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Errore materiale: correzione di un’ordinanza giudiziaria

La Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza per la correzione di un errore materiale contenuto in un suo precedente provvedimento. L’errore consisteva nell’aver indicato il Giudice di Pace di Roma anziché quello di Arezzo come autorità giudiziaria di provenienza del caso. Su istanza della parte ricorrente, la Corte ha riconosciuto la svista, palesemente derivante da una discrepanza con l’intestazione dell’atto, e ha disposto la rettifica sia nella parte motiva che nel dispositivo della precedente ordinanza, senza provvedere sulle spese data la mancata opposizione della controparte.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Errore Materiale: Quando e Come si Corregge un Atto Giudiziario

Nel percorso della giustizia, la precisione è fondamentale. Tuttavia, anche negli atti giudiziari può capitare di incorrere in un errore materiale, ovvero una svista puramente formale che non incide sulla sostanza della decisione. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 31762/2024, ci offre un esempio pratico e chiaro di come funziona il procedimento di correzione, riaffermando l’importanza della coerenza e della certezza del diritto.

I Fatti del Caso: Un Giudice per un Altro

La vicenda trae origine da un’istanza presentata da un cittadino per la correzione di una precedente ordinanza della stessa Corte di Cassazione. Nel testo del provvedimento originario, sia nella parte dedicata alla motivazione che nel dispositivo finale, l’autorità giudiziaria da cui proveniva il caso era stata erroneamente indicata come il Giudice di Pace di Roma.

Tuttavia, come correttamente riportato nell’intestazione della stessa ordinanza, il giudice competente era in realtà quello di Arezzo. Si trattava di una palese svista, un classico “lapsus calami” (errore di penna) che, se non corretto, avrebbe potuto generare confusione nell’esecuzione del provvedimento.

La Procedura di Correzione dell’Errore Materiale

Di fronte a questa discrepanza, la parte interessata ha attivato lo specifico strumento processuale previsto per questi casi: l’istanza di correzione di errore materiale. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha esaminato la richiesta in camera di consiglio.

L’analisi dei giudici è stata rapida e lineare. Constatata l’evidente contraddizione tra l’intestazione dell’atto (che indicava correttamente Arezzo) e il suo contenuto (che riportava erroneamente Roma), la Corte ha ritenuto l’istanza fondata e meritevole di accoglimento. La decisione è stata quella di disporre la correzione, sostituendo ogni menzione del “giudice di pace di Roma” con quella corretta del “giudice di pace di Arezzo”.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni alla base dell’ordinanza di correzione sono semplici e radicate nel principio di coerenza e verità processuale. La Corte ha riconosciuto che l’indicazione errata del giudice a quo costituiva un errore materiale palese, che non alterava il percorso logico-giuridico che aveva condotto alla decisione originale. La correzione era quindi un atto dovuto per ripristinare la corretta rappresentazione dei fatti processuali e garantire la chiarezza dell’atto giudiziario. Un altro punto rilevante riguarda le spese di lite: poiché la controparte (il Ministero dell’Interno) non si è opposta alla richiesta di correzione, la Corte ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedere sulle spese, in quanto non vi è stata una vera e propria contesa su questo specifico punto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza, pur nella sua semplicità, sottolinea un aspetto cruciale del sistema giudiziario: l’esistenza di meccanismi volti a garantire l’accuratezza formale degli atti. La procedura di correzione dell’errore materiale permette di sanare sviste che, sebbene non sostanziali, possono compromettere la certezza e l’esecutività delle decisioni. Per il cittadino e per l’avvocato, ciò significa che è sempre possibile, e doveroso, segnalare queste imprecisioni per ottenere un provvedimento formalmente ineccepibile. La decisione dimostra come il sistema sia dotato di strumenti agili per emendare i propri atti, assicurando che la giustizia non sia solo sostanziale, ma anche formalmente corretta.

Cos’è un errore materiale secondo questa ordinanza?
È una svista o un’imprecisione formale in un atto giudiziario, come l’errata indicazione di un’autorità giudiziaria, che non influisce sulla sostanza e sul ragionamento logico della decisione.

Chi può chiedere la correzione di un errore materiale?
La parte coinvolta nel procedimento che ha interesse a che l’atto sia corretto. In questo caso, è stato il ricorrente a presentare l’istanza di correzione.

La correzione di un errore materiale comporta sempre l’addebito delle spese legali?
Non necessariamente. Come specificato in questa ordinanza, se la controparte non si oppone alla richiesta di correzione (mancanza di resistenza), il giudice può decidere di non provvedere sulle spese di lite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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