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Errore diagnostico: la responsabilità del medico

La Corte d’Appello di Cagliari ha condannato un medico e la struttura sanitaria per i danni subiti da una paziente a seguito di un’isterectomia. L’intervento è stato ritenuto ingiustificato a causa di un grave errore diagnostico, in quanto eseguito senza i necessari accertamenti pre-operatori che avrebbero potuto escludere la patologia sospettata. La Corte ha stabilito che la scelta terapeutica arbitraria e colposa ha causato direttamente i danni alla paziente, inclusa una lesione ureterale, liquidando un cospicuo risarcimento per danno biologico, sofferenza psichica e spese mediche.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Errore Diagnostico: Medico e Ospedale Condannati per Intervento Inutile

Un errore diagnostico può avere conseguenze devastanti per un paziente. La scelta di procedere con un intervento chirurgico invasivo e irreversibile, senza aver prima esaurito tutte le opzioni diagnostiche disponibili, costituisce una grave negligenza professionale. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Cagliari ha riaffermato questo principio, condannando un medico e la struttura sanitaria a un cospicuo risarcimento per i danni causati a una paziente.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine nel novembre del 2007, quando una paziente viene sottoposta a un intervento di isterectomia totale per via laparoscopica sulla base di una sospetta endometriosi. A seguito dell’operazione, la donna subisce gravi complicanze urologiche, tra cui una lesione ureterale, che la costringono a subire ulteriori e complessi interventi chirurgici per riparare i danni.

La paziente decide di agire legalmente, sostenendo che l’intervento di isterectomia non fosse affatto necessario e che sia stato eseguito in assenza di una diagnosi certa. Secondo la sua difesa, il medico avrebbe dovuto effettuare ulteriori esami strumentali, come una risonanza magnetica pelvica o un’ecografia transvaginale ad alta definizione, prima di optare per una soluzione così drastica e irreversibile. Questi accertamenti avrebbero potuto confermare o smentire la diagnosi, evitando l’operazione e le sue nefaste conseguenze.

L’Iter Giudiziario e l’importanza dell’errore diagnostico

Il percorso legale è stato lungo e complesso, passando anche attraverso un procedimento penale. Il punto di svolta è stato il rinvio dalla Corte di Cassazione alla Corte d’Appello civile, con l’indicazione precisa di riesaminare la condotta del medico non tanto nell’esecuzione tecnica dell’intervento, quanto nella fase decisionale che lo ha preceduto.

Il cuore della questione, come evidenziato dalla Cassazione, era proprio l’errore diagnostico: la scelta di procedere con un intervento pericoloso e suscettibile di complicazioni, senza aver prima completato l’iter diagnostico suggerito dalla migliore scienza ed esperienza medica. Il dovere di diligenza del medico, infatti, non si esaurisce nella corretta esecuzione dell’atto chirurgico, ma si estende alla fase diagnostica e alla scelta terapeutica, specialmente quando esistono alternative meno invasive.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, in linea con le indicazioni della Cassazione e sulla base di una consulenza tecnica d’ufficio, ha accertato la responsabilità del medico e, in solido, della struttura sanitaria. I giudici hanno concluso che l’intervento di isterectomia è stato eseguito in assenza di una diagnosi fondata e a fronte di accertamenti pre-operatori “assolutamente carenti”.

Di conseguenza, il medico e l’azienda ospedaliera sono stati condannati a risarcire la paziente per un importo complessivo di circa 195.000 euro, oltre agli interessi legali. La Corte ha inoltre disposto la condanna al pagamento di tutte le spese processuali sostenute dalla donna nei vari gradi di giudizio, sia civile che penale.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la responsabilità professionale del medico impone un dovere di verifica autonoma e rigorosa. Un medico non può fondare una scelta terapeutica irreversibile su un semplice sospetto clinico o su diagnosi formulate in precedenza da altri sanitari, senza averle prima confermate con tutti gli accertamenti necessari.

Nel caso specifico, la mancata esecuzione di esami di imaging idonei a confermare la diagnosi ha reso la scelta dell’isterectomia arbitraria e colposa. La Corte ha stabilito un nesso causale diretto tra questa condotta negligente e i danni subiti dalla paziente. Anche la lesione ureterale, pur essendo una complicanza nota in questo tipo di chirurgia, è stata addebitata al medico, poiché non si sarebbe verificata se l’intervento, ingiustificato, non fosse stato eseguito.

Per quanto riguarda la quantificazione del danno, la Corte ha riconosciuto un danno biologico permanente del 30%, comprensivo dei riflessi sulla sfera dinamico-relazionale. A questa cifra è stata aggiunta una somma significativa per la sofferenza soggettiva (danno morale), tenendo conto dell’angoscia, della depressione reattiva e del senso di emarginazione patiti dalla paziente. Sono state inoltre rimborsate le spese mediche ritenute congrue e pertinenti. La richiesta di un’ulteriore personalizzazione del danno e di un risarcimento specifico per la ridotta capacità lavorativa è stata invece respinta, poiché tali pregiudizi sono stati considerati già inclusi nella liquidazione del danno biologico e della sofferenza morale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di responsabilità medica: la fase diagnostica è cruciale quanto quella operatoria. Un medico ha l’obbligo di approfondire il quadro clinico con tutti gli strumenti a sua disposizione prima di proporre e attuare terapie invasive e definitive. Agire sulla base di un sospetto, per quanto fondato possa sembrare, espone il professionista e la struttura a gravi responsabilità in caso di errore diagnostico. Per i pazienti, questa decisione rafforza il diritto a ricevere una diagnosi completa e accurata e a partecipare a scelte terapeutiche basate su certezze scientifiche e non su mere ipotesi.

Un medico può procedere con un intervento chirurgico irreversibile basandosi solo su un sospetto clinico?
No. La sentenza stabilisce che il medico ha l’obbligo di approfondire il quadro clinico mediante tutti gli accertamenti necessari per confermare o escludere le ipotesi diagnostiche. Procedere sulla base di un mero sospetto non verificato, specialmente per interventi irreversibili, costituisce una condotta colposa.

Se un intervento chirurgico non necessario causa una complicanza statisticamente prevedibile, il medico è comunque responsabile?
Sì. La Corte ha ritenuto che, poiché l’intervento di isterectomia non era giustificato, anche le complicanze da esso derivate (come la lesione ureterale) sono addebitabili al medico. La complicanza non si sarebbe verificata se non fosse stata compiuta la scelta terapeutica errata e colposa.

Il risarcimento per danno biologico include già il peggioramento della qualità della vita e della capacità lavorativa?
Sì, nel caso specifico la Corte ha ritenuto che la maggiore usura e la precoce affaticabilità psico-fisica nell’attività lavorativa fossero già state considerate nella quantificazione del danno biologico (riconosciuto nella misura massima della forbice indicata dai periti) e nell’incremento per la sofferenza soggettiva. Pertanto, ha rigettato una domanda separata per danno patrimoniale da ridotta capacità lavorativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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