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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio a seguito di un accordo tra le parti, che hanno formalizzato la rinuncia al ricorso e la relativa accettazione. L’ordinanza chiarisce che in caso di estinzione del giudizio per rinuncia, non si applica il raddoppio del contributo unificato e la Corte non decide sulle spese legali se le parti hanno raggiunto un accordo autonomo in tal senso.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Estinzione del giudizio in Cassazione: niente raddoppio del contributo se c’è accordo

L’estinzione del giudizio rappresenta una delle modalità con cui un processo può concludersi senza una decisione nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulle conseguenze di questa procedura, in particolare per quanto riguarda le spese legali e il raddoppio del contributo unificato. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I fatti del processo

La controversia nasceva da un ricorso per cassazione presentato da una parte avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorso era basato su cinque motivi specifici. La controparte si era costituita in giudizio depositando un controricorso per difendere le proprie ragioni.

Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare il caso, le parti hanno trovato un accordo. A seguito di tale intesa, la parte ricorrente ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, che è stato formalmente accettato dalla controparte. Questo atto congiunto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento.

La decisione della Corte di Cassazione sulla estinzione del giudizio

Preso atto della rinuncia e della relativa accettazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, conformemente a quanto previsto dagli articoli 390 e 391 del Codice di procedura civile. La Corte ha constatato che i requisiti di legge erano stati rispettati, poiché la volontà di porre fine alla controversia era chiara e condivisa da entrambe le parti. Di conseguenza, il processo si è concluso senza che i giudici entrassero nel merito dei motivi di ricorso.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su due principi procedurali fondamentali, fornendo chiarimenti di grande rilevanza pratica.

La gestione delle spese di lite

Il primo punto riguarda le spese legali. Di norma, al termine di un giudizio, il giudice decide chi deve sostenere i costi del processo. In questo caso, tuttavia, la Corte ha stabilito che nulla dovesse essere disposto per le spese. La motivazione risiede nel fatto che le parti, nel loro accordo che ha portato alla rinuncia, avevano già regolato autonomamente l’aspetto economico, come risultava esplicitamente dagli atti depositati. La volontà delle parti, in questo contesto, prevale su una decisione d’ufficio del giudice.

L’inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato

Il secondo e più significativo chiarimento riguarda il contributo unificato. La legge prevede che, in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, la parte che ha perso è tenuta a versare un ulteriore importo pari a quello già pagato all’inizio del giudizio (il cosiddetto ‘raddoppio del contributo unificato’).

La Cassazione ha precisato che tale misura ha una natura eccezionale e sanzionatoria. Pertanto, deve essere interpretata in modo restrittivo e non può essere applicata per analogia. L’estinzione del giudizio per rinuncia accettata non rientra nei casi tassativamente previsti dalla legge (rigetto, inammissibilità, improcedibilità). Di conseguenza, la parte ricorrente che rinuncia non è soggetta a questa ‘sanzione’ processuale.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale a favore della risoluzione consensuale delle controversie. Le parti che scelgono di accordarsi e porre fine a un giudizio in Cassazione tramite rinuncia e accettazione possono farlo con due importanti certezze:
1. Possono regolare autonomamente le spese legali senza attendere una decisione della Corte.
2. La parte che rinuncia al ricorso non sarà condannata al pagamento del doppio del contributo unificato.

Questa interpretazione incentiva gli accordi transattivi anche nella fase più alta del giudizio, offrendo alle parti un percorso chiaro e senza aggravi economici per chiudere definitivamente una lite.

Cosa succede se si rinuncia al ricorso in Cassazione e l’altra parte accetta?
Il processo si conclude con una dichiarazione di estinzione del giudizio, senza che la Corte esamini il merito della questione, come previsto dagli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile.

Chi paga le spese legali in caso di estinzione del giudizio per rinuncia?
La Corte non emette alcuna statuizione sulle spese se le parti hanno raggiunto un proprio accordo in merito e lo hanno indicato negli atti di rinuncia e accettazione.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il raddoppio del contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non si estende ai casi di estinzione per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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