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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso

Una società immobiliare ha rinunciato al ricorso per Cassazione contro un istituto di credito e una società finanziaria. A seguito dell’accettazione della rinuncia da parte dei controricorrenti, la Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio. La decisione si fonda sugli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile, evidenziando come l’accordo tra le parti ponga fine al contenzioso senza una pronuncia sul merito e senza statuizione sulle spese.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del Giudizio: Quando la Rinuncia al Ricorso Pone Fine alla Lite

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi senza una decisione nel merito. Questo avviene quando si verificano determinate circostanze previste dalla legge, tra cui la rinuncia agli atti da parte di chi ha promosso la causa. Un recente decreto della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio pratico di questa procedura, illustrando come la volontà delle parti possa determinare la fine del contenzioso. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le norme applicate.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da una società immobiliare contro una sentenza della Corte d’Appello. Le controparti nel giudizio di Cassazione erano due distinti istituti, un primario istituto di credito e una società finanziaria, entrambi costituitisi come controricorrenti per difendere la decisione a loro favorevole.

Tuttavia, in una fase successiva all’instaurazione del giudizio, la società ricorrente ha deciso di fare un passo indietro, formalizzando la propria rinuncia al ricorso. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento.

La Procedura per l’Estinzione del Giudizio in Cassazione

Di fronte alla rinuncia, il passo successivo previsto dalla legge è la verifica dell’accettazione da parte delle altre parti in causa. Nel caso di specie, sia l’istituto di credito sia la società finanziaria hanno depositato formali dichiarazioni di accettazione della rinuncia. Questo consenso reciproco è un elemento cruciale, poiché segnala alla Corte che non vi è più interesse da parte di nessuno a proseguire la disputa legale.

La Corte di Cassazione, una volta ricevuta la rinuncia e le relative accettazioni, ha il compito di verificare che siano stati rispettati tutti i requisiti formali previsti dagli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile.

Le Norme di Riferimento

L’articolo 390 c.p.c. disciplina la rinuncia, stabilendo che la parte può rinunciare al ricorso finché non sia cominciata la relazione all’udienza, o la discussione davanti al collegio. L’articolo 391 c.p.c., modificato nel tempo, prevede che sulla rinuncia la Corte provveda con decreto, dichiarando l’estinzione del processo. Una conseguenza importante, come vedremo, riguarda la gestione delle spese legali.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio sulla base di una semplice ma rigorosa constatazione: la rinuncia presentata dalla società ricorrente possedeva tutti i requisiti richiesti dalla legge e, aspetto fondamentale, era stata accettata da entrambe le parti controricorrenti. Di conseguenza, il presupposto per la prosecuzione del giudizio – ovvero la persistenza di una lite tra le parti – era venuto meno.

Un punto significativo del decreto riguarda le spese processuali. La Corte ha stabilito che ‘nulla va statuito sulle spese’. Questa decisione deriva direttamente dall’accettazione della rinuncia. Quando le parti concordano nel porre fine al processo in questo modo, si presume che abbiano anche raggiunto un accordo sulla ripartizione delle spese legali, o che ciascuna parte intenda farsi carico delle proprie. Pertanto, il giudice non interviene su questo punto, lasciando che l’accordo tra le parti regoli anche l’aspetto economico della chiusura della lite.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso

Il decreto in esame mette in luce un importante strumento a disposizione delle parti per gestire l’esito di un contenzioso. La rinuncia al ricorso, seguita dall’accettazione, è la manifestazione processuale di una volontà conciliativa, che spesso matura al di fuori delle aule di tribunale, magari attraverso una transazione.

Per le imprese e i privati, questa procedura offre un percorso per chiudere definitivamente una controversia, evitando i tempi, i costi e le incertezze di una decisione giudiziale. L’estinzione del giudizio certifica la fine del processo, garantendo certezza giuridica alle parti. La decisione di non pronunciarsi sulle spese, in caso di accettazione, incentiva ulteriormente la ricerca di soluzioni concordate, rendendo la chiusura del contenzioso più efficiente e meno onerosa per tutti i soggetti coinvolti.

Cosa succede quando una parte rinuncia al ricorso in Cassazione?
Se la parte che ha presentato il ricorso (ricorrente) vi rinuncia e le altre parti (controricorrenti) accettano tale rinuncia, il processo si conclude. La Corte di Cassazione emette un decreto con cui dichiara l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla controversia senza una decisione sul merito.

Perché la Corte non ha deciso sulle spese legali?
La Corte non ha emesso alcuna statuizione sulle spese processuali perché la rinuncia al ricorso è stata accettata da tutte le parti controricorrenti. In questi casi, la legge presume che le parti abbiano trovato un accordo autonomo anche sulla gestione delle spese, o che ognuna si faccia carico delle proprie, e quindi il giudice non interviene su tale aspetto.

Quali sono i requisiti legali per una rinuncia al ricorso efficace?
Secondo il provvedimento, la rinuncia deve avere i requisiti previsti dagli articoli 390 e 391 del Codice di Procedura Civile. Sebbene non dettagliati nel decreto, questi articoli prevedono forme specifiche per l’atto di rinuncia e stabiliscono che, in caso di accettazione delle controparti, essa porta all’estinzione del giudizio dichiarata con decreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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