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Errore materiale spese legali: quando non è correggibile

Un avvocato chiede la correzione di un errore materiale sulle spese legali in una sentenza, sostenendo che le somme per esborsi non erano dovute. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, specificando che la quantificazione delle spese è un errore di valutazione del giudice, non un errore materiale correggibile.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore Materiale Spese Legali: La Cassazione Traccia il Confine con l’Errore di Valutazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sulla distinzione tra un semplice errore materiale spese legali, che può essere corretto agevolmente, e un errore di valutazione del giudice, che invece non lo è. Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione ha stabilito che la contestazione sulla quantificazione delle spese processuali, basata sulla presunta assenza di costi sostenuti dalla controparte, non rientra nella nozione di errore materiale, bensì in quella di errore di giudizio, rendendo inammissibile l’istanza di correzione.

I Fatti di Causa: La Contestazione sulle Spese

Un avvocato, risultato soccombente in un precedente giudizio di Cassazione, presentava un’istanza per la correzione di un errore materiale contenuto nella sentenza. Nello specifico, lamentava che il dispositivo lo condannava al pagamento di € 200,00 per “esborsi” a favore della controparte, un ente comunale. Secondo il ricorrente, tale condanna era frutto di un errore, poiché l’ente non aveva sostenuto alcuna spesa viva, come il contributo unificato, essendosi limitato a difendersi senza proporre un ricorso incidentale. La richiesta si fondava sull’idea che gli esborsi possano essere riconosciuti solo se effettivamente documentati e sostenuti.

L’Errore Materiale Spese Legali secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha respinto la tesi del ricorrente, dichiarando inammissibile la richiesta. I giudici hanno chiarito che il procedimento di correzione dell’errore materiale, disciplinato dall’art. 391-bis c.p.c., è riservato esclusivamente a sviste evidenti e oggettive, come errori di calcolo, di trascrizione o di nominativo, che non intaccano il processo logico-decisionale del giudice. Si tratta di un rimedio per correggere un errore percettivo, non un errore di giudizio.

La Differenza tra Errore Materiale e Errore di Valutazione

Nel caso specifico, la doglianza del ricorrente non riguardava una semplice svista. Al contrario, metteva in discussione la valutazione operata dal giudice nel liquidare le spese. La Corte ha sottolineato che la voce “esborsi” include tutti i costi del processo e la loro quantificazione è frutto di una valutazione del giudice basata sulle risultanze di causa. Contestare tale liquidazione significa affermare che il giudice ha commesso un errore nel suo giudizio (errore di valutazione), non un mero errore materiale. Questo tipo di errore, se sussistente, deve essere contestato attraverso altri strumenti processuali, come la revocazione, e non con la semplice istanza di correzione.

le motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione su principi consolidati. In primo luogo, la regolamentazione delle spese di lite è una conseguenza accessoria della decisione principale e il giudice può provvedervi anche d’ufficio, a carico della parte soccombente. La valutazione di tali spese rientra nel potere discrezionale del giudice, che si basa sugli atti processuali.

In secondo luogo, la Corte distingue nettamente l’errore materiale, che presuppone la correttezza della decisione ma una sua errata manifestazione esteriore, dall’errore di giudizio, che attiene alla sostanza della decisione stessa. L’istanza del ricorrente, lamentando l’assenza di prove sugli esborsi, criticava proprio la correttezza della valutazione compiuta dal collegio giudicante. Poiché l’errore lamentato emergeva dal provvedimento impugnato e implicava una critica alla valutazione del giudice, non poteva essere qualificato come materiale.

Infine, i giudici hanno escluso anche la possibilità di convertire il ricorso in un’istanza di revocazione, poiché mancavano i presupposti. L’errore revocatorio si fonda su un’errata percezione delle risultanze di fatto, mentre in questo caso si contestava l’esattezza stessa della decisione.

le conclusioni

Con questa ordinanza, la Suprema Corte riafferma un principio fondamentale: la procedura di correzione di errore materiale non può essere utilizzata come un’impugnazione mascherata per rimettere in discussione il merito di una decisione, inclusa la liquidazione delle spese processuali. La contestazione sulla quantificazione degli esborsi, se non deriva da un palese errore di calcolo, costituisce una critica all’operato valutativo del giudice e, come tale, esula dall’ambito dell’errore materiale. Questa decisione serve da monito per gli operatori del diritto, delineando con chiarezza i confini tra i diversi rimedi processuali a disposizione delle parti.

Quando un errore nella condanna alle spese legali è considerato “materiale”?
Un errore nella condanna alle spese è considerato materiale solo se si tratta di una svista oggettiva, come un errore di calcolo o di trascrizione, che non coinvolge alcuna attività di valutazione da parte del giudice.

La quantificazione degli “esborsi” da parte del giudice può essere contestata come errore materiale?
No. Secondo l’ordinanza, la determinazione dell’importo degli esborsi rientra nella valutazione del giudice basata sugli atti di causa. Contestare tale quantificazione significa criticare un presunto errore di valutazione, non un errore materiale correggibile con la procedura specifica.

Cosa accade se si chiede la correzione di un errore materiale ma in realtà si contesta un errore di valutazione del giudice?
Il ricorso per la correzione dell’errore materiale viene dichiarato inammissibile. La procedura di correzione non è lo strumento adeguato per contestare il merito di una decisione o l’attività valutativa del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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