COGNOME (CODICE_FISCALE
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE, elettivamente domiciliato in ANCONA INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato COGNOME (CODICE_FISCALE che lo rappresenta e difende
-controricorrente-
avverso SENTENZA di CORTE D’APPELLO ANCONA n.474/2022 depositata il 13/04/2022.
letta la rinuncia al ricorso del ricorrente e la contestuale accettazione del controricorrente;
ritenuto che la rinuncia ha i requisiti richiesti dagli articoli 390 e 391 c.p.c.;
che l’estinzione può essere dichiarata con decreto ai sensi dell’art. 391 c.p.c., come modificato dal d.l. n. 68 del 2016, convertito con modificazioni dalla legge n. 197 del 2016;
che nulla va statuito sulle spese, stante l’accettazione della rinuncia da parte della controricorrente
P.Q.M.
Dichiara estinto il giudizio di Cassazione.
Così deciso in Roma, il 24/06/2025