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Esenzione contributi ASD: iscrizione CONI non basta

Una società sportiva dilettantistica (ASD) si era opposta a una richiesta di contributi previdenziali per i propri istruttori, sostenendo di aver diritto all’esenzione fiscale e contributiva prevista per i compensi sportivi dilettantistici. Le corti di primo e secondo grado le avevano dato ragione, considerando l’iscrizione al registro CONI come prova sufficiente della natura dilettantistica dell’attività. L’ente previdenziale ha impugnato la decisione e la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. La Suprema Corte ha stabilito che l’iscrizione al CONI non è di per sé sufficiente a garantire l’esenzione. È necessario un accertamento concreto che verifichi l’effettiva natura non professionale e non lucrativa dell’attività svolta, e l’onere di fornire tale prova spetta alla società sportiva.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Esenzione contributi ASD: l’iscrizione al CONI non basta, lo chiarisce la Cassazione

Nel mondo delle associazioni e società sportive dilettantistiche, una delle questioni più dibattute riguarda il corretto inquadramento fiscale e previdenziale dei compensi erogati a istruttori e collaboratori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un punto cruciale: la semplice iscrizione al registro del CONI non è sufficiente a garantire l’esenzione contributi ASD. Questo intervento chiarisce che per beneficiare del regime agevolato è necessario un accertamento sostanziale della natura dilettantistica dell’attività, spostando l’onere della prova sull’associazione stessa.

I Fatti del Caso: La controversia tra l’ente previdenziale e la società sportiva

Una società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata si era vista recapitare degli avvisi di addebito da parte dell’INPS per il mancato versamento dei contributi previdenziali relativi ai compensi erogati ai propri istruttori nel periodo 2009-2012. La società aveva impugnato tali avvisi, sostenendo che quei compensi rientrassero nella categoria dei ‘redditi diversi’ ai sensi dell’art. 67 del TUIR, e che fossero quindi esenti da imposizione contributiva.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla società, ritenendo che l’affiliazione al CONI costituisse una presunzione del carattere non professionale delle prestazioni svolte. Secondo i giudici di merito, questa qualifica formale era sufficiente per applicare l’esonero. L’INPS, non condividendo questa interpretazione, ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

Quando si applica l’esenzione contributi ASD?

La questione legale centrale ruota attorno all’interpretazione dell’art. 67, lettera m) del TUIR. Questa norma esclude dalla base imponibile, entro certi limiti, i compensi derivanti dall’esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche. L’INPS sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel ritenere automatica l’applicazione di questa norma basandosi unicamente su un requisito formale (l’iscrizione al CONI), senza indagare la reale natura del rapporto di lavoro.

L’ente previdenziale ha evidenziato come l’esenzione sia possibile solo se i redditi non derivano da attività di impresa, lavoro autonomo o lavoro dipendente. Pertanto, era necessario accertare che le prestazioni degli istruttori non avessero carattere di professionalità e abitualità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’INPS, ribaltando le decisioni dei gradi precedenti. Le motivazioni si fondano su principi consolidati dalla giurisprudenza di legittimità.

Il Principio: L’iscrizione al CONI non è una presunzione assoluta

Il punto cardine della decisione è che l’iscrizione al registro del CONI o l’affiliazione a una federazione sportiva non crea una presunzione automatica e assoluta sulla natura dilettantistica dell’ente e delle attività da esso svolte. Si tratta di un requisito formale, necessario ma non sufficiente. Il giudice deve procedere a una verifica sostanziale, esaminando in concreto come l’attività viene svolta.

L’onere della prova a carico della società

La Corte ha riaffermato un principio fondamentale: l’onere di provare la sussistenza dei requisiti per beneficiare di un’agevolazione fiscale o contributiva spetta a chi la invoca. In questo caso, era la società sportiva a dover dimostrare non solo la propria natura dilettantistica (ad esempio, l’assenza di scopo di lucro), ma anche che le prestazioni degli istruttori non fossero riconducibili a un rapporto di lavoro professionale.

La necessità di un accertamento sostanziale

La Cassazione ha chiarito che l’esenzione è esclusa se le prestazioni sono rese da lavoratori autonomi, imprese, o lavoratori dipendenti. Il giudice di merito avrebbe dovuto accertare se l’attività degli istruttori fosse svolta in modo abituale e professionale, anche se non in via esclusiva. La Corte d’Appello ha errato nel considerare superfluo questo accertamento, cadendo in un ‘errore di diritto’ e applicando in modo inesatto la normativa.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutte le associazioni e società sportive dilettantistiche. Per beneficiare dell’esenzione contributi ASD, non basta più affidarsi alla sola iscrizione al registro CONI. È indispensabile poter dimostrare, con prove concrete, la reale natura non professionale delle collaborazioni sportive e l’assenza di scopo di lucro dell’ente. Le ASD devono quindi prestare massima attenzione alla formalizzazione dei rapporti con i propri collaboratori e conservare tutta la documentazione utile a provare la natura dilettantistica delle prestazioni in caso di accertamento. La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi.

L’iscrizione di una società sportiva al registro del CONI è sufficiente per ottenere l’esenzione dal versamento dei contributi per i propri istruttori?
No, secondo la Corte di Cassazione la sola iscrizione è un requisito formale ma non sufficiente. È necessaria una verifica sostanziale della natura effettivamente dilettantistica e non professionale dell’attività svolta.

Chi deve dimostrare che i compensi pagati agli istruttori rientrano tra i ‘redditi diversi’ esenti da contribuzione?
L’onere della prova ricade sulla società sportiva che invoca il beneficio dell’esenzione. Deve dimostrare che sussistono tutti i requisiti previsti dalla legge, inclusa la natura non professionale della prestazione.

Quali elementi deve verificare il giudice per concedere l’esenzione contributiva a una ASD?
Il giudice deve accertare l’effettiva natura dilettantistica sia del soggetto (associazione/società) sia della prestazione del collaboratore. Deve verificare che l’ente operi senza fine di lucro e che la prestazione non configuri un rapporto di lavoro professionale, autonomo o dipendente, ma sia genuinamente di natura dilettantistica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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